Le Projet Blair Witch backdrop
Le Projet Blair Witch poster

LE PROJET BLAIR WITCH

The Blair Witch Project

1999 US
juillet 14, 1999

Heather, Michael et Joshua, trois jeunes cinéastes, ont disparu le 21 octobre 1994, alors qu'ils faisaient leurs premières armes en réalisant un documentaire sur la sorcellerie dans les Black Hills du Maryland. Un an plus tard, alors que les investigations sont au point mort, on retrouve leur film...

Réalisateurs

Eduardo Sánchez, Daniel Myrick

Distribution

Rei Hance, Joshua Leonard, Michael C. Williams, Bob Griffin, Jim King, Sandra Sánchez, Ed Swanson, Patricia DeCou, Mark Mason, Susie Gooch
Horreur Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

MC

Marco Castellini

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Ottobre 1994 tre studenti si recano nei boschi attorno alla cittadina di Burkittsville, Maryland, per girare una documentario sulla leggenda della strega di Blair. I loro nomi: Heather Donahue, la regista e fautrice del progetto, Joshua Leonard, il tecnico delle immagini, e Michael Williams, il tecnico audio. Dopo aver effettuato e ripreso varie interviste nella cittadina, il 21 ottobre i tre si addentrano nella foresta. Strani avvenimenti, voci di bambini in lontananza, rumori di passi, accompagnano le loro notti. Queste esistenze si manifestano apertamente segnalando la loro presenza con oggetti rituali lasciati nei dintorni dell'accampamento dei giovani. Strani cumuli di pietra, piccoli mazzi di ramoscelli d'albero, strane figure umanoidi formate con i rami degli alberi e ad essi appese. Ben presto ciò che doveva essere una semplice avventura nel bosco si trasforma in incubo… “The Blair Witch Project” è probabilmente il film che ha avuto il guadagno netto più alto di tutta la storia del cinema. Alla sua uscita è stato il fenomeno del botteghino: un piccolo film dal budget irrisorio (22.000 dollari), girato quasi interamente con una video8 da due registi esordienti che incassa quanto il kolossal "Star War Episode I" di Lucas, generando un vero e proprio fenomeno di costume. Sembrerebbe incredibile…eppure è accaduto! Il motivo di tale successo va ricercato nell'abile campagna promozionale realizzata dai distributori e iniziata molto tempo prima che del film stesso si conoscesse l'esistenza. Un sito internet raccontava le misteriose vicende di tre giovani filmakers scomparsi senza lasciare traccia nella foresta di Burkitsville, nel Maryland, mentre erano alla ricerca della strega Blair che dal XVII secolo si dice vaghi nel bosco terrorizzando i malcapitati passanti. Qualche mese dopo lo stesso sito internet informava che in una capanna erano stati ritrovate alcune videocassette contenente il materiale girato dai registi prima della loro scomparsa. Per volontà dei genitori il materiale sarebbe uscito nelle sale cinematografiche con la speranza che questo contribuisse a fornire indicazioni sul loro ritrovamento... Il passaparola fu incredibile e la gente si precipitò nelle sale in cui si proiettava il film convinta di vedere uno sconvolgente documento-verità sulle ultime ore di vita dei tre protagonisti. Seguirono svenimenti nelle sale e veri e propri fenomeni di isteria collettiva. È difficile definire “The Blair Witch Project” un semplice film, così com’è impossibile definirlo un documentario. Dato che non ha nulla di reale. Una storia semplice raccontata in uno stile ancora più semplice. Tutte le riprese sono effettuate dagli stessi protagonisti utilizzando due telecamere a mano. Una telecamera sedici millimetri in bianco e nero, inizialmente destinata al "racconto oggettivo" del documentario, e una piccola videocamera otto millimetri a colori destinata a riprendere i momenti privati e personali del gruppo. La completa assenza di referenti cinematografici e l'importanza data al senso dell'udito rappresentano due importanti caratteristiche dell'opera. In “The Blair Witch Project” tutto accade al di fuori di ogni schema narrativo di genere, poco o nulla viene mostrato. Più volte lo schermo è oscurato, completamente nero. Si odono solo le voci affannate dei protagonisti, o quelle in lontananza di bambini che piangono disperati nella notte. Pur trattandosi di "cinema" le immagini contano poco o nulla. Sono i racconti delle persone, i rumori confusi del bosco notturno, il pianto dei bambini nel buio, le urla strazianti di Joshua a costruire l'immagine della paura. Il tentativo di spaventare con un orrore “suggerito” ma mai svelato riesce perfettamente. L'ignoto è più emotivamente suggestivo del noto, l'invisibile del visibile. Così andando ad agire sui meccanismi primordiali della paura “The Blair Witch Project” costruisce un prodotto horror fortemente emotivo e coinvolgente. A patto di essere disposti a stare al gioco. Come per tutte le leggende, anche quella costruita attorno alla strega di Blair pretende, per poter funzionare, che qualcuno gli creda. “The Blair Witch Project” è una pellicola che non può lasciare indifferenti (…e questo è già, a suo modo, un pregio): o lo si odia o lo si ama, decide voi in quale categoria di spettatori rientrare…

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