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Hostel: Part II poster

HOSTEL: PART II

2007 US
giugno 7, 2007

Tre giovani americane in viaggio nel vecchio continente decidono di trascorrere il fine settimana con un'europea brillante e raffinata che le invita in un luogo esotico con terme naturali dove potranno rilassarsi, rinvigorirsi e rafforzare i legami tra loro.

Registi

Eli Roth

Cast

Lauren German, Heather Matarazzo, Bijou Phillips, Vera Jordanova, Jay Hernandez, Roger Bart, Richard Burgi, Petr Vančura, Jordan Ladd, Stanislav Yanevski
Horror
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Beth e Whitney sono due ragazze americane in vacanza studio a Roma. A fine corsi, le due amiche decidono di fare un viaggio a Praga e di portare con loro anche Lorna, una loro compagna poco dedita al divertimento. Axelle, una modella appena conosciuta, convince però Beth e le sue amiche ad andare in Slovacchia, assicurando loro divertimento e tranquillità. Giunte in Slovacchia, le quattro ragazze vanno ad albergare in un piccolo ma confortevole ostello e cominciano subito a fare amicizie e frequentare feste; nel frattempo, l’asta che ha in palio le loro vite prende inizio! Ad un anno e mezzo di distanza dal discusso “Hostel”,fa capolino nelle sale il suo seguito, sempre diretto da Eli Roth e prodotto da Quentin Tarantino. Le differenze con il primo film si fanno subito evidenti, malgrado Roth tenda a riproporre alla base la stessa storia narrata nell’episodio precedente, anzi, riesce sapientemente a condurre una triplice operazione di sequel-sintesi-aggiunta. “Hostel: Part II” comincia direttamente dove il primo film terminava e riesce, così, a creare una sensazione di continuità narrativa al tutto, come se i due film fossero in realtà due parti di un'unica opera. Nonostante Roth abbia adottato questo espediente, “Hostel: Part II” può essere tranquillamente visto e capito in ogni suo particolare anche da chi il primo film lo ha perso, e non solo grazie ad un canonico “riassunto della puntata precedente” inserito a mo di racconto del superstite Paxton (Jay Hernandez), ma anche da una struttura di base che ripropone a grandi linee il soggetto del primo film. Allo stesso tempo, però, “Hostel: Part II” riesce ad essere utilmente complementare al suo prequel, grazie ad una serie di particolari che fanno chiarezza sull’organizzazione criminale che sta dietro l’ostello della morte nonché i loro metodi di vendita all’asta delle vittime, e viene perfino dato spazio al leader della multinazionale della morte. “Hostel: Part II” si presenta, dunque, come un prodotto ben più ricco e complesso di quanto ci si possa aspettare, in grado di mostrare come l’interessante materiale proposto nel film precedente abbia ancora molte cose da dire. E questo avviene grazie ad un buono script dello stesso Eli Roth, sicuramente più attento alla delineazione dei personaggi e allo sviluppo della storia di quanto lo fosse quello del primo “Hostel”, anzi, in più occasioni, “Hostel: Part II” mostra perfino ambizioni ben più grandi di quanto possa richiedere un prodotto del genere e questo non è dato semplicemente dall’attenta sceneggiatura, ma anche da una resa estetica di tutto rispetto. Grande attenzione è stata data alle musiche, spesso comprendenti pezzi lirico/folcroristici della tradizione dell’Est europeo, sempre in perfetta sintonia con le immagini che scorrono sullo schermo; funzionali e suggestive sono anche le scenografie che mettono da parte l’attenzione turistica per il territorio per tentare di valorizzare luoghi ed eventi poco esplorati dalla tradizionale visualizzazione geografica dei luoghi descritti. Il cast del film è composto da attori non particolarmente noti al grande pubblico (europeo), ma risultano comunque di grandissima efficacia, scenica e recitativa: Lauren German (intravista in “Non aprite quella porta” di Nispel) è ottima nel ruolo dell’algida protagonista, così come di grande efficacia risulta Roger Bart ("La donna perfetta") nei panni dell’insicuro e schizofrenico aguzzino Stuart. Famosi ancor prima di essere girati, risultano sicuramente simpatici i citazionistici cammei di tre grandi della cinematografia italiana di genere: Luc Merenda, indimenticabile protagonista di tanti polizieschi e thriller all’italiana anni ’70, è qui presente nelle vesti dell’ambasciatore slovacco; Edvige Fenech compare nel ruolo di un’insegnante di storia dell’arte in una scuola romana; Ruggero Deodato, poi, compare nel cammeo più divertente e riuscito, nei panni di un aguzzino cannibale alle prese con un pasto di lecteriana memoria. La voglia citazionistica di Roth non si esaurisce però ai suddetti cammei, ma, da buon allievo di Tarantino, riesce ad infarcire il film di rimandi, espliciti o meno, al nostro cinema di genere di trenta anni fa (mentre nel primo “Hostel” l’omaggio era tutto per il moderno cinema horror/pulp orientale): la scena a Roma è esplicativa (scena però girata in realtà a Praga!) e il conseguente viaggio in treno non può che richiamare alla mente dello spettatore cinefilo “L’ultimo treno della notte” di Aldo Lado; si prosegue con una citazione al mito della nobile sanguinaria Elizabeth Bathory, più volte portata sullo schermo dai nostri registi (un titolo su tutti è “Il plenilunio delle vergini” di Paolo Solvay); si descrive, poi, una nobiltà decaduta e corrotta come accadeva nei film gotici degli anni ’60, per terminare con una scena di indubbia crudeltà effettistica che rimanda direttamente ad una frequente “punizione” più volte portata sugli schermi cinematografici nei nostri vecchi cannibal movies. La violenza mostrata in “Hostel: Part II” è di grande efferatezza e se paragonata alla tanto decantata crudezza del primo film, risulta si più parca nel numero di scene in cui è esibita, però ben più cruda e malata, basti citare l’esecuzione del bambino a sangue freddo (un po’ troppo gratuita a dire il vero) per rendersene conto. Anche l’esplicita critica all’esasperazione del capitalismo e alla grettezza di un’aristocrazia moderna in evidente stato di declino morale è qui presente e ancora più sentita in confronto al precedente film, grazie alla descrizione dell’iniziazione al circolo della morte a cui devono sottoporsi i due futuri aguzzini, seguiti in modo parallelo alle avventure delle quattro giovani protagoniste. In conclusione, “Hostel: Part II” si presenta come un film estremamente crudo, nelle immagini e nei contenuti, sicuramente più curato in confronto al suo prequel anche se meno divertente (soprattutto nella prima parte) e con lo svantaggio dell’assenza della novità del franchise precedente.

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