Red Sands - La Forza Occulta backdrop
Red Sands - La Forza Occulta poster

RED SANDS - LA FORZA OCCULTA

Red Sands

2009 US
febbraio 24, 2009

Un gruppo di soldanti americani di stanza in Afghanistan distruggono per noia la statua di un idolo locale, e risveglianjo involontariamente una distruttiva forza soprannaturale

Registi

Alex Turner

Cast

Shane West, Leonard Roberts, Aldis Hodge, Callum Blue, Brendan Miller, Theo Rossi, Noel Gugliemi, Mercedes Mason, J.K. Simmons, Adam Gierasch
Horror Azione Guerra
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Afganistan, 2002. Un plotone di soldati americani è mandato a pattugliare una strada strategica, ma ammazzare il tempo non è semplice e, tra scherzi tipici del cameratismo e pensieri rivolti alle fidanzate a casa, c’è anche chi decide di fare il tiro al bersaglio con un’effige religiosa stranamente nascosta tra le rocce. Quella stessa notte una donna viene ritrovata aggirarsi nei pressi della tenda e da quel momento cominciano ad accadere strani eventi che pian piano portano alla paranoia e alla violenza reciproca i soldati. Sono molto rari i casi di horror bellici, forse perché è difficile far sposare l’orrore della guerra con l’orrore soprannaturale senza snaturare pesantemente l’uno o l’altro; questi due generi cinematografici, d’altronde, si basano su linguaggi a volte agli antipodi e dunque difficilmente assimilabili. E’ curioso notare, per esempio, che per cercare un antenato a questo filone bisogna spingersi relativamente vicino nel tempo, al 1983, quando un Michael Mann ancora alle prime armi dirigeva “La fortezza”. Negli ultimi anni ci sono stati sparuti tentativi di contaminazione intergenere tra film di guerra e film horror e sono nate opere più o meno riuscite come “Below”, “The Bunker”, “Deathwatch – La trincea del male”, tutti prodotti che devono molto al prototipo manniano, sia per la concezione esistenzialistica del soldato sia per i ritmi pacati che accompagnano la narrazione. Non differisce dallo standard “Red Sands – La Forza Occulta”, opera seconda di Alex Turner dopo “Dead Birds – La Casa Maledetta”, che segue lo sprofondamento in un abisso di follia di un plotone di soldati messi di fronte a veri e propri demoni che metaforicamente richiamano l’assurdità della guerra e dei motivi che spingono ad intraprenderla. L’intento di Turner è lodevole e alla seconda prova si può giù intravedere un’impronta autoriale che rende ben riconoscibile il regista di “Dead Birds”; i due film, infatti, hanno davvero molti punti in comune e, soprattutto, entrambi cercano la combinazione dell’horror con altri generi che raramente vi sono stati accostati: se qui è la guerra, lì era il western. Ma le atmosfere lovecraftiane e la pacatezza funzionale del ritmo di “Dead Birds” si perdono in “Red Sands” che, a conti fatti, può essere considerato un esperimento per la maggiore fallito. Turner ci dice che la morte e la dannazione possono arrivare da un gesto tanto piccolo quanto irresponsabile, come distruggere un’effige sacra, e non è un caso che la guerra in cui sono coinvolti i protagonisti sia proprio l’attuale diatriba in Medio Oriente, dove la differenza ideologica e culturale (e dunque religiosa) è sempre stata molto presente e rilevante. Il manifestarsi del demone attraverso le sembianze di una donna che viene accolta all’interno del gruppo americano, provando ad attentare alla incolumità dei soldati dopo aver subito violenza sessuale e morale da uno di loro, non è certamente casuale e in questa scelta si può senz’altro intravedere la metafora della mescolanza culturale e posizionamento sociale strategico che in epoca recente ha portato ad eventi noti alla cronaca internazionale. Il regista, con il fido sceneggiatore Simon Barrett, riesce dunque a portare avanti un discorso complesso e interessante ma purtroppo fallisce proprio sul basilare presupposto di intrattenimento che un opera cinematografica dovrebbe comunque assicurare, almeno in minima parte. “Red Sands” manca completamente di ritmo, è ripetitivo, a tratti realmente pesante: insomma, è noioso. I personaggi che popolano la storia non hanno carisma, sembrano scimmiottare gli stereotipi del militare-recluta da blockbuster cinematografico, tra esempi di cameratismo e frequenti diatribe. Dopo una prima parte completamente costruita sugli ammiccamenti/scontri tra i protagonisti, il film diventa una sorta di “La Cosa” nel deserto, però senza l’azione e le creature mostruose del film di Carpenter. I personaggi non fanno altro che accusarsi a vicenda, mostrano segni di paranoia e costante tensione emotiva, fino ad uccidersi o essere uccisi dal demone. Il demone, ecco, altro sasso nella scarpa di “Red Sands”. Con cadenza sempre più frequente viene scomodato il Djinn, demone della mitologia islamica già protagonista di film horror come “The Lamp”, “Long Time Dead” e soprattutto la saga “Wishmaster”. Qui il Djinn, o Genio, possiede i corpi e si materializza nella sabbia o in forme mostruose e longilinee; purtroppo la sua presenza rimane costantemente marginale e non viene mai presentato come una reale minaccia fisica per i protagonisti, malgrado sia la sua presenza malevola ad innescare tutte le situazione di pericolo. Con grande orrore per gli occhi dello spettatore, poi, Turner & co. hanno avuto la pessima idea di mostrare allo spettatore un Djinn orrendamente realizzato in digitale, sfruttando una CGI davvero incredibile per il 2009, di quelle che neanche i film ultra low budget hanno più. “Red Sands” appare dunque come un’opera riuscita solo in parte, capace di spunti di riflessione e dal buon potenziale metaforico, ma purtroppo assolutamente inefficace sotto l’aspetto più meramente cinematografico, apparendo eccessivamente piatto e noioso. Provaci ancora, Turner.

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