The Infliction backdrop
The Infliction poster

THE INFLICTION

The Inflicted

2012
giugno 26, 2012

Cast

Matthan Harris, Bill Moseley, Sid Haig, Doug Bradley, Giovanni Lombardo Radice, Charles Duran, Gerardo Davila, Lindsay Hightower, Matt Socia, Terry Spector
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

GG

Giuliano Giacomelli

David O’Hara è uno studente di medicina con seri problemi comportamentali e relazionali a causa di un duro trauma infantile dovuto alla perdita della sua famiglia. Come conseguenza del trauma, David è cresciuto con il “vizietto” di rapire, stuprare e uccidere giovani donne innocenti ma quando sequestra Melissa Daniels le cose cambiano: decide di metterla incinta per “ricreare” quella famiglia che ha perso da piccolo. Ma ben presto la polizia sventerà il piano del folle David – che però si darà alla fuga - facendo irruzione nel suo magazzino e liberando Melissa. Sono passati mesi dall’accaduto, Melissa ha dato alla luce sua figlia e aiutata dalle cure del dott. Gardner sta cercando di dimenticare l’accaduto; ma David O’Hara, che non ha dimenticato Melissa e la sua bambina, si rimette presto sulle tracce della donna per riprendersi la “sua” famiglia. Doveva crederci particolarmente Matthan Harris in questo progetto dal momento che l’ha scritto, l’ha prodotto, l’ha diretto e l’ha interpretato nelle vesti di protagonista. Strano, perché il film - sia su carta che nei fatti - non offre davvero nessun motivo per poter stuzzicare alcun tipo di interesse. Solita storia sulla solita vita del solito serial killer americano con il solito trauma infantile alle spalle e che prende di mira, come al solito, giovani donne di bell’aspetto. È la fiera del già visto, un soggetto già raccontato milioni di volte – principalmente nell’immenso circuito dei prodotti low budget (e low quality) destinati al solo mercato dell’home video – e quasi sempre con scarsi risultati, per cui non si capisce quale sia stato il vero motivo che ha spinto il giovane Harris ad imbracarsi in un’operazione tanto inutile quanto brutta come questo “The Infliction”. Contenutisticamente scarso, il film di Harris si mostra sin da subito scritto anche molto male a causa soprattutto di uno squilibrio narrativo eccessivo. Dopo poco più di venti minuti il film ha già sparato tutte le sue cartucce - o per rendere meglio l’idea - non ha più un cazzo da raccontare. Procede così con andamento fiacco cercando di raccontare situazioni e approfondire personaggi che, purtroppo per il giovane Harris, interessanti non sono. Ci si dimentica presto che stiamo parlando di un thriller, perché da metà film in poi il regista-sceneggiatore ha preferito calcare la mano sulla componente drammatica raccontandoci con tanto pathos vicende da melodramma familiare. La frustrazione dello psicotico David O’Hara che vuole tanto riavere una famiglia, la posizione difficile che ha il padre di David che si sente in obbligo di proteggere il figlio pur conoscendo le sue malefatte, il trauma della giovane Melissa che non riesce a dimenticare quanto le è stato fatto da O’Hara e cerca consolazione nel sorriso della figlia appena nata… e così via. Un vero mattone, anche perché il film non ha assolutamente la forza di poter raccontare con efficacia situazioni e personaggi dallo spessore “drammatico”, complice soprattutto il fatto che buona parte dei dialoghi sfociano allegramente nel comico involontario. Ma di tanto in tanto il film si ricorda anche che il suo pubblico è principalmente quello abituato a vedere determinate pellicole di genere e così il giovane Harris ha inserito qua e là qualche pizzichino di gore con la speranza di fare tutti felici. Ma il risultato è comunque pietoso, la qualità degli effetti speciali è da discount e raggiungono il massimo nel rigido bambolotto di plastica che viene spacciato per un vero neonato. Discorso a parte merita il reparto attoriale. Se nei ruoli principali troviamo l’inespressivo regista Matthan Harris e la poco convincente Lindsay Hightower, tra i ruoli secondari c’è una vera e propria sfilata di guest star: Bill Moseley (“La casa dei 1000 corpi”, “La casa del Diavolo”) nei panni del padre di David, Sid Haig (“La casa dei 1000 corpi”, “La casa del Diavolo”) in quelli del Dr. Gardner, Doug Bradley (“Hellraiser”) è l’agente Wilson mentre Giovanni Lombardo Radice (“Cannibal Ferox”, “Apocalypse Domani”, “Quella villa sperduta nel parco”) interpreta l’ardimentoso poliziotto che da la caccia al killer. Tutti volti noti per noi amanti del genere, ma purtroppo non sono certo sinonimo di qualità, anzi. Attori messi nella cassa integrazione cinematografica da diversi anni e che ormai li vediamo comparire in piccoli ruoli quasi unicamente nei prodotti da home video. A fare il possibile per salvare la baracca ci pensano le musiche del bravo compositore italiano Marco Werba (“Giallo”, “Color from the Dark”) che riescono a conferire un tocco di professionalità ed eleganza ad un prodotto che si colloca a metà strada tra una bassa produzione televisiva e un filmino semi-amatoriale.

Trailer