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Roberto Giacomelli
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Una ragazza corre nuda in un parco, a inseguirla c’è un uomo a cavallo armato di frusta e un feroce alano nero, ma per sottrarsi alla minaccia, la ragazza rimane uccisa. Artefice della disgrazia è il Dott. Boris Zaroff, illustre professionista nel campo della medicina e assassino, proveniente da un’antica e ricca famiglia che ha sempre avuto come hobby la tortura. Nel suo castello, infatti, Zaroff ha terrificanti strumenti di tortura, con i quali uccide povere malcapitate con l’aiuto del suo maggiordomo. Ma nel passato di Zaroff c’è un evento tragico che lo perseguita.
Prendendo chiaramente ispirazione dai fumetti sado-erotici-orrorifici degli anni ’60 e ’70, Michel Lemoine scrive, dirige e interpreta “Sette femmine per un sadico”, un horror sgangherato e pretestuoso che con gli anni è riuscito ad ammantarsi di un’aura cult.
La cosa che immediatamente salta all’occhio guardando
questo film è l’assenza di un vero soggetto alla base dell’opera, che va avanti in modo piuttosto meccanico tra scene oniriche, trucidamenti e nudi gratuiti. Non si capisce bene, infatti, quale fosse l’esigenza di Lemoine di fare questo film probabilmente credendoci molto, visto che gli mancano praticamente le fondamenta. I frequenti momenti onirici, che apparentemente servono per far emergere il passato tragico di Zaroff, appaiono più che altro un pretesto per allungare un film che probabilmente non sarebbe arrivato al minutaggio minimo consentito per uscire in sala (infatti il film raggiunge a fatica i 75 minuti di durata) e hanno il controproducente effetto di appesantire l’opera.
Anche l’idea di omaggiare il fumetto nero dell’epoca è riuscito a metà, perché le atmosfere di “Oltretomba” e compari vengono rievocate per lo più
nelle scene erotiche e di tortura. Le prime sono sicuramente più numerose e corpose delle seconde, ma in un paio di occasioni – come nella riuscita tortura del “letto degli amanti” – anche il sadismo si scatena con una certa efficacia.
Curioso notare come il nome del personaggio protagonista, tale conte Boris Zaroff, rimandi volutamente al celebre Conte Zaroff di “Una pericolosa partita”, romanzo prima e film dopo di una certa fama, in cui un fanatico aristocratico invitava persone sulla sua isola per dar poi loro la caccia come animali. Non è ben chiaro se Lemoine volesse semplicemente omaggiare il film di Ernest B. Schoedsack e Irving Pichel oppure volesse crearne una sorta di sequel apocrifo, anche se i riferimenti alle usanze sadiche di famiglia fanno propendere più per la seconda ipotesi.
Abbastanza azzeccato il veterano Howard Vernon (“Le notti erotiche dell’uomo invisibile”; “Dracula contro Frankenstein”) nel ruolo di Karl, il maggiordomo del sadico protagonista, mentre Michel Lemoine (“I diafanoidi vengono da Marte”; “Le calde labbra di Emanuelle”) è incredibilmente legnoso come attore e del tutto incapace come sceneggiatore, visti anche i dialoghi al limite del ridicolo.
Alla fine quello che si ricorda con maggior piacere di “Sette femmine per un sadico” è la fotografia pastello e ovattata ottenuta con le classiche “veline” davanti all’obiettivo e le sfilata di bellezze nudissime che si alternano come vittime del Conte, che ovviamente non sono 7, come il titolo italiano di ispirazione baviana vorrebbe far credere.
Solo per estimatori dei film sado-erotici d’antan, tenendo comunque presente che “Il boia scarlatto” era tutt’altra cosa.
In DVD italiano Mosaico Media.
Visiona una clip di SETTE FEMMINE PER UN SADICO