964 Pinocchio backdrop
964 Pinocchio poster

964 PINOCCHIO

ピノキオ√964

1991 JP
September 14, 1991

A memory-wiped and defective cyborg sex slave is tossed onto the streets and taken in by a homeless woman while his corporate creators hunt him down.

Directors

Shozin Fukui

Cast

Haji Suzuki, Onn-chan, Koji Otsubo, Kyoko Hara, Rakumaro Sanyutei, Kota Mori, Tomio Watanabe, Anri Hayashi, Kyoko Irohani, Michiko Harada
Horror Thriller Science Fiction
HMDB

REVIEWS (1)

CR

Cristina Russo

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Pinocchio 964 è un androide programmato per soddisfare i desideri sessuali di una ricca donna ma quando l'automa mostra segni di disfunzione erettile lei lo caccia via, gettandolo come un rifiuto nel mondo reale. Una volta fuori, disorientato e confuso, Pinocchio incontrerà Himiko, una ragazza che vive sulla strada, la quale deciderà di prendersi cura di lui. Ma le cose non andranno bene e sarà l'inizio di un delirante incubo senza fine. Opera controversa e di difficile assimilazione quella di Shozin Fukui, spesso ed erroneamente paragonata a “Tetsuo” di Tsukamoto. “Pinocchio 964” è una pellicola che sguazza allegramente nel weird, sfociando nel cyberpunk più estremo e disturbante. Il regista confeziona un prodotto certamente peculiare ed unico nel suo genere, utilizzando un linguaggio cinematografico non canonico ed ostico al punto tale da trasformare la visione in un supplizio. Lo scenario è quello della grande metropoli giapponese, dove, tra l'indifferenza della folla, Pinocchio prende coscienza della sua condizione di macchina e, aiutato dalla giovane Himiko, comincerà ad umanizzarsi bramando vendetta verso i suoi scaltri costruttori. Fukui ritrae uno status sociale e generazionale schiavo del piacere, del consumismo, dove l'unicità dell'individuo perde di significato per dare spazio ad un'artificiosità ostentata e disumana. La metafora, specchio reale della società, per quanto suggestiva e veritiera possa essere, viene messa in scena attraverso uno stile eccessivamente d'impatto che prende il sopravvento sia sulla costruzione narrativa -se così possiamo chiamarla- che sul senso stesso del film. Di chiara matrice post moderna, la pellicola altro non è che un'accozzaglia di immagini, spesso piazzate senza logica alcuna al solo scopo di disorientare lo spettatore. Il regista nipponico sfrutta le tematiche tipiche del cyberpunk ottantiano per dare sfogo a certi manierismi di stile davvero fastidiosi: la fotografia è un'altalena di colori, dal verde acido, al bianco e nero, al buio totale; il sonoro è pessimo; il montaggio schizofrenico. Tutto è portato all'estremo e gli innumerevoli episodi deliranti sono talmente diluiti nel tempo da provocare più di uno sbadiglio. La sceneggiatura manca completamente di collante e si ha l'impressione di assistere a una serie di siparietti indipendenti gli uni dagli altri, talvolta anche comici. Non mancano momenti shockanti, come la parte in cui Himiko vomita per circa 10 minuti nei sottopassaggi della metropolitana (!!!). I due protagonisti si dimenano come due forsennati per tutta la durata del film, come se fossero reduci da un rave party ad alto tasso alcolico, in un'atmosfera psichedelica e fantascientifica costellata da grotteschi personaggi. Sebbene la connotazione politica e sociale tipica del genere sia affascinante e di grande interesse, il film pare proprio non funzionare. Contestualizzare la pellicola, accettando i non sense, le scelte stilistiche ed il ritmo ossessivo, serve a poco: il risultato è comunque disastroso. Quello che vorrebbe essere un capolavoro di arte metafisica intellettualoide, è in realtà un'opera altamente pretenziosa, esagerata, pesante ed irritante. 1 ora e 40 minuti interminabili, trascorsi tra lo sconforto per non aver capito nulla e la speranza di una fine veloce ed indolore.

Trailer