Wolf Creek backdrop
Wolf Creek poster

WOLF CREEK

2005 AU
septiembre 16, 2005

Kristy, Ben y Liz son tres jóvenes excursionistas que se adentran en el Parque Nacional de Wolf Creek en Australia. Los problemas empiezan cuando su coche no arranca. Mientras buscan ayuda, se cruzan con Mick Taylor, un agradable habitante de la zona que les promete reparar el vehículo. Los jóvenes acceden a acompañarle a su campamento, sin saber que su viaje se convertirá en una encrucijada terrorífica...

Directores

Greg McLean

Reparto

John Jarratt, Cassandra Magrath, Kestie Morassi, Nathan Phillips, Gordon Poole, Guy O'Donnell, Phil Stevenson, Geoff Revell, Andy McPhee, Aaron Sterns
Terror Suspense
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Tre giovani turisti, due ragazze e un ragazzo, noleggiano un’automobile e partono in un viaggio on the road lungo i deserti dell’Australia. Quando giungono nel cratere meteoritico di Wolf Creek, si accampano per passare la notte lì, ma un acquazzone li spinge ad anticipare la partenza. Con gran sorpresa si accorgono che tutti gli strumenti meccanici sono fuori uso e anche l’automobile non dà più segni di vita. Dopo alcune ore giunge sul luogo un cacciatore a bordo di un fuoristrada che si offre di dar loro una mano facendogli passare la notte a casa sua e provando a riparare l’automobile. Ma in realtà l’uomo è un feroce assassino che sequestra i tre ragazzi per torturali. Presentato fuori concorso nell’ultimo festival di Cannes alla Quinzaine des réalisateurs, “Wolf Creek” è riuscito ad impressionare alcuni spettatori del festival, che si sono alzati e sono fuggiti via dalla sala disgustati dall’eccessiva violenza. Questo è quanto ci riferiscono le cronache di Cannes, sicuramente esagerate, ma in grado di inquadrare a dovere la pellicola in questione. Sicuramente non è solo la violenza esplicita il punto forte di “Wolf Creek”, comunque rappresentante del rinnovato gusto da parte di cineasti e spettatori di premiare storie cariche di sadismo fisico e psicologico. Ma aldilà di feroci momenti che sfociano nel gore più raccapricciante, “Wolf Creek” si presenta come un’affascinante e anomalo survival horror, scandito da due parti ben distinte: un primo tempo di preparazione, accompagnato da un’Australia da cartolina mai vista in un film dell’orrore, una sorta di paradiso terrestre splendidamente fotografato e capace di dare allo spettatore un senso di pace e tranquillità; una maschera che in realtà nasconde l’orrore e la spietatezza che giungeranno nella seconda parte. Tutta quella pace in realtà si rivelerà desolazione: in quel luogo nessuno può giungere in tuo aiuto, nessuno può ritrovarti (scimmiottando il famoso slogan di “Alien” si potrebbe affermare “in Australia nessuno può sentirti urlare!”). Infatti fin dalle didascalie nei titoli di testa, ci viene comunicato che il film è basato su fatti realmente accaduti e un avviso recita “30.000 persone scompaiono ogni anno in Australia. Il 90% viene ritrovato entro un mese. Alcuni non vengono più ritrovati.” Proprio facendosi forti delle potenzialità della location e attingendo dalla cronaca nera, dunque viene messo in scena uno spettacolo da Grand Guignol che vede come protagonista delle folli gesta un John Jarrat in versione Mr.Crocodile Dundee (in uno spiritoso scambio di battute i personaggi citeranno la commedia con Paul Hogan con la frase “…e quello me lo chiamo coltello? Questo è un coltello!”), un villain dal macabro humour che rimarrà sicuramente impresso nella memoria dello spettatore. Gli interpreti sono tutti perfettamente calati nella parte e non costruisco i loro personaggi sui classici stereotipi tipici di questo genere di film: il ragazzo belloccio e sicuro di se, si mostrerà timido e impacciato; la ragazza silenziosa e segretamente innamorata apparirà come la più combattiva del gruppo, a differenza della sua amica più emancipata. Merito anche della sceneggiatura di Greg McLean, che oltre a dirigere in maniera convincente il film (è esordiente) realizza uno script ricco di colpi di scena. In conclusione, “Wolf Creek”, pur rientrando nella tradizione del survival horror di cui “Non aprite quella porta” e “Un tranquillo week-end di paura” si fanno capostipiti, riesce a presentarsi come un film compatto e feroce, a tratti capace anche di stupire. A dimostrazione che non solo ad Hollywood sanno fare buoni film. Vivamente consigliato.