Black Dahlia backdrop
Black Dahlia poster

BLACK DAHLIA

2006 US
ottobre 10, 2006

Nel gennaio del 1947 due poliziotti di Los Angeles, entrambi ex pugili, Lee Blanchard e Bucky Bleichert si trovano ad indagare sul misterioso e crudele omicidio della giovane Elizabeth Short. La ragazza, aspirante attrice originaria di Boston, soprannominata Dalia nera per la sua abitudine di vestirsi con tale colore, viene trovata uccisa con il corpo brutalmente martoriato.

Cast

Elissa Dowling, Danielle Petty, Nola Roeper, Patrick Faucette, Johnny Holiday, Bud Watson, Lorielle New, Sutton Christopher, Christian Behm, Laura Hofrichter
Horror
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

Un giovane poliziotto e il suo collega alcolizzato stanno indagando sul caso di alcune giovani donne ritrovate fatte a pezzi nei vicoli di Hollywood. Il caso sembra essere in qualche modo accomunato all’omicidio di Betty Short, l’attrice conosciuta come Black Dahlia che nel 1947 venne fatta a pezzi ad un provino con il quale aveva intenzione di sfondare nel mondo di Hollywood. Se accomunate il titolo “Black Dahlia” ai volti di Josh Hartnett, Scarlet Johansson e Hilary Swank, sappiate che non mi accingo a recensire il bel film di Brian De Palma, ma l’ultimo aborto immondo di colui che comincia seriamente la scalata verso l’olimpo dei peggiori registi mai comparsi sulla faccia della terra: Ulli Lommel. Polacco di nascita, Lommel vanta una carriera come regista, sceneggiatore, attore, produttore, direttore della fotografia, compositore e chissà quant’altro, fallendo però miseramente in ogni ruolo che si improvvisa a ricoprire. Con una media voto di 1.5 stelline su imdb, i suoi film fanno del brutto una vera e propria convenzione, basta citare alcuni suoi titoli per rendersene conto: “Mirror – Chi vive in quello specchio?” (e sequels), “Green River Killer”, “Zombie Nation”. Persone come Lommel dovrebbero essere tenute lontane da una macchina da presa, ma da quando hanno inventato le videocamere digitali i costi di produzione si sono notevolmente ridotti e così “professionisti” della lordura come il nostro Lommel si possono permettere di auto prodursi dai 2 ai 4 film l’anno. Una vera minaccia! Negli ultimi anni, poi, il Nostro sembra essersi specializzato nella realizzazione di horror tratti da veri fatti di cronaca e così da “Green River Killer” a “Zodiac Killer” si arriva a questo “Black Dahlia”, più che un film una vera e propria prova di resistenza per lo spettatore. Infatti guardare questo film sembra un po’ come essere coinvolti in una delle tante torture dell’Enigmista: ami il cinema horror fregandotene di ciò che ti circonda? Bene, per la pena del contrappasso sei costretto a guardare un film horror che potrebbe farti odiare il genere e spingerti a fuggir via di casa e correre beato nei prati a rincorrere le farfalle. “Black Dahlia” ha questo potere, forse è il diavolo in persona ad averlo ispirato, è profondamente brutto, talmente brutto da risultare nocivo verso l’intelligenza dello spettatore. Per 1h e20minuti si è costretti ad assistere a un paio di scenette ripetute almeno una decina di volte; infatti il film è ripetitivo all’inverosimile risultando irrimediabilmente noioso dopo appena dieci minuti dall’inizio. In pratica il film è costruito così: una ragazza si reca a un provino in un capannone abbandonato per interpretare Black Dahlia, qui incontra una donna di una trentina di anni vestita come una scolaretta (con tanto di capelli a ciuffetti…le manca solo il lecca-lecca) che si comporta come un’invasata con la sindrome di Tourette, assistita da due emergumeri (uno con caschetto da rugby, l’altro con maschera sadomaso…). L’aspirante attrice viene fatta stendere su un tavolo sporco di sangue e legata senza sospettare nulla e poi viene fatta a pezzi. I tre assassini deficienti saltellano e portano con disinvoltura in giro per la città pezzi di cadaveri che poi posizionano nel vicolo dietro il capannone (?). Stacco temporale. Una squadra stile C.S.I., però composta da una cicciona logorroica, un poliziotto ragazzino, un ubriacone che sta sempre stravaccato per terra con la bottiglia in mano e altri due lì a fare da tappezzeria, si trova sulla scena del crimine e indaga, discutendo del più e del meno. Stacco temporale. Il poliziotto ragazzino è ossessionato dal caso e ha incubi su Black Dahlia del ’47 (perché mai???). Stacco temporale. Una ragazza si reca al capannone per il provino e la storia si ripete identica, con tanto di frequente riutilizzo dello stesso girato. E così per 80 minuti. Insomma, un’esperienza davvero estenuante. Poi il film è realizzato in maniera talmente pedestre da far rimpiangere perfino alcune sozzure distribuite dalla Pinocci. La regia non esiste, il tutto è ripreso così a casaccio con una videocamera digitale del discount; il montaggio, tronfio di effetti “speciali” tipo ralenty, riavvolgimenti, flash improvvisi e inserti in b/n, è davvero fastidioso nel suo voler essere “figo” ma in fin dei conti solo “patetico”. La colonna sonora è ripetitiva quanto il film; gli affetti speciali si limitano a semplici schizzi di sangue che vorrebbero far apparire il film violento (ma in realtà è un film innocuo come “Cenerentola” della Disney). Per non parlare poi degli attori, così ridicoli da suscitare a primo acchito irrefrenabili crisi di riso. I miei preferiti sono Elissa Dowling, che interpreta l’assassina vestita da scolaretta, un’attricetta che in soli 2 anni ha già recitato in tredici film (e malgrado il numero non sono porno, ma tutti horror super low budget, alcuni diretti sempre da Lommel), e Ross Atwer, ovvero il poliziotto sbarbatello. Naturalmente il film è sconsigliatissimo, ma andrebbe visto per rendersi conto che al “brutto” non c’è mai limite. Pessimo, ma meriterebbe di meno.