RG
Roberto Giacomelli
•
Gloria esce da un matrimonio finito in rovina e trova in Ana un motivo per distrarsi da un momento di crisi. Infatti la donna, insieme alla sua bambina Vicky, trova alloggio e lavoro proprio presso Ana, una ginecologa che ha una piccola clinica privata dentro casa e in cerca di una nuova infermiera. Inizialmente tutto va per il verso giusto, Ana e Gloria diventano grandi amiche e Vicky sembra essersi ben ambientata, poi Ana rivela alla sua inquilina che pratica illegalmente l’aborto e le chiede di aiutarla. Gloria non sembra avere problemi, ma quando lei stessa rimane incinta comincia ad avere dubbi sulla pratica intrapresa.
“Peliculas para no dormir” è una serie di sei film per la tv prodotti dalla spagnola Telecinco in associazione con la Filmax di Julio Fernandez.
I sei film, della durata media di poco più di un’ora ciascuno, possono essere considerati la risposta spagnola agli americani “Masters of Horror”, dal momento che portano in scena una manciata di brevi storie dell’orrore dirette da noti registi attivi nel genere.
I sei registi coinvolti sono: Alex De La Iglesia, Jaume Balaguerò, Enrique Urbizu, Paco Plaza, Chicho Ibanez Serrador e Mateo Gil.
Il titolo di questa serie può considerarsi una citazione di una serie tv spagnola andata in onda saltuariamente dal 1964 al 1982 con 31 episodi complessivi: “Historias para no dormir”.
A distanza di trent’anni esatti dal piccolo capolavoro “Ma come si può uccidere un bambino?” ritroviamo Narciso Ibànez Serrador di nuovo alle prese con il mondo infantile e la specifica, personalissima richiesta di soddisfazione da parte del suddetto mondo verso la crudeltà e l’ottusità degli adulti. Se nel 1976 Serrador utilizzava il pretesto bellico per far scatenare negli infanti impulsi omicidi verso i propri genitori, stavolta è l’aborto a fornire una chiave di lettura alla violenza dei più piccoli verso gli adulti.
La tematica è di quelle scottanti e sempre attuali, alla quale si era recentemente accostato anche John Carpenter con il suo episodio per la seconda stagione di “Masters of Horror” (“Pro-Life: Il seme del male”), ma se Carpenter aveva utilizzato un tono grottesco e virato verso l’eccesso splatter, Serrador si concentra invece su una vicenda dai risvolti psicologici e dai toni decisamente seri. Il risultato, purtroppo, lascia un po’ di amaro in bocca, soprattutto per una serie di continue promesse che non vengono mai mantenute.
“La Culpa” ci tiene fin da principio a sottolineare la sua tenuta trasversale al genere horror: essenzialmente si tratta di un dramma, con risvolti da thriller psicologico e Serrador – anche sceneggiatore - lo mette subito in chiaro costruendo un film “da camera” che fonda tutto sulla costruzione dei personaggi. Su questo “La Culpa” è esemplare: l’atmosfera è carica di mistero e intensità narrativa e i personaggi sono interessanti, ambigui e ben tratteggiati. Ciò che però, a conti fatti, non convince molto è la componente orrorifica inserita un po’ forzatamente forse solo per giustificare l’inserimento di questo film nel sestetto di “Peliculas para no dormir”. I toni da horror che “La Culpa” acquista con il trascorrere dei minuti non appaiono particolarmente funzionali alla storia e lo stesso svelamento del mistero che nel frattempo si è creato appare piuttosto deludente nonché banale. Una chiusa realistica per una storia che man mano aveva
acquistato toni soprannaturali è un’evoluzione un po’ scorretta per una vicenda che avrebbe guadagnato originalità e forza metaforica in una conclusione più coraggiosamente sopra le righe. Ma tant’è e così ce la teniamo.
Il continuo depistaggio dello spettatore verso realtà che vengono negate per condurre la storia in lidi differenti è anche un buon espediente narrativo, capace di rendere avvincente una vicenda di per se anche troppo rilassata e stimolare di continuo l’interesse dello spettatore, però la continua mancanza di un appiglio e una conclusione un po’ “così” danno un senso di insoddisfazione generale, come se a un certo punto lo script avesse finito le idee da sviluppare.
Molto brave le due attrici protagoniste, Montse Mostaza (“Black Symphony”; “Crimen Perfecto”), che interpreta Gloria, e Nieve de Medina, che invece interpreta Ana.
Intenti ottimi, dunque, ma risultato altalenante e disomogeneo. Dal ritorno al “genere” di Serrador ci si poteva aspettare francamente di più.
Curiosità. Narciso Ibànez Serrador ha diretto negli anni ’80 dodici episodi di “Historias para no dormir”, la serie tv a cui “Peliculas para no dormir” si ispira.
Merita mezza zucca in più.