RG
Roberto Giacomelli
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Da quando Tim ha visto suo padre risucchiato dall'armadio della sua stanza per opera dell'Uomo nero, non riesce più a stare tranquillo al buio e non ha il coraggio di avvicinarsi ad un armadio. Quindici anni dopo l'accaduto, Tim riceve una telefonata dallo zio che lo informa della morte della madre. Il ragazzo allora torna nella sua città natale per il funerale e decide di passare una notte nella casa in cui abitava da bambino, con l'intenzione di affrontare le sue paure. Naturalmente l'Uomo nero non tarderà a farsi vivo.
Seconda impresa produttiva per la premiata ditta Sam Raimi/ Robert Tapet, che avevano esordito pochi mesi fa con il remake hollywoodiano di "The grudge". Questo "Boogeyman" nasce sull'onda dei film incentrati sulla paura infantile del buio, di cui ci avevano già parlato recentemente l'iberico "Darkness", il divertente "Al calare delle tenebre" e l'inquietante "They". Come in questi film, anche in "Boogeyman" il buio è l'elemento più pericoloso e le stanze dei bambini sono il posto più insidioso della casa. Apparentemente innocue di giorno, quando scende la notte le camerette dei bambini si trasformano in un altro mondo, popolato da ombre e sinistri cigolii. Anche in questo film è presente la famigerata introduzione che ci mostra l'esperienza traumatica infantile e notturna che ha subito il giovane protagonista e, anche se inonda subito lo spettatore di un fastidioso senso di déjà vu, è forse la parte più riuscita dell'intero film. Infatti questo "Boogeyman" risulta una totale delusione a causa della poca originalità, dell'assenza di ritmo e per un finale frettoloso e pasticciato. Le uguaglianze con i film precedentemente citati sono troppo evidenti per passare inosservate (il protagonista che si comporta come un pazzo e tale viene da tutti considerato - già visto in "Al calare delle tenebre" e "They" - ; le inquietanti presenze che compaiono improvvisamente per far sobbalzare lo spettatore - presenti in maniera analoga in "Darkness" - e via dicendo); inoltre il film per tutta la prima ora appare incredibilmente sconclusionato e privo di ritmo, farcito solamente da frequenti "bus" inseriti probabilmente per impedire che lo spettatore si addormenti. Ma la cocente delusione riguarda soprattutto l'ultima mezz'ora, in cui viene rivelato l'aspetto dell'Uomo nero (malamente creato in digitale) e si svolge la battaglia tra il protagonista e il suo mostro, a suon di bastonate, calci e un tripudio di effetti speciali particolarmente fuori luogo.
Quindi cosa potrebbe salvare dall'oblio questa disastrosa pellicola? Di certo non l'anonima regia di Stephen Kay (che aveva già diretto lo scialbo "La vendetta di Carter" con Sylvester Stallone e qualche episodio della serie tv "The Shield") e neanche la sceneggiatura poco originale di Eric Kripke (creatore della serie tv "Supernatural"). Forse si può giusto apprezzare la buona prova recitativa di Barry Watson (visto in "Killing Mrs. Tingle" e nella serie tv "Settimo cielo"), sulle cui spalle grava l'intero film; le scenografie, tra cui soprattutto la suggestiva abitazione in stile gotico in cui si svolge gran parte del film; e l'idea piuttosto gradevole di mostrare gli armadi come porte comunicanti, attraverso cui i personaggi possono muoversi da uno spazio all'altro senza troppa fatica, un po' come accadeva nel bel cartoon Pixar "Monster & Co.". Ma è davvero troppo poco per poter consigliare questo film. Si può solo sperare che la casa di produzione di Raimi, la "Ghost house", non continui di questo passo.