Texas, primi anni '50. Lou Ford è il giovane sceriffo di una sperduta contea e, nonostante il salario basso e la prospettiva di una carriera non esaltante davanti a sé, non si risparmia in favori per la sua comunità. Quando su esplicita richiesta del più importante affarista della zona, Chester Conway, viene incaricato di sfrattare Joyce Lakeland, una prostituta che si intrattiene con il figlio del magnate, Lou si reca a casa della ragazza. Gli schiaffi e gli insulti con cui Joyce accoglie l'ingresso dello sceriffo, risvegliano in lui un'indole aggressiva da tempo sopita che lo porta a percuoterla e possederla brutalmente. Da quel momento, i due intraprendono una relazione a base di sesso e violenza sadomaso, finché Joyce non propone a Lou di ricattare il figlio di Conway. Ma Lou decide di modificare il progetto a suo piacimento.
Registi
Michael Winterbottom
Cast
Casey Affleck, Kate Hudson, Jessica Alba, Ned Beatty, Tom Bower, Simon Baker, Bill Pullman, Elias Koteas, Liam Aiken, Brent Briscoe
Central City, Texas. L’immobiliarista Chester Conway chiede al vice sceriffo Lou Ford di far allontanare dalla città Joyce, una prostituta che ha una relazione con suo figlio Elmer. Inizialmente Lou decide di eseguire il compito, ma poi instaura un perverso rapporto proprio con Joyce che risveglia gli istinti sadici di Lou. Nel momento in cui il vice sceriffo deciderà di incastrare sia Conway che Joyce, innescherà una spirale di violenza dai risvolti imprevedibili.
“The Killer Inside Me” ha fatto parlare di se a causa della presunta violenza gratuita ancor prima di essere presentato in anteprima al Sundance Film Festival di quest’anno. In concorso al Festival di Berlino, si è attirato le ire di molta critica “sensibile” e ora il discusso film di Michael Winterbottom (“Wonderland”; “The Road to Guantanamo”) arriva anche nelle sale italiane.
Il classico film scandalo costruito ad hoc per far parlare di se, direte voi, e invece abbiamo la chicca che va vista a prescindere dalla fama che si porta dietro. Anche perché la violenza sbandierata c’è, è realistica e brutale, ma di certo non da lasciare traumatizzato chi è minimamente abituato a un cinema che non sia esclusivamente quello firmato Disney. C’è un pestaggio ai danni di Jessica Alba che sicuramente non lascia indifferente (colpevolmente censurato nell’edizione italiana cinematografica!), sesso sadomaso in abbondanza, riferimenti piuttosto espliciti a violenza sessuale su minori e un’amoralità di fondo che fa la
differenza…insomma, Winterbottom confeziona un film sicuramente duro e crudo che non lascia indifferenti per la violenza portata sullo schermo, ma di certo non si esauriscono qui i motivi per cui valga la pena dare un’occhiata a “The Killer Inside Me”.
Winterbottom trae il suo film da un celebre romanzo di Jim Thompson, “Il killer che è in me” (1952), che era già stato adattato per lo schermo nel 1976 con l’omonimo film con Stacy Keach. “The Killer Inside Me” versione 2010 immerge in una sonnacchiosa cittadina texana negli anni ’50 una vicenda pulp che parte da uno schiaffo dato alla persona sbagliata e sfocia nella follia pura. Il personaggio di Lou Ford, interpretato con freddezza da un adatto Casey Affleck (“Gone Bay Gone”), è uno psicopatico represso, il vicesceriffo che nessuno vorrebbe mai a rappresentare la legge nella propria città. Lou ha il male scorrere nelle proprie vene, quel male dell’anima senza spiegazione che inquieta proprio perché privo di qualunque facile spiegazione. Lou ha una formazione da pervertito psicopatico fin da bambino, un autodidatta che conosce presto i piaceri del sadomaso, grazie all’iniziazione sessuale di una bellissima
adolescente, e poi si diletta in sevizie e stupri su bambine di 5 anni. Un freddo, cinico e auto compiaciuto pervertito che riesce a guadagnarsi la fiducia di tutti, grazie alla sua faccia da bravo ragazzo, al suo temperamento mite e ai suoi modi gentili. Basta poco per far uscire lo psicopatico ingabbiato nell’animo di Lou, per dar foga alla sua natura maligna, basta uno schiaffo, un’aggressione da parte di una prostituta per far emergere folli piani di ricatto e omicidio. Winterbottom descrive con compiacimento la discesa negli inferi della comunità di Central City, la classica cittadina che nasconde del marcio in ogni angolo, ma che ruota attorno all’elemento di instabilità sociale caratterizzato da Lou Ford. Il vicesceriffo appare come un ricettacolo di tutto il male che si annida a Central City, il simbolo della devianza di cui immancabilmente è farcito ogni microcosmo sociale. Lou possiede un magnetismo quasi soprannaturale che spinge chiunque a dargli affidabilità e a qualunque donna ad innamorarsi di lui, anche di fronte a paradossali momenti di violenza. L’immotivazione e il fascino del male, dunque, che il personaggio di Casey Affleck rappresenta alla perfezione.
Il problema in cui “The Killer Inside Me” incappa è una certa macchinosità nello svolgimento della trama, una colpa da attribuire allo sceneggiatore John Curran (“Il velo dipinto”) che non gestisce sempre a dovere la paradossale complessità in cui la storia si inoltra con il susseguirsi degli
eventi, tralasciando o trattando con superficialità alcuni momenti cardine. Buona invece la scrittura dei personaggi, anche minori (l’avvocato Walker interpretato da Bill Pulaman ne è un esempio), con la sola eccezione del sindacalista Joe Rothman – interpretato da un Elias Koteas eternamente relegato a ruoli di contorno – che non appare sufficientemente sviluppato. Molto buona invece la performance offerta da gran parte del cast, capitanato da un Casey Affleck in ascesa e contornato da Jessica Alba, Simon Baker (“La terra dei morti viventi”; “The Mentalist”), Ned Beatty (“Un tranquillo weekend di paura”; “Superman”) e una sempre ottima Kate Hudson (“The Skeleton Key”; “La mia miglior nemica”).
Sotto l’aspetto tecnico funziona un po’ tutto, dalla fotografia di Marcel Zyskind alla ricostruzione storica fino alla colonna sonora jazz (notevoli i titoli di testa coloratissimi con “Fever” di John Little Willie).
Non ci troviamo di fronte a un film perfetto certamente, ma “The Killer Inside Me” il suo sporco lavoro sa farlo bene: intrattenere, disturbare e, perché no, riflettere. E in un film mainstream solitamente è solo la prima caratteristica a prevalere.
Merita mezzo voto in più.