Llamada perdida backdrop
Llamada perdida poster

LLAMADA PERDIDA

One Missed Call

2008 US
enero 4, 2008

Una joven estudiante ve cómo sus amigos comienzan a recibir mensajes en el movil que les muestran su futura y próxima muerte. Cuando ella recibe un mensaje, tendrá tres días para escapar de su propia muerte, con la ayuda de un detective.

Directores

Eric Valette

Reparto

Shannyn Sossamon, Edward Burns, Ana Claudia Talancón, Ray Wise, Azura Skye, Johnny Lewis, Meagan Good, Jason Beghe, Rhoda Griffis, Ariel Winter
Terror Suspense Misterio
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

skull skull empty skull empty skull empty skull
Un gruppo di amici è terrorizzato da una serie di misteriosi decessi che li sta decimando uno ad uno: ogni vittima riceve una telefonata sul cellulare proveniente dal futuro, che viene puntualmente persa; la segreteria del telefono registra un messaggio che descrive al malcapitato di turno il momento della propria morte, che ovviamente avviene. Beth, una studentessa di psicologia, dopo aver assistito alla morte dei propri amici, si trova ora a dover indagare sull’origine di queste misteriose telefonate poiché anche lei ha ricevuto la “chiamata”. Ad affiancare la ragazza nell’indagine c’è l’agente Jack Andrews, fratello della prima vittima della maledizione telefonica. Nel 2003 usciva in Giappone “Chakushin ari” (conosciuto nei Paesi anglofobi come “One Missed Call” e ribattezzato da noi “The Call – Non rispondere”), diretto dal celebrato regista Takashi Miike e tratto da un romanzo di Yasushi Akimoto. Il film, che era un fin troppo evidente clone di “The Ring”, fu un grande successo di pubblico tanto da generare due sequel e una serie tv ad esso dedicata. Ora la storia dei messaggi di morte tramite cellulare viene riproposta in salsa yankee nell’ormai consolidata politica fagocitatrice che Hollywood ha intrapreso negli ultimi anni, soprattutto in campo horror, prendendo di mira spesso e volentieri proprio i successi orientali, perché (stando alle parole dei produttori) i film originali non vengono capiti dagli spettatori occidentali a causa di evidenti discrepanze culturali. Spesso capita, però, che queste imprese di remake non danno vita a prodotti “impeccabili”, anzi il più delle volte il clone occidentale, anche se confezionato in modo dignitoso, perde molto dell’originale, soprattutto riguardo a significati intrinseci e riflessioni sociologiche. Ci sono le dovute eccezioni in cui il remake è decisamente più riuscito dell’originale (vedi “The Ring”), ma grosso modo la regola vuole che queste opere siano economicamente vincenti (anche qui c’è l’eccezione, vedi “Dark Water”) ma artisticamente ben poco rilevanti. Riguardo “Chiamata senza risposta” la regola viene pressoché rispettata e grosso modo vale lo stesso discorso fatto tempo fa in occasione del remake di “The Eye”; nella mente dello spettatore che ha già visto l’opera originale balena una sola parola a fine visione: inutile. Già, perché proprio come era accaduto per il film con Jessica Alba, anche questo “Chiamata senza risposta” rimane molto fedele al prototipo, variando il minimo possibile e fallendo lì dove le modifiche vengono effettuate. E proprio come era accaduto nel caso di “The Eye”, anche qui viene scelto un promettente talento francese per dirigere questo film; lì c’erano i David Moreau e Xavier Palud di “Them”, qui l’Eric Valette di “Maléfique”. Ma c’è da dire che in fin dei conti il film di Valette ha un paio di assi nella manica. Per prima cosa si può constatare che alcune innovazioni introdotte alla vicenda non sono disprezzabili, su tutte l’introduzione di inquietanti figure che si presentano a tutti coloro che hanno ricevuto la “chiamata”. Figure raccapriccianti e dalle stranianti sembianze plasticose che hanno un “perché” nella vicenda. Inoltre anche lo stesso Valette è riuscito a donare un tocco di personalità all’opera disseminando le scenografie di inquietanti pupazzi (e chi ha visto “Maléfique” capirà il nesso) e dando all’intera opera un accentuato senso di macabro che sfocia nella lunga parte ambientata nell’ospedale abbandonato. Purtroppo “Chiamata senza risposta” annovera anche un finale decisamente brutto, diverso in confronto a quello del film di Miike, che perde l’efficace ambiguità del predecessore per buttarsi sulla pacchiana esibizione di inutili e ridicoli effetti speciali che fanno perdere al film almeno mezzo voto. Cast assolutamente nella norma per prodotti di questo tipo: Shannyn Sossamon (“Catacombs – Il mondo dei morti”), avviata su una strada da scream queen, nel ruolo della protagonista, Edward Burns (“15 minuti – Follia omicida a New York”) nei panni del detective-spalla e cammei sparsi di Ray Wise (“Twin Peaks”; “Jeepers Creepers 2”) e Laura Harring (“Mulholland Drive”; “Ghost Son”). Insomma, “Chiamata senza risposta” piacerà molto ai teen agers che non hanno mai visto l’originale e che si fiondano nei cinema climatizzati per sfuggire all’avanzante calura estiva. Probabilmente, però, lascerà del tutto indifferenti gli altri, malgrado non sia tra i remake peggio realizzati. Merita comunque un mezzo voto in più.