Cloverfield backdrop
Cloverfield poster

CLOVERFIELD

2008 US
January 15, 2008

Five young New Yorkers throw their friend a going-away party the night that a monster the size of a skyscraper descends upon the city. Told from the point of view of their video camera, the film is a document of their attempt to survive the most surreal, horrifying event of their lives.

Cast

Lizzy Caplan, Jessica Lucas, T.J. Miller, Michael Stahl-David, Mike Vogel, Odette Annable, Anjul Nigam, Margot Farley, Theo Rossi, Brian Klugman
Action Thriller Science Fiction
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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La notte tra il 22 e il 23 Maggio New York viene attaccata da una creatura gigantesca venuta dalle acque, che prima decapita la Statua della Libertà e poi semina morte e panico tra le strade della Grande Mela. L’evento è documentato in diretta dalla videocamera a mano di un ragazzo che si trovava a festeggiare un suo amico in partenza verso il Giappone. CREAZIONE DI UN EVENTO. Nel 1999 i due giovani registi esordienti Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez crearono un evento grazie ad una semplice ma efficace campagna promozionale tutta incentrata sul mistero: “The Blair Witch Project”. Il film, a dispetto di un budget ridicolo e di una resa amatoriale, incasso in tutto il mondo quasi 250 milioni di dollari, battendo ogni record di incasso per un film indipendente. Dopo nove anni la storia si ripete e il duo Matt Reeves (regista)/ J.J. Abrams (produttore) creano “Cloverfield”, uno dei film evento di questo inizio 2008. La potenza e la riuscita di “Cloverfield” risiede principalmente nell’acuta strategia di viral marketing che è stata creata a supporto del film. La curiosità del pubblico è stata stuzzicata e alimentata da una serie di “assaggi” che puntavano insistentemente sulla misteriosità del prodotto e sull’attesa che questo mistero inevitabilmente generava. La produzione del film ha lanciato una serie di false piste create ad hoc, e poi la fantasia dei potenziali spettatori ha fatto il resto, gettando sul film una tale mole di fantasiose interpretazioni e congetture da rendere “Cloverfield” un cult ancor prima della sua uscita, nonché un successo economico annunciato. Con un budget di 30 milioni di dollari (quasi tutti impiegati per la realizzazione degli elaborati effetti speciali), “Cloverfield” ne ha incassati 41 milioni nel primo week-end di programmazione negli Stati Uniti, diventando il maggior incasso di sempre nel primo week-end di programmazione nel mese di Gennaio, e si annunciano faville anche negli altri Paesi.Già solamente per il tam-tam pubblicitario creato, Reeves e Abrams meritano una grande stima, poiché i due autori sono riusciti seriamente a creare dal nulla un evento: una trama misteriosa, attori sconosciuti (anch’essi all’oscuro dei dettagli sul plot prima di iniziare le riprese, per non far trapelare informazioni), indizi seminati ovunque e false piste che si ricollegavano all’immaginario appartenente all’universo dei celebri “Monster movies” del passato e all’universo già creato dai serial tv di culto targati J.J.Abrams (“Alias” e “Lost”). VIRAL MARKETING ESTREMO. Tutto è iniziato con un misterioso filmato finito su you tube, probabilmente diffuso dalla stessa produzione del film e fatto sparire nell’arco di pochi giorni, in cui si annunciava un ipotetico film su una città presa d’assalto da un nemico misterioso. Il filmato, dalla qualità video pessima, era una ripresa amatoriale di una festa tra amici, improvvisamente interrotta da un blackout e da un boato che echeggiava tra le strade della città, seguito da una palla di fuoco che solcava il cielo. Lo stesso filmato, dopo alcune settimane, è stato diffuso come teaser trailer di un film, ancora senza titolo, prodotto da Abrams, con la sola aggiunta di alcune immagini che mostrano la testa della Statua della Libertà lanciata a grande forza tra le strade della città (potete visionare il teaser trailer qui sotto). Contemporaneamente comparve on line un misterioso sito che ha nell’url la data già diffusa nel teaser trailer: www.1-18-08.com, in cui sono presenti solamente delle foto (che cresceranno di numero con il passare dei giorni) che mostrano immagini di una festa, ma anche inquietanti cetacei spiaggiati e mutilati e chiazze di sangue nell’oceano. A questo punto la fantasia degli utenti internet si è scatenata e la misteriosa data 1-18-08, oltre che un ipotetico rilascio in sala del film, sembrava accreditarsi anche come titolo del film (continuamente ridefinito da alcune tagline che di volta in volta apparivano sul poster rilasciato da li a poco e che citavano le parole “Monstrous” o “Furious”). Non sono mancati falsi video amatoriali di chi diceva di aver ripreso “di nascosto” il set del film, in realtà video diffusi dalla stessa produzione e fatti sparire nell’arco di pochi giorni per alimentare il mistero. Non sono mancati siti apparentemente affiliati al famoso 1-18-08 o di completo depistaggio, di cui il più famoso è www.slusho.jp, il sito promozionale di una inesistente bibita analcolica di produzione giapponese che poi compare anche sulla t-shirt indossata da uno dei protagonisti del film e rimanda ad una bibita creata dallo stesso Abrams per il suo serial “Alias”. Lo stesso titolo del film è rimasto incerto (o se volgiamo oscuro) fino alla fine. Da “1-18-08” ai “Monstrous” e “Furious”, si è ipotizzato addirittura che il potesse intitolarsi “Slusho”, come il drink immaginario o “Parasite”, in base ad alcune indiscrezioni su una creatura parassita che attacca New York. “Cloverfield” (che letteralmente significa ‘campo di trifogli’) era semplicemente il titolo di lavorazione del film che Abrams scelse perché è semplicemente il nome del boulevard di Santa Monica in cui si trovano gli uffici della “Bad robot”, casa di produzione fondata dal produttore. Poi è stato attribuito un significato ben preciso a questo nome, poiché è così che è chiamata in codice dall’esercito degli Stati Uniti la zona di Central Park in cui nel film viene rinvenuto il video fatto dai ragazzi della festa; così che “Cloverfiled” è divenuto il titolo ufficiale del film. Ancora più mistero è aleggiato fino all’ultimo sull’identità del mostro, a cui ha contribuito la spasmodica ricerca dei fans che hanno congetturato una serie di ipotesi incredibili per le quali il mostro sarebbe stato, di volta in volta, Godzilla (dunque “Cloverfiled” sarebbe dovuto essere l’annunciato e mai realizzato sequel del “Godzilla” di Emmerich), Gamera (la tartaruga gigante e sputa fuoco dell’omonimo monster movie giapponese), Voltron (il robot di una celebre serie animata giapponese) o addirittura Cthulhu, la divinità maligna creata dallo scrittore Lovecraft. Non sono mancati neanche coloro che hanno voluto vedere nella creatura mostruosa di “Cloverfield” un riferimento (o rivelazione) alla presenza che si aggira nel serial tv “Lost”, richiamato dalla data d’uscita del film che, attraverso la fantasiosa equazione di Valenzetti (inventata proprio in “Lost”), coinciderebbe con il fatidico numero del volo sul quale si trovavano i protagonisti del serial tv prima di schiantarsi sull’isola e i minuti prima dei quali dovevano digitare il codice del bunker (108). Ulteriori stratagemmi di viral marketing unito alla fantasia degli utenti sono nati con degli abbozzi diffusi on-line che ritraevano (falsamente) le sembianze del mostro (che potete vedere qui sotto) e la teoria secondo la quale il volto del mostro sia nascosto nella locandina del film (immagini in alto). L’IMPORTANZA DI CLOVERFILED “Cloverfield” non è solamente una geniale strategia pubblicitaria; “Cloverfield” è anche un grande film dell’orrore, un’esperienza unica e realmente inquietante. Dunque non solo un “filmino” che giustifica mesi e mesi di viral marketing, ma uno dei più originali e coinvolgenti monster movie di sempre, che si fa forte di una potenza metaforica di incredibile valore sociologico. In fin dei conti cos’è “Cloverfield” se non un realistico apologo sulle paure degli statunitensi in seguito alla tragedia dell’11 Settembre? Non si tratta di facile lettura politico-sociale delle immagini catastrofiche visibili nel film, ma di una esplicita visone di un città sotto attacco. L’attacco di un nemico inatteso e misterioso che prende in contropiede e causa incredibili danni alle vite delle persone innocenti, alla città e all’orgoglio di chi governa e si vede costretto a cedere alle soluzioni più drastiche per “contenere” la piaga. “Cloverfield” è proprio il manifesto più esplicito di un malessere comune tra i cittadini di New York (e non solo), che sotto l’aspetto di film di genere nasconde il più efficace e spaventoso specchio della tragedia passata e sempre pronta a ripetersi, un film molto più efficace nel replicare cordoglio e paura di quanto lo siano stati film ben più “seri” e di impegno civile come “World Trade Center” o “United 93”. Il motivo sta principalmente proprio nella magnifica scelta di mostrare la catastrofe attraverso il “cineocchio” di un testimone qualsiasi della tragedia, un ragazzo come tanti che da un party con gli amici si ritrova a documentare incredulo la caduta di New York. Il tutto ci viene mostrato attraverso il video realizzato da una videocamera a mano dall’involontario documentatore, con conseguenza di riprese mosse, confuse, improvvisi stacchi, sfocature e fragore visivo, nonché uditivo, di chi corre, inciampa, urla, cade ma imperterrito continua a filmare. Una sorta di temerarietà da testimone (audio)visivo che nell’epoca di you tube e dei videofonini si inocula nel più impensabile individuo, spinto dalla voglia di documentare, di poter dire ad amici ed estranei “io c’ero”, e rendere partecipe di qualsiasi esperienza il maggior numero di persone. All’interno del film-documentario c’è comunque una bella storia da seguire, che vede coinvolti i quattro ragazzi fuggiti dal party che si trovano ad attraversare Manhattan per andare a soccorrere una loro cara amica rimasta intrappolata tra le macerie della sua abitazione, tra attacchi di mostri “indefinibili” e il fuoco amico dei militari che sono giunti a contenere la minaccia. Numerose sono le sequenze al cardiopalma che lo spettatore non riuscirà a cancellare dalla mente: dal primo attacco del mostro con testa mozzata della Statua della Libertà alla sequenza sul ponte di Brooklyn, dal passaggio nel tunnel della metro all’adrenalinico finale sul palazzo in bilico. Il team di attori sconosciuti ingaggiati per interpretare i protagonisti del film è ottimo, una serie di volti increduli e spaventati realmente capaci di apparire credibili. Piuttosto ben congegnata è anche la sceneggiatura di Drew Goddard, fido collaboratore di Abrams, che riesce a coinvolgere in un’avventura “in diretta” non priva di colpi di scena. Ottimi risultano anche gli effetti speciali creati dallo Tippett Studio e dal Double Negative che, grazie al vedo e non vedo e alla qualità spesso non ottimale delle riprese video, riescono ad apparire come estremamente realistici, anche lì dove viene mostrato un gigantesco mostro che sfila per le strade di Manhattan. “Cloverfiled” verrà sicuramente ricordato negli annali del cinema non solo per tutto ciò che ha comportato la sua promozione e la tecnica da reality con cui è reso, ma soprattutto per la grande importanza sociale non dissimile dagli apocalittici monster movies che hanno documentato il timore dell’essere umano per il nucleare e la Guerra Fredda durante l’age d’or della fantascienza di metà ‘900. Da vedere con la consapevolezza che si assisterà ad un film anomalo e dalla resa video amatoriale.

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