Il sangue di "saw" la scorsa stagione ci aveva sconvolto con un film in cui il liquido rosso sgorgava copioso, senza motivo, innalzando il dramma a una sorta di gioco per la morte inutile e gratuito. Oggi Creep, che aveva tutte le carte in regola per essere l'anti The descent, film crepuscolare ambientato meravigliosamente nelle profondità della terra, diviene un nuovo massacro granguignolesco, tralasciando una sceneggiatura che solo nell'incipit consegna qualche spunto interessante. A Londra, Kate (Franka Potente) deve prendere l'ultimo metrò per lanciarsi in una notte glamour. Perso un treno, dopo essersi addormentata, ne prende un altro al volo, senza rendersi conto della direzione che prenderà. Il treno si ferma, le luci si spengono, e l'oscurità prende il sopravvento. L'incubo inizia.
Registi
Christopher Smith
Cast
Franka Potente, Sean Harris, Vas Blackwood, Ken Campbell, Jeremy Sheffield, Paul Rattray, Kelly Scott, Strapper, Kathryn Gilfeather, Grant Ibbs
Kate, ragazza dell’alta borghesia di ritorno da un party, decide di prendere la metropolitana per raggiungere un suo amico che dovrebbe presentarle George Clooney. La ragazza, nell’attesa del treno, si addormenta sulla panchina della metrò e quando si risveglia è completamente sola, intrappolata nella stazione ormai chiusa. Dopo essere sfuggita ad un tentativo di stupro da parte di un suo conoscente che l’aveva seguita fin lì, Kate si renderà conto che i cunicoli della metrò londinese sono abitati, oltre che da senzatetto, anche da un essere mostruoso che usa gli esseri umani come cavie da laboratorio.
Si può tranquillamente affermare che in questi ultimi anni l’horror britannico è riuscito a superare in qualità il pluricelebrato cinema di spavento a stelle e strisce; infatti nell’arco di tre anni circa sono stati prodotti in Inghilterra alcuni tra gli horror meglio riusciti del panorama cinematografico del nuovo millennio: sto parlando di pellicole come “Dog soldiers”, “The Descent” (entrambi di Neil Marshall) e “Shaun of the dead”; pellicole divertenti, irriverenti, ultra gore e ricche d’atmosfera, che strizzano l’occhio soprattutto al cinema del terrore che si faceva 20-30 anni fa. Ai titoli citati si aggiunge ora “Creep” di Christopher Smith, storia dark di mostri e claustrofobia, distribuita in Italia con abbondante ritardo e passata del tutto inosservata al botteghino. Ora bisogna subito mettere in chiaro che “Creep” risulta senz’altro inferiore ai titoli su citati, a causa di una storia non proprio originale (esiste un piccolo film inglese del 1972, “Non prendete quel metrò”, che tratta tematiche molto simili) e di uno script non sempre all’altezza; malgrado ciò il film ha il merito di avere un ritmo serratissimo che coinvolge lo spettatore dal primo all’ultimo minuto ed una location, i cunicoli della metropolitana, poco sfruttata dal cinema degli ultimi anni, ma altamente suggestiva. Il film è stato girato in una vera stazione della metrò londinese (la Aldwych) in disuso da diversi anni, perciò riesce alla perfezione a ricreare un’atmosfera realistica che ci mostra un ambiente inquietante e viscido, che alterna il bianco asettico delle mattonelle che rivestono i corridoi della stazione e gli interni dei treni, con la sporcizia e il sangue rappreso che ricopre gli ambienti frequentati dal mostro.
Nella sceneggiatura, dello stesso Smith, si può notare una marcata contrapposizione tra il mondo falso e “plastificato” dell’alta borghesia, caratterizzato da droga-party e interessi del tutto futili (incontrare George Clooney!) e il mondo disagiato dei reietti e dei senzatetto che popolano i bassifondi metropolitani e di cui anche la figura del mostro (interpretato da un truccatissimo Sean Harris) fa parte: emarginato e condannato a vivere in quelle condizioni da una società che mai l’avrebbe accettato; una figura inquietante e disgustosa, che allo stesso tempo riesce a suscitare nello spettatore una grande senso di compassione. La protagonista (una Fraka Potente in versione Barbie) appartiene al mondo superficiale che vive in superficie, ma che durante il film entrerà in contatto con il mondo sotterraneo, dal quale rimarrà coinvolta e infine inglobata, fino alla sua rinascita classista nel finale liberatorio.
Si parlava di uno script poco incisivo, infatti “Creep” presenta, oltre che una storia a tratti leggermente ripetitiva (il mostro che da la caccia alle vittime), delle ingenuità narrative che, con maggiore attenzione, potevano essere evitate: su tutte l’espediente che permette alla protagonista di rimanere intrappolata nella metropolitana (si addormenta…poco credibile davvero!). Inoltre sarebbe stato positivo approfondire la personalità del mostro, del quale, allo spettatore, non è dato conoscere le origini.
Molto nutrito il reparto atrocità, che annovera, oltre ad una discreta dose di gore,
anche un paio di scene molto “forti”, come nel caso dell’operazione eseguita sulla ragazza immobilizzata sul lettino ginecologico.
In conclusione, “Creep” è un film da vedere, capace di tenere lo spettatore incollato davanti allo schermo per tutta la sua durata, grazie ad un azzeccato senso del ritmo. Inferiore ad altri esempi della new wave orrorifica britannica, soprattutto a causa di imperfezioni di sceneggiatura, ma godibile sotto tutti gli altri aspetti.