Creepshow 3 backdrop
Creepshow 3 poster

CREEPSHOW 3

2006 US
April 24, 2006

This follow-up to the George Romero/Stephen King-launched anthology series features five new tales of horror and a wraparound. The main stories deal with alternative realities ("Alice"), possessed communication devices ("The Radio"), vampires and serial killers in lust ("Call Girl"), mad inventors ("The Professor's Wife"), and hauntings from beyond the grave ("Haunted Dog").

Directors

Ana Clavell

Cast

Stephanie Pettee, Justin Smith, Roy Abramsohn, Susan Schramm, Matt Fromm, Bunny Gibson, AJ Bowen, Elina Madison, Nathan Kirkland, Selma Pinkard
Horror Comedy
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Cinque episodi, tutti ambientati nel medesimo quartiere. Una ragazza, di ritorno da scuola, trova il padre a giocherellare con un telecomando, ma ogni volta che l’uomo preme un pulsante, la ragazza si ritrova nella medesima situazione ma in realtà differenti e il suo corpo ne risente notevolmente. Un uomo compra una radiolina che comincia a dargli consigli fino a spingerlo all’omicidio. Una prostituta serial killer si reca ad un appuntamento di lavoro, ma il suo cliente nasconde un terribile segreto. Due ragazzi sono invitati dal loro ex professore a conoscere la sua fidanzata, con la quale sta per sposarsi, ma i due sono convinti che la donna sia un robot e le conseguenze saranno sanguinose. Un odioso dottore causa la morte di un senza tetto e viene perseguitato dal suo fantasma. Ricordate “Day of the Dead 2: Contagium”? Se l’avete visto è difficile dimenticarlo per il senso di torpore e allo stesso tempo indignazione che riusciva a trasmettere nello spettatore. “Creepshow 3” è un’operazione analoga al falso sequel del “Giorno” romeriano, un film che ne presenta lo stesso cast tecnico e ha gli stessi intenti truffaldini. Alla regia ci sono Ana Clavell e James Glenn Dudelson e alla produzione/distribuzione la Taurus Enterteinment Company; il loro è ormai un sodalizio volto al saccheggio della cinematografia romeriana, fondato sulla semplice strategia dell’acquisto dei diritti di sfruttamento dei classici di Romero (presumo a poche migliaia di dollari) e sulla creazione di sequel che nulla hanno a che fare con gli originali…forse per dispetto nei confronti dei numerosi appassionati di cinema horror. Anche questa volta non ci troviamo di fronte ad un vero sequel, dunque, il numero 3 che segue il titolo è un semplice specchietto per le allodole per vendere un brutto film a episodi che nulla ha a che spartire con il bel dittico degli anni ’80. Le cinque storie che compongono il lungometraggio con molta probabilità sono state pensate separatamente (visto anche il folto numero di sceneggiatori: uno per episodio!) e in circostanze che non prevedevano l’amalgama in un unico film. L’unico sentore di uniformità è dato dall’introduzione in ogni episodio di qualche elemento che richiami gli altri, dando così un’idea di uniformità complessiva, caratteristica che, tra l’altro, allontana questo film ancora di più dai due precedenti. In fin dei conti questa costruzione da film corale è probabilmente la cosa più interessante e se non si notasse che le varie storie sono collegate con molta superficialità, avrebbe potuto anche essere un punto di forza per questo filmetto. Come da tradizione creepshowiana, il film si apre con un cortometraggio d’animazione che stavolta, invece di fare da cornice al tutto, è messo lì senza alcun senso e qualitativamente è scadentissimo: l’animazione simil flash serve a raccontare una storiella brutta e scontata. Potevano benissimo evitarlo, così come l’immagine che apre e chiude il film in cui viene fatta ruotare l’immagine disegnata di una zingara che legge una sfera di cristallo (la stessa che c’è nella locandina), assolutamente inutile ai fini del film. La pochezza tecnica che permea l’intero film, caratterizzata da una fotografia televisiva e da scenografie squallide, è accompagnata da una qualità delle storie molto bassa. Tra le cinque la più elaborata e forse interessante è la seconda, quella in cui un ragazzo un po’ represso dà sfogo alle sue fantasie grazie alla suadente voce femminile che lo consiglia da una radiolina rotta. Purtroppo gli attori coinvolti sono assolutamente da dimenticare e lo stesso sviluppo dei personaggi è men che mediocre. Salvabile senza dubbio per l’ironia è lo splatterosissimo episodio in cui due ragazzi smembrano la stramba fidanzata del loro professore credendo che sia un robot, e qualche spunto interessante, ma mal utilizzato, si può ravvisare anche nell’episodio della prostituta killer, in cui la bella Camille Lacey (a cui non si può perdonare la pudica interpretazione) si fa protagonista della scena più genuinamente violenta dell’intero film. Assolutamente pessimo risulta il primo episodio, contraddistinto da un’ironia fastidiosamente non riuscita e caratterizzato da un vuoto di idee imbarazzante che vorrebbe ammiccare ad “Ai confini della realtà” e ad “Alice nel paese delle meraviglie”, senza riuscire nel primo intento e risultando solo forzato nel secondo. L’ultimo episodio, quello del dottore e il fantasma, è senza dubbio pensato con l’idea di riciclare l’episodio dell’autostoppista dal secondo film, ma questa volta la storia è tirata troppo per le lunghe e manca completamente del macabro che contraddistingueva l’episodio ispiratore; l’unica cosa salvabile è l’interpretazione del protagonista, lo sconosciuto Kris Allen, anche se l’insistere troppo sui suoi siparietti di cinismo alla lunga stanca. Insomma, “Creepshow 3” è il solito brutto prodotto da home video che ha in più l’aggravante di sfruttare un titolo cult. Ci auguriamo che i due registi e la Taurus la piantino di sfornare falsi sequel dei film di Romero (ma che lasciano in pace anche altri “Grandi”) perché la cosa, oltre che dannosa per il tempo e le tasche dello spettatore, lo è anche per la loro già irrilevante carriera.