Custodes Bestiae backdrop
Custodes Bestiae poster

CUSTODES BESTIAE

2004 IT
mars 19, 2004

Ambientato in Friuli, un professore universitario e un giornalista sono in cerca della verità" su un elemento che fa morire le persone del luogo. Custodes Bestiae è stato girato in Villa Manin al Forte di Osoppo, Aquileia, Santa Margherita del Gruagno e Udine. Realizzato con mezzi irrisori come il precedente Radice quadrata di tre, ha usufruito di un contributo della Provincia di Udine.

Réalisateurs

Lorenzo Bianchini

Distribution

Giorgio Basile, Edo Basso, Laura Bau, Michela Bianchini, Mara Carpi, Orietta Chinellato, Adriano De Martin, Maurizio Della Rossa, Andrea di Varmo, Nevio Ferraro
Horror Thriller
HMDB

CRITIQUES (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Il professore Giorgio Dal Colle dopo aver rinvenuto un vecchio e misterioso affresco in una chiesa viene a conoscenza di una sconcertante verità risalente ai tempi in cui la chiesa praticava l’inquisizione. Decide così di rilasciare un intervista ad un giovane giornalista per rendere nota la sua terribile scoperta; ma poco prima dell’intervista il professore scompare misteriosamente senza lasciare tracce. Il giornalista così, desideroso di portare a compimento il suo articolo e preso dalla curiosità di ciò che voleva dirgli il professore, inizia ad indagare sulla misteriosa scomparsa dell’uomo e su ciò che voleva rivelare. Così verrà a conoscenza di una sconcertante realtà che riguarda gli abitanti di un piccolissimo paesino del Friuli. Uscito nel 2004, ma distribuito per il solo mercato dell’home video nel 2006, questo “Custodes Bestiae” è una piccola pellicola italiana passata decisivamente troppo inosservata e che malgrado il bassissimo budget offre dei risultati di grande livello. Alla regia compare un ottimo Lorenzo Bianchini, regista indipendente, autore di pochissime altre pellicole come l’horror “Radice quadrata di tre”, che oltre ad aver diretto il film si è preso la briga anche di scriverlo, montarlo e produrlo, riuscendo a dimostrare la sua competenza al genere e le sue grandissime capacità. Il film, che parte da un idea di base molto interessante e ben pensata in tutti i minimi particolari, si avvale di un’ottima sceneggiatura che riesce a coinvolgere lo spettatore sempre di più, minuto dopo minuto e riesce a creare scene cupe e persino inquietanti (come l’ottimo finale ambientato nel sinistro paesino del Friuli); anche la regia appare particolarmente valida, dimostrando sicurezza e riuscendo a dare un tocco di originalità nelle riprese. Belle e affascinanti anche le scenografie utilizzate, che seppur estremamente semplici, risultano perfettamente adatte al film e alla storia e riescono a rendere inquietante ciò che a prima vista può risultare estremamente banale; di grande impatto risultano anche le musiche, che tendono a sottolineare in maniera efficace i momenti di maggiore tensione. Ma gli effetti dovuti al basso budget non tardano a farsi sentire; infatti, i più grossi problemi del film possono essere riscontrati a livello tecnico, specialmente nella fotografia e nel sonoro: la fotografia appare fastidiosamente patinata (sembra quasi di guardare una puntata di qualche soap opera televisiva), dovuta all’utilizzo del digitale, che fa perdere gran parte del fascino al film e riesce a smorzare di molto il livello d’inquietudine che offre la vicenda; mentre il sonoro, che il più delle volte crea un fastidioso effetto di eco, risulta molto scadente tanto da rendere appena comprensibili alcuni dialoghi. Anche gli attori rappresentano un anello debole dell’intera opera, infatti sono tutti abbastanza incompetenti e poco credibili, e lasciano dunque molto a desiderare, a partire proprio dal giornalista protagonista che, seppur superiore alla media degli attori che in genere compaiono in film a bassissimo budget e usciti per il solo mercato dell’home video, appare piuttosto inespressivo e poco coinvolto dal progetto. Inevitabile non accorgersi che Bianchini, per realizzare questo film, abbia preso come modello le diverse pellicole di genere del celebre regista Pupi Avati, tanto che possono essere riscontrate diverse caratteristiche che comparivano proprio nei suoi film, uno su tutti il posto in cui ambientare la vicenda. Il film, infatti, sceglie come luogo d’ambientazione un piccolo e sperduto paesino del nord Italia popolato quasi esclusivamente da persone analfabete abituate a vivere lontano dal progresso offerto da grandi città come Milano, Roma o Torino. E sta proprio qui il fascino del film, il riuscire magnificamente a rendere terrificante ciò che in realtà non lo è, dimostrando che il vero orrore risiede non nelle cose più complesse e tecnologiche, ma nelle cose estremamente semplici con cui viviamo tutti i giorni ignari del pericolo che esse possono arrecare. E’ doveroso sottolineare che in “Custodes Beastiae”, così come nel precedente film di Bianchini, in moltissime scene i personaggi si esprimono in dialetto friulano (ma non c’è da preoccuparsi, i dialoghi sono ugualmente comprensibili grazie a sottotitoli aggiuntivi). In definitiva “Custodes Bestiae” è un affascinate e misterioso horror, ben pensato, ben sceneggiato e ben diretto, ma che purtroppo si lascia affondare da diversi problemi dovuti allo scarsissimo budget. Speriamo però che la prossima volta questo Lorenzo Bianchini riceva qualche finanziamento in più per realizzare un film poiché possiede tutte le carte vincenti per divenire una nuova icona del cinema horror italiano.