Dark Water backdrop
Dark Water poster

DARK WATER

仄暗い水の底から

2002 JP
janvier 19, 2002

Une mère et sa fille de 6 ans emménagent dans un appartement effrayant dont toutes les surfaces sont imprégnées d'eau.

Réalisateurs

Hideo Nakata

Distribution

Hitomi Kuroki, Rio Kanno, Mirei Oguchi, Asami Mizukawa, Fumiyo Kohinata, Yuu Tokui, Isao Yatsu, Shigemitsu Ogi, Maiko Asano, Yukiko Ikari
Horreur Thriller Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

MC

Marco Castellini

Yoshimi Matsubara, una giovane donna da poco divorziata, si trasferisce, insieme alla sua piccola figlioletta Ikuko, in un appartamento all’interno di un fatiscente condominio. Fin dai primi giorni Yoshimi comprende che c’è qualcosa di minaccioso, di sinistro in quel palazzo: spesso si sentono dei rumori strani provenire dal piano di sopra, a volte pare di scorgere qualcuno, un’ambigua presenza nell’oscurità, ed anche la piccola Ikuko comincia a comportarsi in maniera strana…Quale terribile segreto nascondono le mura di quel palazzo? Quale inquietante presenza si aggira minacciosa? Chi pensava che il talento di Hideo Nakata si fosse esaurito con il successo di “Ringu” si dovrà ricredere: “Dark Water” è un altro piccolo gioiello di suspense e paura. Di pellicola in pellicola Nakata sta tessendo una filmografia caratterizzata da una forte coerenza stilistica e tematica, che fa di lui un regista con una ben precisa identità. Nuovamente tratto da un romanzo di Suzuki Kôji (già autore di “Ringu”) “Dark Water” è il miglior film di Nakata dopo il suo più grande successo. La collaborazione tra lo scrittore e il regista produce di nuovo atmosfere cupe e spaventose, sorrette, ancora una volta, da ottime interpretazioni del cast (perfetta Kuroki Hitomi nel ruolo della madre, personaggio umanissimo e fragile). Ancora una volta neppure una goccia di sangue, nessun effetto mirabolante ma piuttosto un ritmo lento; il risultato però è, forse proprio per queste caratteristiche, ancora più spaventoso. In “Dark Water” si ritrovano elementi già visti nella serie di “Ringu”: la presenza di un fantasma di una bambina (la cui connotazione negativa è piuttosto ambigua), il climax finale, l’ambientazione umida, bluastra e piovosa. Se “Ringu” si svolgeva per lo più durante giorni di pioggia, su un’isola circondata da un mare tempestoso, e dentro un pozzo pieno d’acqua, in “Dark water” - come d’altronde suggerisce il titolo - l’acqua è addirittura l’elemento portante del film, luogo di morte, ma soprattutto di contatto tra la vita e il mondo terreno. Al posto del famosa videocassetta della serie di Sadako qui c’è un ascensore come “canale” che collega il mondo terreno con quello dell’aldilà. Una profonda differenza con “Ringu” però c’è: mentre le sequenze finali del primo episodio della saga della videocassetta maledetta avevano il sapore di una minaccia, in “Dark Water” l’inquietudine lascia il posto ad un senso di malinconia, di profonda tristezza per un inevitabile perdita. Qualche difetto questa pellicola di Nakata ce l’ha pure: qualche debito di troppo nei confronti de “Le verità nascoste” di Robert Zemeckis (di nuovo la presenza dell’acqua, delle vasche da bagno in cui si rispecchiano le due protagoniste), ed un finale, come detto, forse troppo malinconico e, a conti fatti, poco “pauroso”. Tuttavia “Dark Water”, pur non avendo l’impatto e la genialità di Ringu, è più di un "buon horror": è diretto in maniera magistrale, è coerente in ogni sua parte, ha un’ottima fotografia e interpreti all’altezza ma, cosa più importante, in un paio di sequenza fa paura davvero! Assolutamente consigliato.

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