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LA CASA DEI MILLE CORPI - THE HOUSE OF 1000 CORPSES

The Devil's Rejects

2005 DE
luglio 22, 2005

Texas, contea di Ruggsville, 18 maggio 1978. Sei mesi dopo gli eventi del primo film, lo sceriffo John Quincy Wydell e un manipolo di poliziotti circondano la fattoria dei Firefly, intenzionati a stanare la famiglia colpevole di decine di omicidi. Nello scontro a fuoco che segue Mother Firefly viene catturata mentre il figlio Rufus rimane ucciso. Solo Otis e Baby, riescono a fuggire mentre Tiny, fratello di Baby e Rufus, riesce a non farsi trovare dai poliziotti. Nella casa la polizia trova cadaveri fatti a pezzi sparsi un po’ ovunque, oltre a ritagli di giornale e diari fotografici che testimoniano le efferatezze compiute dai Firefly

Cast

Sid Haig, Bill Moseley, Sheri Moon Zombie, William Forsythe, Ken Foree, Matthew McGrory, Leslie Easterbrook, Geoffrey Lewis, Priscilla Barnes, Dave Sheridan

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Anni ‘70. Un gruppetto composto da due ragazzi e due ragazze stanno facendo una gita tra i luoghi più bizzarri in cui potrebbe imbattersi un turista, con l’intento di scrivere una guida sulle stramberie on the road made in Usa. Finchè approdano in una stazione di servizio (in cui si cucina un ottimo pollo fritto!) con annesso un museo degli orrori, dove vengono a conoscenza della leggendaria figura del Dottor Satana. I ragazzi, incuriositi e decisi a saperne di più, si mettono in viaggio sotto la pioggia battente, verso il luogo in cui il fantomatico dottore è stato ucciso, ma incontrano lungo la via un’avvenente autostoppista che si offre di fare loro da guida. La macchina ha un guasto e i ragazzi vengono invitati a raggiungere la casa dell’autostoppista per usare il telefono: gli ingenui visitatori si ritrovano però in balia di una famiglia di pazzi psicopatici dediti a riti satanici e ogni efferatezza. Siamo di fronte ad una pellicola singolare, che colpisce positivamente oppure si odia fin dal primo momento. Trattasi dell’esordio alla regia del cantante e musicista Rob Zombie, ex leader dei mitici White Zombie, che ha voluto omaggiare (fin dall’epoca in cui è ambientato il film) quel filone horror grottesco e brutale che ha avuto il suo sfolgorante inizio a metà degli anni ’70, con capostipite l’ormai leggendario “Non aprite quella porta” di Tobe Hooper. Con questa pellicola il regista ha dichiarato il suo amore per quel genere cinematografico, tanto che la trama non è altro che un pretesto per mettere in scena citazioni esplicite dai suoi predecessori, felicemente condite con colori vivaci e un particolare gusto per il macabro, la macelleria e il non sense. Se evidente fin dal plot è il legame con “Non aprite quella porta”, troviamo riferimenti anche ad altre pellicole incentrate su nuclei familiari alquanto particolari: “Le colline hanno gli occhi”, “Spider baby” e “Il tunnel dell’orrore”. Il film di Zombie però, trattandosi di un divertissement per horrorofili, è stato spogliato da qualunque valenza sociologica (di cui si potevano invece vantare i suoi predecessori). La famiglia, intesa come istituzione primaria, nucleo nel quale si sviluppa la formazione etica e psicologica dell’individuo, veniva mostrata (nei film degli anni 70) come corrotta e degenerata, fabbrica di mostri e psicopatici dementi e mascherati: chiaro riferimento ai timori e alle insicurezze che contraddistinguevano la società americana di quel periodo. Anche “La casa dei 1000 corpi” può caricarsi di valori simili (oltretutto adatti all’attuale condizione sociale nordamericana che sembra essere ricaduta in un nuova era post Vietnam) ma non sono certamente le intenzioni alle quali aspirava il regista, quindi tale interpretazione risulterebbe alquanto forzata. Sotto l’aspetto tecnico questo film risulta altamente valido: Rob Zombie, anche autore della delirante sceneggiatura e dell’ottima colonna sonora, sembra dotato di buone qualità registiche e sceglie una serie di felici espedienti tecnici che sono una felicità per gli occhi (ma che potrebbero infastidire qualcuno): il film infatti è ricco di colori psichedelici e innaturali, ed è costituito da un montaggio a tratti serrato e concitato, a volte spezzato da singolari clip (tratte da vecchi film o trasmissioni televisive d’epoca…. o almeno così sembrano!), inoltre si fa spesso ricorso all’effetto negativo. Il cast è in sintonia con l’intero progetto, dal momento che Rob Zombie ha scelto due icone del cinema di paura per interpretare due dei componenti principali della pazza famiglia dei Firefly: Karen Black, attrice feticcio di Dan Curtis (vista in “Ballata Macabra” e “Trilogia del terrore”) nel ruolo della ninfomane madre di famiglia e Bill Moseley, attore divenuto celebre per la parte di Testa di latta, fratello di Faccia di cuoio in “Non aprite quella porta 2”, nel ruolo del membro portante della famiglia di degenerati. Tra gli altri attori ci sono una splendida Sheri Moon, nel ruolo della svampita e letale autostoppista e Sid Haig in quello del gestore della stazione di servizio. In conclusione si può parlare di una riuscitissima operazione nostalgica, dai toni dissacratori e felicemente pop, realizzata da un appassionato del genere, che non lesina in violenza gratuita, umorismo ed eccessi visivi sicuramente di ottimo gusto. In cantiere un sequel. Curiosità. Il film ha avuto una fase produttiva particolarmente lunga e travagliata (circa 4 anni), poiché la Universal, e poi la Mgm, si sono rifiutate di mettere mano al film per i suoi contenuti controversi e per la totale assenza di una morale. Infine il film è stato prodotto dalla Lions gate, che ha sempre un occhio di riguardo per gli horror.