Ripper 2 backdrop
Ripper 2 poster

RIPPER 2

Ripper 2: Letter from Within

2004 GB
août 3, 2004

Molly Keller se retrouve dans un hôpital psychiatrique de haute sécurité après avoir commis des meurtres sous l'emprise de son ancêtre Jack l'éventreur. Elle continue d'avoir des cauchemars dangereusement réels. Pour échapper à tout cela, elle accepte d'être la cobaye d'une expérience scientifique risquée...

Réalisateurs

Lloyd A. Simandl, Jonas Quastel

Distribution

Erin Karpluk, Nicholas Irons, Jane Peachey, Daniel Coonan, Colin Lawrence, Myfanwy Waring, Andrea Miltner, Curtis Matthew, Richard Bremmer, Mhairi Morrison
Horreur Thriller Science-Fiction
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Molly Keller è rinchiusa in un ospedale psichiatrico con la convinzione di essere l’incarnazione di Jack lo Squartatore. Il dottore che l’ha in cura non riesce a trovare una soluzione al male che l’affligge, così le consiglia di prendere parte a un trattamento altamente sperimentale che sarà la sua ultima opportunità per la guarigione. Si tratta di un intervento basato sulla realtà virtuale che dovrebbe riportare la sua mente a prendere il controllo delle sue emozioni. Molly accetta e viene così trasferita a Praga, dove il dottor Wiesser conduce la cura. Qui la ragazza fa la conoscenza di un gruppo di giovani pazienti anch’essi sottoposti alla cura, ma nel momento in cui l’esperimento ha inizio realtà e fantasia cominciano a fondersi e i pazienti di Weisser cadono uno dopo l’altro sotto la lama di un assassino incappucciato. Nel 2001, sull’onda del rinnovato slasher post “Scream”, fu prodotto un film dal titolo “Ripper – Lettere dall’inferno”. Solita solfa: teen agers protagonisti, assassino mascherato che uccide all’arma bianca, tutti sono sospettati, colpo di scena finale. Film mediocre che si salvava giusto per una certa creatività negli omicidi e nell’introduzione della figura di Jack lo Squartatore come collante tra le uccisioni. 2004, arriva il sequel. Lo scarso successo del prototipo però spinge la distribuzione nostrana a celare la parentela e così “Ripper 2 – Letters from Within” si trasforma magicamente in “Death Door – La porta dell’inferno”. Bizzarrie confusionarie titolistiche a parte, questo “Ripper 2” delude sotto tutti i punti di vista, da quello contenutistico a quello più strettamente formale. Cominciamo col dire che, malgrado si riparta proprio lì dove si finiva col primo film, ci ritroviamo con un’altra attrice a interpretare Molly Keller, la protagonista. Lì c’era A.J. Cook di “Criminal Minds”, qui Erin Karpluk (“Il demone dei ghiacci”) e ci andiamo a perdere sia per qualità attoriali che prettamente fisiche… e poi parliamoci chiaro, quando in un sequel ti cambiano gli attori del film precedente pur non cambiando i personaggi non ci si riesce a passar sopra con molta facilità, si viene a creare quell’effetto di diffida che già ti fa partire male la predisposizione al gradimento. Ma non è qui il problema di “Ripper 2”, più che altro ci troviamo a che fare con un film che davvero non sa cosa raccontare. I registi Jonas Quastel e Lloyd A. Simandl si divertono a mescolare le carte con continui passaggi e presunti tali dalla realtà fisica a quella virtuale con il solo effetto di creare una vera confusione fine a se stessa che invece di coinvolgere lo spettatore e spronarlo a farsi domande, lo induce alla noia. Poi, cosa piuttosto anomala, questo sequel è di braccine piuttosto corte sotto l’aspetto del gore e della violenza, portando in scena omicidi anonimi e spesso relegandoli al fuori campo. Di contro, invece, spinge il pedale sull’erotismo in una lunghissima (e decisamente noiosa perché ripetitiva) sequenza ambientata in un fetish club di Praga, con donne nude, lesbo-pomiciate e giochini sadomaso che sanno tanto di futile riempitivo per allungare un film che ha poco o nulla da raccontare. L’unico aspetto interessante della vicenda, ovvero il conflitto schizofrenico all’interno di Molly che la induce a identificarsi in Jack lo Squartatore, è troppo marginale a tal punto da essere del tutto abbandonato quando si materializza il boogeyman incappucciato. Naturalmente anche questo serve a confondere le carte in funzione di un colpo di scena davvero poco originale, però relegare all’oblio la tematica principale è una scelta alquanto discutibile. A sua volta si tenta di cavalcare l’onda della realtà virtuale e delle potenzialità che potrebbe sviluppare in un’idea di base che sembrerebbe voler richiamare quella di “The Cell”. Credo però che questa stessa intuizione non fosse molto chiara agli autori poiché si parla di realtà virtuale e di metodi scientifici ma noi non vediamo mai nulla, solo questi tizi in camicia da notte stesi sui lettini e i dottori che parlano al capezzale della protagonista. Stop. Poi realtà virtuale o meno, non facciamo altro che vedere i personaggi sempre aggirarsi tra le mura del fatiscente palazzo e, in un’occasione, tra i vicoli della città. Come si potrebbe prevedere, i personaggi non hanno caratterizzazione e fungono da semplice carne da macello per un body count poco coinvolgente. Ma vabbè, siamo in uno slasher di serie C, non è questo il problema fondamentale. Insomma questo “Ripper 2”…pardon, “Death Door”, non ha davvero nulla da offrire, prosegue stancamente e slealmente una storia già di per se con il fiato corto per ripercorrerla in modo pressoché pedissequo. Inutile e fiacco, evitabile anche per i patiti dello slasher.

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