Death Race: Inferno backdrop
Death Race: Inferno poster

DEATH RACE: INFERNO

2013 US
janvier 4, 2013

Le condamné Carl Lucas, alias Frankeinstein, est un pilote superstar dans une prison brutale connue sous le nom de Death Race. Lucas est plongé dans une compétition toute nouvelle pour lui et terrible par rapport à tout ce qu’il avait vécu auparavant, mais il ne lui reste plus qu’une seule course à remporter pour recouvrer sa liberté. Bien qu’il ait des adversaires redoutables et impitoyables, Lucas se bat pour que son équipe reste en vie et pour lui-même, dans une course en Afrique, dans le désert infernal du Kalahari.

Réalisateurs

Roel Reiné

Distribution

Luke Goss, Ving Rhames, Danny Trejo, Tanit Phoenix, Dougray Scott, Robin Shou, Langley Kirkwood, Frederick Koehler, Tanya van Graan, Sean Cameron Michael
Action Thriller Science-Fiction
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Carl Lucas è stato dato per morto in seguito all’incredibile incidente che l’ha visto coinvolto durante l’ultima corsa del Death Race. In realtà Lucas è sopravvissuto, con ustioni di secondo grado sull’80% del corpo a cui il chirurgo estetico sta pian piano lavorando per ridargli le sue sembianze. Nel frattempo Carl Lucas è diventato Frankenstein, il guidatore mascherato che sta appassionando i fan del Death Race e gli manca una sola vittoria per aggiudicarsi la libertà. Ma Weyland, il direttore del broadcast che trasmette Death Race, è costretto a vendere l’emittente al concorrente Niles York che decide di cambiare le regole del gioco: non si correrà più solamente a Terminal Island ma i match saranno allargati anche ad altri luoghi, passando anche in centri abitati. Inoltre York vuole truccare la prossima corsa per fare in modo che Frankenstein non vinca, così da non perdere la star del programma. Con il suo consueto team, che però è all’oscuro della sua vera identità, Frankenstein si prepara a correre! Una vera e propria nuova vita quella che ha investito il franchise di “Death Race”, nato come b-movie ultra violento a metà degli anni ’70 con “Anno 2000: La corsa della morte”, sotto la produzione di Roger Corman, e riportato nei cinema da Paul W.S. Anderson nel 2008 con un remake che ne ha enfatizzato la componente action. Il buon successo di questo remake ha dato avvio a una trilogia di cui gli ultimi due capitoli – che in realtà sono dei prequel – arrivano come prodotti per il solo mercato dell’home video dalla Universal Pictures; ma a differenza di molti scadenti prodotti che spesso sono peculiarità dell’universo straigh-to-video, i capitoli successivi di “Death Race” si sono mantenuti su livelli buoni, dignitosi action movie violenti che si legano molto bene al reboot attuato da Anderson. Con “Death Race 2”, non potendo usufruire della partecipazione dell’attore Jason Statham che incarnava il protagonista nel film precedente, si è optato per il prequel, raccontando funzionalmente la storia del precedente Frankenstein, interpretato dallo stuntman Luke Goss. Ma “Death Race 2” prendeva la storia molto alla larga e prima di trasformare Carl Lucas in Frankenstein dovevano passare una novantina di minuti… una sorta di prequel del prequel, insomma, dal momento che è in “Death Race 3: Inferno” che possiamo assistere ai fatti subito antecedenti al film del 2008. La squadra di questo terzo film è la medesima del precedente con Roel Reiné in cabina di regia, Tony Giglio ancora una volta sceneggiatore e un cast pressochè immutato: Luke Goss, Danny Trejo, Ving Rhames, Tanit Phoenix, Fred Koehler e Robin Shou, a cui si aggiunge il Dougray Scott di “Mission: Impossible 2” nei panni del cattivo, il nuovo broadcaster Niles York. “Death Race 3: Inferno” funziona a dovere, sa intrattenere e ha sufficiente inventiva per proporre una storia un minimo differente. Ovviamente ci troviamo anche qui alla medesima riproposta di una serie quasi ininterrotta di corse mortali votate alla spettacolarità, ma l’idea di spostare le gare fuori dalla prigione dona quel minimo di imprevedibilità necessaria per godersi il film. Certo, siamo comunque lontani dall’adrenalina e dai personaggi carismatici del primo film e manca anche quell’ampiezza narrativa che aveva fatto di “Death Race 2” un film molto riuscito, “Inferno” è piuttosto un appendice, un film di completamento al 2 e, se vogliamo, di connessione al primo, anche se è evidente come Frankenstein sia solo un simbolo e non una persona, tanto che chiunque potrebbe celarsi dietro quella maschera di metallo e “Death Race 3” ci tiene a sottolineare questa constatazione. Dei tre film questo numero 3 è il più debole, ma questo non vuol dire però che si tratti di un cattivo prodotto, anzi, ci troviamo comunque dinnanzi a un film ben confezionato, ricco di ritmo e con attori capaci e in parte. Forse sono i nuovi personaggi ad avere meno fascino dei precedenti, a cominciare dal cattivo interpretato da Scott che manca di personalità, risultando una sorta di fusione tra il personaggio di Ving Rhames e September Jones, la conduttrice dello show del film precedente. Insomma, tanta azione, belle donne (stavolta tra i piloti c’è anche una ‘lei’!) e violenza gratuita, tutti gli ingredienti che hanno fatto di “Death Race” una saga di culto tornano anche in “Inferno”. Da vedere per i fan delle corse automobilistiche “estreme”. Aggiungete mezza zucca.

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