Teeth backdrop
Teeth poster

TEETH

2008 US
January 18, 2008

Dawn is an active member of her high-school chastity club but, when she meets Tobey, nature takes its course, and the pair answer the call. They suddenly learn she is a living example of the vagina dentata myth, when the encounter takes a grisly turn.

Directors

Mitchell Lichtenstein

Cast

Jess Weixler, John Hensley, Josh Pais, Hale Appleman, Lenny Von Dohlen, Vivienne Benesch, Ashley Springer, Nicole Swahn, Laila Liliana Garro, Adam Wagner
Horror Comedy
HMDB

REVIEWS (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Dawn è una dolce ragazza in piena fase di sviluppo, ricca di sani principi e sostenitrice a scuola del movimento a favore della castità prematrimoniale. Come tutti i suoi coetanei è entrata nella fase in cui pian piano inizia a scoprire il suo corpo e ad avvertire i primi cambiamenti apportati dall’età adolescenziale. Un giorno però, dopo aver concluso con drastici esiti quella che doveva essere la sua prima esperienza sessuale ma tramutata in seguito in uno stupro, Dawn farà una terribile scoperta relativa al suo corpo: la sua vagina possiede una propria volontà ed è “munita” di denti aguzzi. Acclamato e premiato al Sundance Film Festival, “Denti” è un insolito film del 2007 diretto da Mitchell Lichtenstein. Si tratta di un film capace di giocare in maniera molto sapiente con i generi riuscendo a fondere in un'unica e ammirevole opera elementi tipici del genere horror e drammatico, senza disdegnare, al momento giusto, qualche piccolo ammicco alla commedia (più preciso parlare di black comedy). Ciò che maggiormente colpisce in un film del calibro di “Denti” è senza dubbio alcuno l’innovativa e bizzarra storia che sta alla base del plot, una storia altamente sopra le righe che potrebbe dare avvio a pregiudizi avventati spingendo lo spettatore a farsi un idea sbagliata del film, pensando cioè ad una scanzonata pellicola che fa dell’humor demenziale e di grana grossa il suo pane quotidiano. Sbagliato! Per quanto possa sembrare assurdo, il film di Lichtenstein ha una vena realizzativa molto seria e perciò non è assolutamente classificabile o riconducibile all’aggettivo “trash”! L’idea della “vagina dentata”, pur costituendo l’elemento innovativo della pellicola, non può essere considerata propriamente come originale poiché trae spunto da diversi miti e leggende provenienti dal folklore di zone anche distanti tra loro (come la costa nord-occidentale del Nord America e l’Asia sud-orientale) che ricorrevano, e ricorrono tutt’oggi, a tale figura per simboleggiare i molteplici rischi di contrarre malattie tramite il rapporto sessuale. Ma tale locuzione latina, “vagina dentata” appunto, trova la sua maggior fama nel celebre psicanalista Sigmund Froid che utilizzò tale figura per rappresentare in maniera emblematica quella che è l’ansia della castrazione insita nell’uomo. Il film riporta in auge questa figura facendo appello, per la maggiore, al panorama delle produzioni horror mettendo così in luce scene talvolta scioccanti e pesanti da digerire visivamente, ma grazie ad un efficace sceneggiatura riesce a non apparire come un semplice film dell’orrore ma è capace di offrire molto di più a seguito dell’apprezzabile scelta di approfondire e dare spessore alla frustrazione della giovane protagonista, ragazza entrata da poco a far parte del mondo adulto e desiderosa di scoprire il suo corpo e soddisfare le prime voglie libidinose. Purtroppo per lei, ma soprattutto per i suoi partner, non potrà soddisfare tali esigenze a causa di una pericolosa anomalia del suo corpo che la trasforma, contro la sua volontà, in una pericolosa assassina nel momento in cui si consuma il rapporto sessuale. Oltre ad un’ammirevole sceneggiatura capace di destare interesse, approfondire personaggi e situazioni senza mai cadere nel prevedibile o ancor peggio nel banale, va elogiata anche la regia di Mitchell Litchenstein (più famoso come attore e qui per la prima volta alle prese con un lungometraggio) che risulta sobria, efficace, poco sperimentativa e più propensa verso toni classici ma sicuramente idonea allo spirito e alla dinamicità dell’opera. Ma oltre a dimostrasi un bravo mestierante, Litchenstein, dimostra essere anche un autentico fan del genere capace di offrire, in molteplici occasioni, interessanti contributi al cinema fantascientifico tipico degli anni ’50, quel cinema che si dilettava a mettere in scena fantasiosi mostri giganti, spesso risultati di un’eccessiva esposizione radioattiva, pronti a simboleggiare anch’essi, in un era post guerra fredda, le più rilevanti paure dell’uomo. Pollice in su anche per il cast, formato per lo più da giovani attori poco noti ma tutti particolarmente convincenti e calati nella parte; tra tutti menzione particolare spetta proprio alla protagonista Jess Weixler (Premio Speciale della Giuria al Sudance Film Festival 2007 come protagonista femminile), adatta nel ruolo della frustrata e malinconica Dawn e capace, oltre che muoversi con molta disinvoltura e naturalezza davanti la macchina da presa, di fornire un ottimo spessore al suo personaggio. Dawn, infatti, nella sua apparente semplicità formale risulta essere un personaggio molto profondo e complesso capace di redimere la figura femminile all’interno del genere horror. Litchenstein, in più occasioni, ha affermato di odiare i film in cui il sesso femminile sta ad identificarsi con il “sesso debole” e in cui le donne, stereotipate all’inverosimile, finiscono con il risultare semplicemente le vittime della situazione. In “Denti” tutto ciò non accade e Litchenestein, con la sua Dawn, porta in scena una sorta di “eroina”, un personaggio capace di catturare in maniera singolare l’empatia dello spettatore e capace persino, malgrado la sua natura, di configurare come un modello cui lo spettatore (prevalentemente femminile, ovvio) vorrebbe identificarsi. Come detto in precedenza, seppur il film cerca di amalgamare assieme più generi, quello che sembra destare maggiormente l’attenzione è proprio il genere horror e così il regista, per dare più “vivacità” alla scena, non ci risparmia una manciata di scene brutali, sanguinarie e al limite del sostenibile e tra evirazioni, mutilazioni e membri umani dati in pasto ai cani il film apparirà come un piatto succulento anche per il più sadico tra gli horror-fan. Insomma, “Denti” non è solamente una pellicola da tenere d’occhio ma proprio un film capace di rasentare la perfezione: efferato, crudele, eccessivo ma al tempo stesso triste e riflessivo. Non se ne vedono spesso di pellicole così coraggiose e disinvolte nel trattare determinati temi delicati come questo; non è escluso che nel tempo, attraverso un giusto e meritato passaparola, “Denti” possa divenire un vero e proprio cult del genere. Film di rara bellezza. Imperdibile.