DeVour backdrop
DeVour poster

DEVOUR

2005 US
October 1, 2005

Friends become increasingly addicted to a video game that has an evil agenda.

Directors

David Winkler

Cast

Jensen Ackles, Shannyn Sossamon, Dominique Swain, William Sadler, Teach Grant, Martin Cummins, Rob Stewart, R. Nelson Brown, Wanda Cannon, Jenn Griffin
Horror
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Jake Cummins riceve come regalo da un suo amico per il suo compleanno l’iscrizione ad un gioco on line, “The Pathway”, in cui basta inserire i propri dati e il proprio numero di telefono e poi si ricevono delle istruzioni su delle “missioni” da eseguire. A quanto pare gli amici di Jake erano già iscritti a questo gioco, ma pian piano, cominciano a comportarsi in modo strano e arrivano fino all’omicidio, subito seguito dal suicidio. Jake deve ora arrivare alla fonte, a chi ha progettato il gioco, prima che anche lui compia il fatidico gesto. Ci troviamo di fronte ad uno di quegli sconcertanti prodottucoli pseudo-horror che vengono distribuiti esclusivamente per il mercato dell’home video. “Devour” non si discosta dalla tradizione dei direct to video, offrendo allo spettatore un fiacchissimo prodotto che affoga inesorabilmente nella mediocrità qualunque sua componente. Partiamo dalla storia. Il videogioco che uccide era stato già trattato in modo originale e con buoni risultati in “Brainscan – Il gioco della morte”, film diretto nel 1994 da John Flynn, e recentemente riportato in auge (con varianti da slasher) in “Stay Alive”; “Devour” però sfrutta in minima parte lo spunto iniziale del videogame killer, un game che poi non si riesce in alcun modo a capire che scopo abbia e che razza di divertimento possa suscitare nel giocatore…insomma, nel film “The Pathaway” appare come una cosa molto “in” per i protagonisti, invece il tutto si riduce ad un paio di telefonate (chi chiama ha la stessa voce del giocatore) che impartiscono delle stupidissime missioni da portare a termine. Bah! Lo sviluppo narrativo abbandona presto la tematica del videogioco, passando da un clone di “The Game” di David Fincher a sviluppi satanici piuttosto intrusi nonché risibili. In pratica, saltano improvvisamente fuori cospirazioni di multinazionali che hanno collegamenti addirittura con il Diavolo in persona! Il ridicolo involontario è dunque dietro l’angolo, e di certo non aiutano le generose apparizioni di demoni muniti di mastodontiche corna e zampe caprine a frenare il senso di pagliacciata che pervade gran parte della pellicola. Se tutto ciò non bastasse, il film in questione ha delle esplicite velleità semi-serie che implicano non solo la critica sociale al potere, ma anche un tono del tutto autoriale dato da tempi narrativi dilatati e da dialoghi pedanti e ridondanti che incitano spesso lo spettatore ad abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. A poco serve la pedestre “profondità” psicologica fornita ai personaggi, dal momento che si scade in sole 3-4 scene nello stereotipo più ovvio: protagonista belloccio ma stranamente outsider a causa di conflitti interni alla sua persona offesa dall’assenza dei genitori; amico accannato e un po’ scemo che si impara ad odiare dopo tre secondi; amica-confidente che la dà via come il pane; ragazza acqua e sapone che fa l’infermiera e che dimostra un esplicito interesse per il protagonista, puntualmente ricambiato. E via ovviando. Solamente nel discreto colpo di scena finale, nella fotografia curata e negli accattivanti titoli di testa si può provare un minimo di interesse, perché per il resto si ha a che fare davvero con un film noioso e risibile che si dimentica un quarto d’ora dopo averne terminato la visione. Sconsigliato.

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