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Francesco Mirabelli
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Stati Uniti, ottobre 1988, vigilia delle elezioni Bush-Dukakis, un momento importante per la storia americana. Donnie (Jake Gyllenhaal) è un ragazzo apatico e triste, non ha un buon rapporto con la famiglia, i professori e compagni di scuola, eccetto due teppisti con i quali ha stretto amicizia; soffre di sonnambulismo, viene considerato alla stregua di “un ragazzo coi problemi” ed è vicino al suo diciottesimo compleanno. Un giorno, durante una delle frequenti crisi sonnambule, incontra un coniglio nero gigante di nome Frank, dalle fattezze umane. Il messaggio che porta la misteriosa creatura è semplice: fra 28 giorni il mondo finirà. Donnie la mattina dopo si risveglia in un campo da golf non lontano dalla sua abitazione. Dopo esser tornato a casa, si accorge fatalmente che la sua stanza è stata distrutta dal motore di un aereo precipitato e di conseguenza crederà che il suo nuovo amico gli abbia salvato la vita. Di un volo nei pressi del paese di Donnie però non ci sono tracce rilevate da radar o torri di controllo delle vicinanze… Commovente, malinconico ma allo stesso tempo minaccioso, per una strana coincidenza "Donnie Darko" è uscito l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, proprio il giorno in cui gli americani videro con i propri occhi una specie di fine del mondo. Inizialmente la pellicola conobbe uno scarsissimo successo, e fu stroncata dai critici prima in America ed in seguito anche in Europa, ma non fu mai proiettata in Italia. Rivalutato e concepito come un autentico esempio di cult, il film si avvale di una trama ai vertici dell’originalità che tende a spiazzare lo spettatore, il quale assiste alle vicissitudini drammatiche di Donnie, un’adolescente comune che ama la vita come i suoi coetanei, almeno prima di aver conosciuto Frank, il coniglio nero divenuto suo amico che gli annuncia un messaggio alquanto sconvolgente: “Il mondo finirà tra 28 giorni”. Fatalmente, si dice che il film sia stato girato proprio in 28 giorni con un budget di circa 5 milioni di dollari, facendo registrare un incasso di circa 500.000 dollari in cinque mesi. Dopo l’incredibile insuccesso il film venne osannato come una pellicola dall’alto valore artistico, tanto che il giovane regista Richard Kelly realizzerà (3 anni dopo) una seconda versione del film denominata “director’s cut", nella quale aggiunge 20 minuti di scene inedite (all’epoca tagliate dai produttori, che temevano un flop, come infatti avvenne), insieme a delle spiegazioni sui viaggi nel tempo ispirate alle teorie di Stephen Hawking. Del cast gli unici nomi conosciuti sono: Patrick Swayze, nel ruolo di un losco predicatore del pensiero positivo che demonizza la paura (che in realtà è parte integrante dell’animo umano) e Drew Barrymore, che credette nel progetto così tanto da finanziarlo di tasca propria (in effetti è accreditata come produttrice). Spietata è la descrizione nel film della provincia americana, bigotta e perbenista, in cui i problemi vengono nascosti, e in cui il protagonista è additato come un malato di mente (in effetti è in cura presso una psicologa che lo ipnotizza per scoprire la ragione della sua “stranezza” che lo rende socialmente inaccettabile), mentre in realtà è la società che lo attornia ad essere “pazza”. A questa tematica è profondamente legata la visione politica del film, che appunto è ambientato nelle fasi finali della campagna elettorale del 1988 che segnò la salita al potere della famiglia Bush negli Stati Uniti proprio grazie all’apporto della provincia americana contro l’ala liberale del paese (esilaranti i conflitti politici nella famiglia di Donnie, con il padre repubblicano convinto e la sorella attivista di Dukakis, che si risolve in sfottò tipo “vote for Dukakis” scritto sul frigorifero); in questo caso i riferimenti all’elezione di Bush jr. del 2000 sono palesi, anche se si è preferito (saggiamente) un’ambientazione fine anni ’80 per non far diventare il film troppo d’attualità. I viaggi nel tempo e le realtà “parallele” su cui si basa gran parte del film sono fondati su reali paradossi generati da delle possibili interpretazioni delle equazioni della relatività generale di Albert Einstein che hanno fatto discutere i fisici teorici e che non sono stati ancora risolti, mancando la prova sperimentale. Nonostante ciò, “Donnie Darko” non deve essere considerato un film “fantascientifico” più vicino al “scientifico” che al “fantastico”, dato che non viene spiegato realmente come avvengono questi viaggi nel tempo, e come sia possibile che i messaggeri nell’altra realtà siano i morti dell’altro universo. Il film non possiede queste velleità e non andrebbe considerato alla stregua di una puntata di “Star trek” o di “Ai confini della realtà”. In conclusione "Donnie Darko" è un film molto interessante, con un’ossessiva dose di commozione che esplode in scene di incontenibile disperazione umana di cui ne è vittima il giovane protagonista. Un mix sublime tra dramma, horror, musica e sci-fi, un genere completamente nuovo che colpisce sino in fondo l’attenzione del pubblico; una pellicola degna di essere vista che suggerisce universi paralleli, narrando le brutali angosce della giovinezza.