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Antonluigi Pecchia aka Pax
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Klaus è un ex capitano della seconda guerra mondiale che, a causa di un incidente dovrà vivere in un polmone di vetro, sua moglie è in cerca di qualcuno che si prenda cura di lui.
Così un giorno Angelo si presenterà a casa per accudire il povero Klaus e, leggendo il diario di Klaus, verrà a conoscenza di tutte le uccisioni da lui compiute nei campi di concentramento.
Angelo deciderà di prendere il posto di Klaus e continuare ad uccidere bambini innocenti dato che lui non lo può più fare a causa della sua paralisi.
Angelo dopo aver ucciso la moglie di Klaus farà diventare l’appartamento un vero e proprio “campo di concentramento”.
Lungometraggio d’esordio per il regista spagnolo Augustì Villaronga che ci propone un horror/drammatico dalla trama di forte impatto.
Ottima l’aria di claustrofobia che si respira in gran parte del film ed esigua la presenza di effetti splatter, dal momento che la violenza è quasi tutta suggerita.
L’omicidio verso i bambini in questo film non è come in molti altri film un atto di rancore, rabbia o di orrore, mostrato da altri registi con massicce dosi di sangue, qui invece l’omicidio è molto più crudo e il regista ce lo presenta come fonte di eccitamento.
Insomma questo “Tras el cristal” è un film da non perdere assolutamente, probabilmente uno dei migliori film horror spagnoli in assoluto.
L’unica nota stonata di “Tras el cristal” è il finale piuttosto scontato; davvero un peccato per un film che se non avesse avuto questo neo, sarebbe diventato un vero capolavoro!
Il film qui in Italia purtroppo non è mai arrivato come tanti altri ottimi film.
La visione di “Tras el cristal” è consigliata soltanto a persone non facilmente scandalizzabili perché c’è da dire che le varie torture inferte sfociano anche nel versante sessuale, fatto questo che a molti potrebbe disturbare. Il regista ha messo in piedi, dunque, un opera disturbante e che non ha affatto paura di osare!
A buon intenditore poche parole!
Curiosità: “Tras el cristal” è più famoso con il titolo americanizzato “In a glass cage”.