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Pietro Ferraro
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Bangkok 2005. La divinità Garuda viene accidentalmente ridestata dal suo sonno millenario. Una coppia di scienziati esperti di dinosauri affiancano una specialissima squadra di soldati scelti armati fino ai denti ed addestrati a cacciare mostri. Missione: localizzare ed eliminare la mostruosa divinità alata.
Nel panorama j-horror il cinema thailandese é quello che presenta i contenuti più difficilmente esportabili ed appetibili per un pubblico occidentale. Queste pellicole attingono in maniera massiccia da una commistione mistico-religiosa che ne limita la fruibilità come nel caso di film come “The Necromancer”, limitandone la visione ad un pubblico di nicchia. Ma in questo caso il
regista Monthon Arayangkoon trae ispirazione dai fratelli Pang, i più occidentali dei registi thailandesi, omaggiando i monster-movies e i film d'azione americani.
“Garuda”, detto il divoratore nella tradizione religiosa indù, e' nientemeno che la cavalcatura del dio Visnù, la sua controparte cinematografica é sepolta sotto Bangkok ed é una sorta di rapace antropomorfo dotato di gigantesche ali, artigli d'acciaio e un pessimo carattere.
Realizzata completamente in C.G.I. la creatura non risulta molto convincente, ma l'ottima fotografia sopperisce a queste carenze visive. Garuda ha nelle fattezze tipiche delle divinità thai il suo maggior punto di forza, ma il problema di questo genere di film è l'affidarsi troppo al carisma del mostro di turno, tralasciando la sceneggiatura ed i dialoghi che se più curati avrebbero alleggerito molto l'atmosfera.
Anche l'approccio eccessivamente action diventa alla lunga un difetto: dopo pochi minuti in cui si conosce l'ascesa e la caduta del dio Garuda, il resto diventa una ripetitiva caccia al mostro, con tanto di domanda di rito....chi caccia chi?
Qualche strizzatina d'occhio ai vecchi classici, “King Kong” e “Godzilla” su tutti ed al più recente “Jurassic Park” rende questo film abbastanza godibile, nonostante Bangkok non sia New York, e Garuda non sia l'ottava meraviglia del mondo.