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As Chianese
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La clinica Godsend è una struttura privata dalla non specificata collocazione scientifica. Ufficialmente è una sorta di super laboratorio dove si fanno ricerche sul DNA e quindi sulla clonazione. L’istituto entrerà, e assieme a lui la losca figura del Dott. Richard Wells (il cognome è forse preso dallo scrittore inglese autore de La Macchina del Tempo), nella vita dei coniugi Paul e Jesse Duncan quando per una tragica fatalità perderanno prematuramente il loro figlioletto Adam, di solo otto anni. I Duncan sono disperati, soprattutto Jesse, e di questo loro stato d’animo se ne approfitta il diabolico Wells convincendoli, mentre sono in visita sulla tomba del figlio, a sottoporsi ad un innovativo esperimento di clonazione. Alla clinica Godsend, infatti, chi è morto può ritornare in vita grazie alla genetica. Anche il piccolo Adam torna in vita e per un po’ tutto sembra andare per il verso giusto, ma strani incubi e foschi presagi annebbiano la mente del redivivo bambino, di questo se ne renderanno conto ben presto anche i genitori... Un finale a dir poco catartico e la rivelazione della vera natura di Wells, daranno al pubblico momenti di pura suspense. Opus numero due nel horror per l’inglese Nick Hamm dopo il mediocre "The Hole" (2001), questo film è l’occasione buona per vedere un inedito Robert De Niro in versione mad doctor che sfoggia le sue doti da interprete solido, anche quando deve recitare un finale che è apertamente ispirato ad "Angel Heart" (1987) del certamente più dotato Sir Alan Parker. Se si esclude la recitazione dell’ex – Taxi Driver e quella del piccolo e inquietante Cameron Bright che sembra fare le prove per Birth – io sono Sean mentre nel film interpreta Adam, non potendo che biblicamente chiamarsi così, visto che la bambina clonata dai raheliani è stata chiamata Eva, "Godsend" risulta essere un film mediocre, recitato in sordina dalla coppia Stamos e Kinnear, incapaci per tutta la durata del film di manifestare l’intensità drammatica che i loro ruoli, da genitori distrutti dalla tragedia, avrebbero richiesto. Nick Hamm ci regala qualche buona scena costruita sul visionario, in stile "Gothika" e "Identità Violate", con un montaggio che vivacizza le scene ad alta gradazione di suspense. Peccato che il “giochetto” riesca solo nelle prime volte al regista, che dalla metà del film in poi costruisce le scene così meccanicamente da non impressionare più lo spettatore. Variando sulla sceneggiatura di Mark Bomback, non si capisce bene se il film abbia almeno, soprattutto nell’inatteso finale mistico, delle intenzioni e delle valenze sociali. Critica alla società dei replicanti, studio approfondito sulla bioetica o semplicemente prodotto studiato a tavolino per cavalcare l’onda dell’informazione (La pecora Dolly? La setta dei raheliani?). "Godsend" non è certo il migliore horror della stagione, ma è sicuramente uno dei più guardabili e meglio girati, cosa che fa riflettere amaramente sull’attuale stato del genere. Nato da una co - produzione canadese, nazione che si sta affacciando sempre di più al cinema fantastico, ricicla un De Niro alquanto affaticato, ineccepibile sotto il profilo tecnico ma assolutamente incapace di veri e propri exploit recitativi. Il suo solo esorbitante chachet fa capire come Godsend non sia un film low - budget nelle intenzioni ma, almeno, nei risultati. Curiosità: Sulla sceneggiatura grava l’ombra del film "The Godsend" (1979) di Gabrielle Beaumont, dove le forze del male usano come veicolo una insospettabile bimbetta bionda, appena adottata. Prima del lancio del film è stato aperto un sito fittizio della clinica Godsend che prometteva di far tornare in vita i cari estinti grazie alla genetica. Incredibilmente il web site ha avuto moltissimi contatti e parecchie segnalazioni (purtroppo vere) di persone che avrebbero voluto sottoporsi realmente all’esperimento del Dott. Wells.