Hipnos backdrop
Hipnos poster

HIPNOS

2004 ES
ottobre 8, 2004

Beatriz Vargas è una giovane psichiatra, bella e sensuale come Barbara Steele, che finisce impiegata presso una clinica per malattie mentali specializzata in ipnosi. La clinica, neanche a dirlo, è ubicata su un'impervia scogliera lontana da qualsiasi centro abitato. Sulla clinica piove incessantemente e le notti, immancabilmente, sono più lunghe dei giorni. Nella clinica medici e pazienti sembrano convivere la stessa condizione di alienati. Su tutti si distinguono l'onnipresente Ulloa, guardone allucinato a cui non sfuggono le grazie generose della dottoressa Vargas, e una bambina non bene identificata, solo nell'epilogo capiremo perché, a cui un trauma ha da tempo tolto voce e volontà di vivere. Una notte, una delle tante del film, la bambina in questione viene trovata con le vene tagliate dentro a una vasca, da quel momento realtà e allucinazioni si confondono nella mente della protagonista e dello spettatore che insieme scopriranno, che "niente è quello che sembra".

Registi

David Carreras

Cast

Cristina Brondo, Demián Bichir, Marisol Membrillo, Julián Villagrán, Féodor Atkine, Natalia Sánchez, Marisa Duaso, Beatriz Escalas, María Rosario Molina, Cristina García
Horror Thriller
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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La giovane Beatriz viene assunta come psichiatra nella clinica del Dott. Sanchèz Blanc, uno dei più famosi luminari nel campo dell’ipnosi, da lui usata per curare i traumi dei suoi pazienti. Fin dal primo giorno Beatriz nota una strana atmosfera che aleggia sulla clinica e sui suoi pazienti, come nel caso di una bambina rimasta muta dopo un trauma e capace di aprirsi solo con la giovane psichiatra. Un giorno la bambina viene trovata morta suicida in una piscina e Beatriz scopre che i suicidi in quella clinica sono piuttosto frequenti; inoltre uno dei pazienti, Miquel, le confida di essere un poliziotto infiltrato per far luce sul mistero dei frequenti suicidi e le rivela di aver scoperto che in realtà si tratta di suicidi indotti dallo stesso Dott. Sanchèz Blanc attraverso le sedute di iposi. Da quel momento Beatriz si troverà a vivere un incubo ad occhi aperti, in cui realtà e fantasia tenderanno a confondersi. Che il nuovo millennio abbia portato un’evidente ondata di freschezza nei territori del thriller spagnolo non può negarlo nessuno, così come nessuno può mettere in dubbio la grande professionalità di registi come Alejandro Amenabar e Jaume Balaguerò che si sono cimentati in questo genere. Però non basta una buona regia e un’ottima fotografia, segnali ormai distintivi di questo filone iberico, per fare un buon film lì dove invece manca una storia originale e una buona sceneggiatura che la supporti. Ed è proprio qui che si differenzia un qualsiasi film dei citati Amenabar o Balaguerò dal lavoro di David Carreras: “Hipnos”. Il film di Carreras è uno dei classici thriller psicologici ad incastro che punta tutto sullo sbigottimento indotto nello spettatore dalla soluzione finale, ma purtroppo si affida ad una storia poco originale, tratta dall’omonimo racconto di Javier Azpeitia, e ad una sceneggiatura, dello stesso Carraras, fiacca e assolutamente incapace di destare l’interesse dello spettatore. Il difetto maggiore di questo “Hipnos” è infatti un’assoluta mancanza di ritmo, sia narrativo che filmico, una storia che non riesce mai a partire, ad entrare nel vivo della vicenda: lo spettatore assiste annoiato, in continua fase di induzione all’assopimento, alle lente paranoie della protagonista, la quale, tra una doccia, un bagno e una passeggiata in abiti discinti, è l’unico motivo, con la sua presenza fisica, che spinge lo spettatore a rimanere sveglio. Ma bisogna anche dire che gli ultimi minuti del film, con la rivelazione finale, riescono senz’altro a rendere il tutto minimamente interessante; certo, si tratta di una soluzione in fin dei conti anche facilmente individuabile con un po’ attenzione, che non fa altro di cucire assieme qualche tematica freudiana e un po’ di thriller moderno, ma almeno riesce a ricondurre lo spettatore allo stato di veglia. Come si diceva in principio, “Hipnos” è valorizzato da un’ottima fotografia e da una scenografia accattivante, che rendono la clinica in cui si svolge l’intera vicenda una sorta di ambiente onirico, caratterizzato da grandi saloni bianchissimi, contrapposti a decadenti stanze d’appartamento illuminate con colori scuri, come ad evidenziare i piani contrapposti dell’inconscio dei personaggi nelle loro varie fasi di coscienza. Anche la regia di Carreras è efficace e molto curata anche se, probabilmente impersonale, leggermente accademica, comunque supportata da uno stuolo di buoni attori, tra cui spicca la bella protagonista Cristina Brondo ( “L’appartamento spagnolo”; “Ti piace Hitchcock?” ), capace di donare un tocco di erotismo alla vicenda solamente grazie alla sua presenza. Dunque, “Hipnos” risulta un thriller piuttosto insufficiente sotto il punto di vista narrativo e soprattutto dell’intrattenimento filmico, anche se si riscatta sul piano tecnico e, in parte, artistico. Comunque è un chiaro prodotto d’imitazione e se confrontato con i prototipi del thriller iberico degli ultimi anni, risulta drasticamente inferiore. La votazione è stata arrotondata per difetto.