RG
Roberto Giacomelli
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Cody è il giovane membro di una banda di violenti motociclisti, i “The Crew”. Insieme a sua sorella Shade e i suoi amici, Cody si reca nella sua casa d’infanzia immersa nel bosco per festeggiare i 50 anni di sua madre. Dopo la baldoria, quando ormai quasi tutti sono andati via, Michelle, ex ragazza di Cody, viene ritrovata sporca di sangue e sotto shock lungo la strada. Michelle è come posseduta da una strana entità e quando un gruppo di teppisti si intrufoleranno dentro casa per assistere l’essere che è dentro Michelle, l’intera umanità si troverà in pericolo.
I Butcher Brothers, nome d’arte per raccogliere Mitchell Altieri e Phil Flores – che in realtà fratelli non sono –, si stanno costruendo un piccolo spazio nell’horror cinematografico indipendente americano. Prima il successo (di nicchia s’intende) del loro originale ritratto di una famiglia americana con “The Hamiltons” (di cui è in lavorazione un sequel), poi il poco fortunato approdo alle direttive di una major con “Scherzo letale”, remake dello slasher “Pesce d’Aprile”, e ora il ritorno all’indipendente con “Il bosco
dell’orrore”. Diciamo però che dopo il bell’esordio con “The Hamiltons”, i Butcher Bros. hanno subito mostrato la corda sbandierando una certa incompetenza nella gestione narrativa dei loro lavori. Se con “Scherzo letale” si erano semplicemente adagiati su una storia senza fantasia che scopiazzava soprattutto “Non entrate in quella casa”, con “Il bosco dell’orrore” (“The Violent Kind”, in originale) tentano di vivacizzare la vicenda mettendo dentro di tutto e di più con la speranza di risultare originali ma mostrandosi solo pasticcioni con idee poco chiare.
All’inizio i “Fratelli macellai” la buttano sul bikers movie, con gang giovanili di violenti motociclisti che scopano come animali e se le danno come gladiatori. Consumati i primi 15-20 minuti in questa direzione, che ha tutta la chiara impostazione dell’iter introduttivo in cui si presentano i personaggi e le loro dinamiche interattive, si comincia ad esplorare il genere horror. Il bersaglio citazionistico sono
“L’esorcista” di Friedkin e soprattutto “La Casa” di Raimi, con tanto di donna posseduta che riproduce gli stessi versi che emettevano i malcapitati mostrificati del film di Raimi. Questa parte centrale è la più vivace anche se non ha da offrire comunque nulla di nuovo ne degno di particolare nota. Il terzo atto di “Il bosco dell’orrore” rappresenta il punto più basso che si potesse toccare. Entra di prepotenza la scopiazzatura ad Haneke e ai suoi “Funny Games”, con odiosissimi home invaders vestiti chi da Jim Stark di “Gioventù bruciata” e chi da Vincent Vega di “Pulp Fiction” che dicono cose alla Tarantino senza ironia ne il genio dei personaggi del regista di “Le iene” e si comportano in modo assurdo, tra balletti e scatti di violenza. Gran colpo di scena che fa mutare genere al film, dall’horror alla fantascienza, senza cognizione di causa ne un vero filo logico narrativo, chiaramente con il solo intento di stupire lo spettatore…anche se alla fine si riesce più che altro solo ad irritarlo.
Insomma, i registi scrivono e dirigono un pastrocchio che dovrebbe riscattarli dal brutto
remake precedente ma finisce solo per affossarli ulteriormente. Tanta, troppa carne al fuoco per un’opera insipida e sconclusionata che mostra, tra l’altro, anche con troppa evidenza il low budget che i due avevano a disposizione. Non aspettatevi, inoltre, quella violenza estrema e splatter che in un certo modo sarebbe potuto sposarsi con le bizzarrie della storia, “Il bosco dell’orrore” non va oltre una gola tagliata, un morso, qualche graffio e una zuffa tra motociclisti a inizio film.
In un cast molto anonimo che ricicla parte degli attori di “The Hamiltons” e “Scherzo letale”, le uniche due a farsi notare sono la bella Taylor Cole (“Heroes”; “12 Rounds”) e la scream queen Tiffany Shepis (“Dead Scared”; “Bloody Murder 2” e mille altri b-movies), che, come di consueto, offre il tasso di nudità richiesta dal film.
Un consiglio? Se volete un buon film cercate altrove.
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