The Unborn backdrop
The Unborn poster

THE UNBORN

2009 US
January 9, 2009

A young woman fights the spirit that is slowly taking possession of her.

Directors

David S. Goyer

Cast

Odette Annable, Cam Gigandet, Gary Oldman, Idris Elba, James Remar, Ethan Cutkosky, Meagan Good, Jane Alexander, Carla Gugino, Atticus Shaffer
Horror Thriller Mistero
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Casey è perseguitata da inquietanti incubi in cui le compaiono uno strano bambino dall’aria cadaverica e un cane con una maschera umana indosso. Quando lo strano bambino le comincia a comparire anche da sveglia e l’iride del suo occhio sinistro comincia ad assumere un colore differente, la ragazza comincia a scavare nel suo passato e soprattutto negli eventi che portarono sua madre alla pazzia e al suicidio. Così facendo, Casey scopre che è una gemella e che suo fratello morì nell’utero strangolato dal suo cordone ombelicale, non venendo mai alla luce. Ma le strane presenze che affollano la realtà di Casey hanno radici anche in un passato più lontano: risalgono all’Olocausto. La Platinum Dunes sta dominando il panorama horror in questo inizio 2009, ben tre sono infatti i titoli prodotti da Bay & co. usciti in questi primi due mesi: il mediocrissimo thriller “The Horsemen”, l’esaltante “Venerdì 13” e ora questa dimenticabile ghost story “Il mai nato”. Facendo qualche costatazione personale, sembra che la tanto criticata Platinum colpisca il bersaglio meglio quando si occupa di storie riciclate dal passato, dal momento che i due soli film “originali” fino ad ora prodotti (“The Horsemen” e “Il mai nato”, appunto) hanno il fiato molto corto. Il problema che sta alla base di questa ghost story, raccontata senza inventiva e senza brio da David S. Goyer (“Balde: Trinity”; “Invisible”), risiede nell’estremo sentore di minestra riscaldata che scaturisce da ogni fotogramma. “Il mai nato” è una storia già raccontata (molto meglio) infinite volte, soprattutto da una decina di anni a questa parte. C’è dentro un po’ di tutto, dal film di fantasmi di ispirazione nippo-ispanica al filone esorcistico che sembra guardare più al dimenticato “Lost Souls” piuttosto che al classico “Esorcista”, cosa, tra l’altro, fatta di recente anche dal ben più follemente riuscito “Riflessi di paura”. Così le varie componenti si amalgamano a volte con fatica, altre con maggiore naturalezza, senza però mai raggiungere momenti memorabili e/o di vera soddisfazione nello spettatore. Quello che sembra il vero intento di questo film è spaventare lo spettatore. E a riguardo Goyer sembra aver studiato a memoria il manuale del giovane spaventatore, tanto che ogni occasione è quella giusta per piazzare un’apparizione spettrale o un bus improvviso che sfrutta il sempre efficace trucchetto dell’alternanza dei piani sonori. Per lo più i tentativi riescono, ma sono maggiormente efficaci su un pubblico “occasionale”, poiché l’abitudinario degli horror ha studiato anch’esso il suddetto manuale e quindi può con facilità prevedere con largo anticipo ogni “buuuu” disseminato ad arte lungo il film. “Il mai nato” ha due spunti interessanti: il gemello mai nato che vuole reincarnarsi e la sterzata nel folklore ebraico. Entrambi gli spunti avevano materiale per essere tema unico dell’intero film, ma Goyer, anche sceneggiatore, decide di cucinare un piatto ricco di ingredienti con il risultato di non dar risalto a nessun sapore e così tutto viene affrontato con superficialità tanto che la storia del gemello appare quasi inutile ai fini della vicenda e il mito del dibbuk viene uniformato a una qualsiasi storia di fantasmi maligni. Anche l’idea di affondare le radici dell’incubo nella storia dell’Olocausto ai danni degli ebrei era senza dubbio una pensata stimolante e, a suo modo, originale, ma purtroppo anch’essa è liquidata con un breve flashback e una piccola spiegazione rivelatrice. Convince poco e risulta perfino intrusa alla logica della narrazione la deriva esorcistica finale, visivamente poco interessante e perfino portatrice di spunti di ironia involontaria. Naturalmente non tutto il male viene per nuocere e così gli aspetti positivi sono riscontrabili anche in “Il mai nato”. Come detto precedentemente, alcune scene di “spavento” risultano efficaci, seppure prevedibili, e l’utilizzo degli effetti speciali è piuttosto intelligente, atto a suscitare raccapriccio piuttosto che stupore. Tra le molte, la scena che sicuramente rimarrà impressa nello spettatore è quella nella casa di risposo per anziani e che vede protagonista un paraplegico posseduto e disarticolato, che molto ricorda la Regan-ragno di esorcistica memoria. La fotografia, come di consueto per i prodotti targati Platinum Dunes, è uno dei pregi del film, opera di James Hawkinson che riempie il film di colori lividi e autunnali, riuscendo ad avvolgere tutto con un tono decadente e opprimente. Nel cast spicca una bellissima Odette Yustman (“Cloverfield”), di cui sicuramente sentiremo parlare in futuro, attorniata da Megan Good (“Chiamata senza risposta”; “Saw V”) e da Cam Gigandet (“Never Back Down”; “Twilight”), uno degli attori più inespressivi tra i giovani lanciati ad Hollywood. Nel ruolo del rabbino Sendak compare un Gary Oldman (“Bram Stoker’s Dracula”; “Il cavaliere oscuro”) sotto tono, mentre nei ruoli dei genitori della protagonista compaiono James Remar (“I guerrieri della notte”) e Carla Gugino (“Sin City”). “Il mai nato” è un filmetto di routine, forse prodotto in ritardo sui tempi o forse in anticipo su una nuova ondata di ghot movies, questo non è ancora ben chiaro. Qualche spavento facile, un po’ di noia e tanto déjà-vu. Ideale per le coppiette del sabato sera in crisi d’astinenza da “The Ring”.

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