Fingerprints backdrop
Fingerprints poster

FINGERPRINTS

2006 US
octubre 16, 2006

Una joven mujer, después de estar en rehabilitación, se muda a vivir con sus padres y su hermana. Pronto se dará cuenta que está envuelta en un misterio que está paralizando a las personas del pueblo...

Directores

Harry Basil

Reparto

Leah Pipes, Josh Henderson, Kristin Cavallari, Lou Diamond Phillips, Andrew Lawrence, Sally Kirkland, Geoffrey Lewis, Luka Apt, Justine Basil, Morgan Brown
Terror Suspense Misterio
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

skull skull empty skull empty skull empty skull
Emerald, Texas. Melanie torna a casa dopo un periodo passato in rehab per una storia di droga. Ad accoglierla c’è sua sorella coetanea Crystal, un padre vigliacco e una madre despota, oltre che uno stuolo di nuovi compagni di scuola pronti a giudicarla. Una sera Melanie, Crystal e due ragazzi si fermano sulle rotaie del treno con la loro auto per verificare una vecchia leggenda che si tramanda nel paese. Si dice infatti che nel 1957 uno scuolabus carico di bambini venne investito da un treno in corsa proprio in quel luogo senza lasciare nessun superstite, da allora chiunque si ferma con l’auto sulle rotaie viene spinto “in salvo” dagli spiriti dei bambini morti nello scuolabus. Ovviamente Melanie e compagni non vengono spinti dagli spiriti, ma la ragazza vede una bambina e si convince che sia una delle vittime del ’57. Nei giorni seguenti, Melanie comincia ad indagare sull’identità della bambina, scoprendo proprio che si tratta di Julia, una delle vittime del vecchio incidente e contemporaneamente un misterioso assassino vestito da macchinista ferroviario comincia ad uccidere i ragazzi del liceo. La prima cosa che viene in mente leggendo la trama di “Innocenti presenze” (“Fingerprints”, in originale) è “Urban Legend”, il memorabile slasher che Jamie Blanks diresse 1998 dando via a una mini-saga. E infatti Hanry Basil e gli sceneggiatori Jason e Brian Clevelend, sembrano aver preso ad esempio proprio il film sulle leggende metropolitane per costruire il loro “Innocenti presenze”, ovviamente con le dovute differenze qualitative tra i due. “Innocenti presenze” prende avvio da una suggestiva leggenda metropolitana che vorrebbe la manifestazione di presenze fantasmatiche benevole per interferire su una situazione di potenziale pericolo: bambini fantasma che spingono via le auto ferme sulle rotaie del treno per evitare che si ripeta la catastrofe in cui hanno perso la vita. Si punta dunque alla revisione dell’immaginario culturale che vorrebbe i fantasmi ancorati al mondo terreno come una minaccia per i vivi. È suggestivo vedere i vetri delle auto appannati dal calore dei corpi improvvisamente marchiati da piccole impronte mentre la vettura si muove lentamente spinta da una forza invisibile. Ma questo è lo spunto da cui Basil e soci sono partiti per fare un lungometraggio, con l’ovvia conseguenza che questo spunto da solo non potesse bastare per reggere un film intero. E qui arriva il maggior contatto con “Urban Legend”, perché quello che di base è un film su una leggenda metropolitana, diventa con lo scorrere dei minuti uno slasher in piena regola, con tanto di assassino misterioso e mascherato che uccide all’arma bianca giovani vittime. Questa contaminazione però non giova al risultato finale, facendo apparire “Innocenti presenze” un film calibrato male nelle sue componenti e con uno sviluppo che oscilla tra la banalità e la mancanza di credibilità. Quella che comincia come una storia di fantasmi con tutti i crismi del genere (protagonista immotivatamente dotata della facoltà di vedere i defunti, apparizioni improvvise, solita bambina fantasma vestita di bianco che funge da deus ex machina) si trasforma strada facendo in uno slasher che tenta di rispettare le regole basilari del filone, compresa l’uccisione della coppietta sorpresa in atteggiamenti intimi. Qualche scena sanguinolenta a movimentare una vicenda che se la prende comoda ad ingranare e poi procede in quarta verso un finale a sorpresa che è davvero tale per il semplice motivo che risulta poco plausibile (l’identità dell’assassino!) e dunque a primo acchito scartabile dallo spettatore che si improvvisa investigatore. La protagonista, interpretata da Leah Pipes (“Patto di sangue”), è nella norma dei personaggi da horror con la variante che la sua scrittura ben si sposa sia con i topoi della ghost story che con quelli dello slasher. Poco rilevante la coprotagonista/sorella Crystal (interpretata da Kristin Cavallari) e del tutto immotivata l’eccessiva caratterizzazione macchiettistica dei genitori, di cui soprattutto la madre si comporta in maniera sadica senza una motivazione pertinente (si, ok, tua figlia ha tradito la tua fiducia con la droga, ma torturarla in quel modo di certo non l’aiuterà!). La scena dopo l’epilogo è una delle più sceme che si siano viste in un film serio, vedere per credere. In conclusione, “Innocenti presenze” è uno spettacolo d’intrattenimento discretamente confezionato e che ha il suo punto forte nella mescolanza tra il filone ghost story e quello slasher…mix non proprio gestito per il meglio soprattutto a causa di una sceneggiatura squilibrata. Il film si lascia vedere, ma si lascia anche dimenticare, per giunta in gran fretta.

Tráiler