RG
Roberto Giacomelli
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Lily ha tentato il suicidio e viene ritenuta dai medici pericolosa per se stessa, così viene internata nell’ospedale psichiatrico del Dott. Gianetti. Passano diversi mesi e Jack, fratello di Lily, non è mai riuscito ad incontrare sua sorella; insospettito da questo stato di reclusione eccessiva, il ragazzo decide di fingersi pazzo per farsi internare nell’istituto e capire cosa succede al suo interno. Ben presto Jack scopre che il Dott. Gianetti utilizza i suoi pazienti come cavie per metodi di cura sperimentali e poco ortodossi.
Ci si trova in non poca difficoltà nel recensire un prodotto come “Insanitarium”, uno di quei film obiettivamente brutti che però in più di un’occasione riesce a strappare un sorriso di compiacimento.
Il filmetto in questione, scritto e diretto dall’esordiente Jeff Buhler, ha il difetto di prendersi dannatamente sul serio, malgrado più di un passaggio narrativo sia talmente ridicolo e in-credibile da far riflettere sulle reali intenzioni dell’autore. Ma andiamo nel particolare. Il protagonista della vicenda è un aitante trentenne, interpretato malamente dall’inadatto Jesse Metcalfe (“Il mio ragazzo è un bastardo”), che per veder
chiaro l’oscura attività di una clinica psichiatrica ha la “geniale” idea di fingersi pazzo per farsi internare. Questa cosa succedeva nel primo “Ace Ventura” in modo fin troppo simile, ma l’intento del film con Jim Carrey era tutt’altro che serio, invece Buhler è convintissimo che far comportare in pubblico il suo protagonista palestrato come un demente, e poi farlo agire come Sherlock Holmes in privato, sia una trovata che è possibile prendere seriamente. Bersaglio mancato! Poi, in che modo Jack si fa internare nella clinica di Gianetti? Semplice, dà fuori di matto in un parco pubblico, arriva la polizia e lo porta, guarda caso, proprio in quella clinica privata, dove viene ricoverato immediatamente senza che nessuno si accorga che è il fratello di un’altra paziente. Credibile tutto ciò? Secondo bersaglio mancato!
Arrivato, dunque, solo all’incipit lo spettatore è
già spinto a premere il tasto STOP sul telecomando del lettore DVD, e la voglia è ancora maggiore procedendo con la visione, colma di luoghi comuni e trovate poco felici che mettono alla berlina tutto il cinema “da ricovero”, da Jesus Franco a “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, e via con una sarabanda di mad doctors che più mad non si può, infermiere sadiche, matti saggi, matti aggressivi, matte sexy e chi più ne ha, più ne metta.
Tutto ciò per quasi un’ora, che a lungo andare riesce anche ad annoiare. Poi l’inaspettato: il film muta, mostra che, pur non avendo molto da dire, può farlo con decenza e senso del divertimento. “Insanitarium” diventa così nella mezz’ora finale un festino dello splatter di qualità, si carica di ritmo e mette in scena anche qualche buona trovata capace di dipingere sul volto dello spettatore un sorriso di compiacimento. Tra pasti cannibalici, mutilazioni varie e perfino una fellatio al “sangue”, ci si sollazza con ettolitri di sciroppo di glucosio e ritmo serrato da survivor, che ricorda a tratti il
videogioco “Resident Evil” e per qualche elemento il dittico apocalittico “28 giorni dopo” e “28 settimane dopo”, dai quali plagia qualche motivo strumentale della colonna sonora.
Dunque alla fine che fare? Bocciare o promuovere “Insanitarium”? Vista la mancanza di proporzione tra minutaggio salvabile e minutaggio ignobile, nonché il facile etichettamento a biscazziere d.o.c. che il regista si può guadagnare alla prima prova, si propenderebbe per un bel 4 in pagella. Ma visto che i cannibali fuori di testa che strappano viscere a destra e a manca hanno sempre il loro appeal, alziamo un po’ la votazione, sperando che Buhler con la prossima prova possa estinguere i debiti formativi qui guadagnati.