RG
Roberto Giacomelli
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Un automobilista solitario da un passaggio a un autostoppista. Mentre il secondo cerca di rompere il ghiaccio, il primo appare piuttosto schivo e di poche parole. Quando la radio da la notizia che un assassino psicopatico si aggira nella zona in cui si stanno muovendo, i due piombano in uno stato di paranoia. Tra i due c’è l’assassino? E chi è?
“108.1 FM Radio” parte da uno spunto semplicissimo: indurre la paranoia e vedere fino a che punto l’uomo riesce a spingersi. Un esperimento, o meglio un gioco. Gli intenti di Angelo e Giuseppe Capasso, i fratelli che firmano questo cortometraggio, sono chiaramente teorici nonché ludici e da un incipit simile ricavano un bel trattato di sociologia della comunicazione in chiave thriller.
I fratelli Capasso, che in passato hanno già realizzato due notevoli corti di genere, ovvero “L’occhio” e “Terrible Truth”, cambiano ancora una volta stile, mostrandosi poliedrici e tecnicamente molto prepararti. Se “L’occhio” era un horror da camera dalle atmosfere gotiche e “Terrible Truth” un concitato pulp dal taglio decisamente moderno, “108.1 FM Radio” si mostra invece come un thriller dallo stampo più classico che però fa della brevità un’arma potente. Il
meccanismo è di quelli assimilati dallo spettatore, un whodunit in cui si pone l’enfasi sull’identità dell’assassino, con annesso colpo di scena finale. I 15 minuti scarsi di durata fanno si che il ritmo narrativo sia incalzante, lasciando col fiato sospeso chi sta guardando; allo stesso tempo, però, si intuisce che forse i 15 minuti sono perfino pochi e che la storia, scritta dai Capasso insieme a Lorenzo Cammisa, aveva comunque potenzialità per essere sviluppata in maggior tempo senza perdere la sua compattezza. Insomma, per la serie “proprio quando mi stavo appassionando, il film finisce!”. Ma questo è un dettaglio che va a favore di “108.1 FM Radio” e della bontà della sua storia, sicuramente riuscita e dal taglio originale. Già, perché se da una parte possiamo notare che nulla di realmente nuovo ci viene narrato, anzi si palesa anche verbalmente qualsiasi richiamo a “The Hitcher – La lunga strada della paura”, dall’altra si può leggere una disamina satirica dello strapotere manipolativo dei mezzi di comunicazione di massa e della fragilità percettiva degli ascoltatori. In “108.1 FM Radio” è la radio ad essere immolata come capro espiatorio per il resto del comparto mediale, anche se appare chiaro che nella nostra società è la televisione il vero obiettivo da
colpire. I media costruiscono l’agenda setting degli spettatori, come ci insegna una vecchia teorica di sociologia comunicativa, in cui dando priorità e visibilità a una notizia si lascia intendere allo spettatore che sia di maggiore importanza per la collettività e dunque per il singolo. I Capasso sembrano voler rispolverare questo postulato teorico e dimostrarne l’applicabilità pratica, riuscendo così in un’interessante quanto originale innesco alla forma di paranoia che da lì viene a formasi tra i due personaggi. Ognuno dei due è portato a pensare che l’altro sia l’assassino di cui la radio sta parlando, ma il bello è che tra i due potrebbe realmente esserci l’assassino, il che è dato dai comportamenti ambigui di entrambi. Il meccanismo funziona, l’esperimento è riuscito.
Entrambi gli attori coinvolti, Dario Biancone e Fabrizio Monaldi, appaiono convincenti anche se tra i due è il primo, che interpreta il poco accomodante autista, a risultare più calzante e meglio caratterizzato.
Insomma, un nuovo centro per la premiata ditta Capasso che con “108.1 FM radio” confeziona un intelligente e ben congegnato thriller on the road che utilizza la suspense per parlare della società di oggi.