Agonia backdrop
Agonia poster

AGONIA

2009 IT

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Una ragazza, dopo aver accompagnato una sua amica a casa, percorre da sola in auto una solitaria strada di campagna finché un uomo steso per terra la costringe a fermarsi. La ragazza scende dall’auto e tenta di prestare soccorso all’uomo, che si rivela però un malintenzionato armato d’ascia. La ragazza fugge via: la caccia è appena cominciata! “Agonia” rappresenta un duplice indice di svolta per il filmaker Stefano Visintin: da una parte narrativo, dall’altro tecnico. I precedenti lavori del regista lombardo erano orientati ad esplorare le dinamiche che fanno emergere il lato più oscuro della mente umana, horror psicologici che serpeggiavano tra trovate originali e luoghi comuni di un certo cinema indipendente ma rispettando sempre una perizia narrativa di fondo. “Agonia” scardina un po’ questo marchio di fabbrica e porta in scena una storia più fisica ma anche più banale. Nell’underground italiano, caratterizzato spesso da opere falso-intellettuali, si sente il bisogno di queste incursioni nell’horror più sanguigno e viscerale, fatto di azione e violenza gore; però, malgrado le tempistiche del cortometraggio spesso non consentano l’articolazione narrativa, sarebbe opportuno evitare di incorrere nell’errore di raccontare una storia – ed entrare nel piano del tangibile - senza avere però un’idea “forte” su cui contare. Purtroppo “Agonia” ha questo difetto. In appena dieci minuti si saccheggia un po’ l’immaginario da survival horror mettendo insieme un bosco, una ragazza in pericolo e un redneck psicopatico dal look vagamente somigliante al restyling operato da Rob Zombie su Michael Myers. Il risultato è molto “cool”, bisogna riconoscerlo, e anche il ritmo serrato è un grandissimo pregio che fa guadagnare valore all’opera, però da un prodotto indipendente magari ci si potrebbe aspettare un po’ di inventiva in più. Inoltre c’è da aggiungere che il tentativo di diluire la storia con il passaggio quasi onirico del frate risulta un po’ intruso e riesce in parte a spezzare la tensione incalzante che si era comunque riuscita a creare. Ma se Visintin ha fatto un piccolo passo indietro sotto il profilo contenutistico (i precedenti deliri psico-dimesionali-complottistici del dittico “Dimensioni” erano notevoli), ne ha fatti però due in avanti riguardo l’aspetto tecnico. Complice anche della varietà delle location, dal momento che buona parte dell’azione si svolge in esterni, Visintin riesce a fornire un’ottima prova registica che consente di “giocare” con le inquadrature a respiro decisamente più ampio e fantasioso di quanto si possa fare all’interno di quattro mura. Si poteva fare sicuramente qualche cosa di più con il tema musicale. In definitiva “Agonia” è la dimostrazione della crescita delle capacità tecniche di Visintin che di film in film migliora sempre di più il suo apporto dietro la videocamera. Sicuramente però la storia raccontata non è delle migliori, presentandosi un po’ come una situazione topica estrapolata da un survival horror come ce ne sono tanti. Una maggiore cura del soggetto avrebbe potuto fare di “Agonia” la miglior opera del regista, a conti fatti si assesta comunque sulla sufficienza.