Salvami backdrop
Salvami poster

SALVAMI

2013 It

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Una ragazza rivela a un suo amico di essere stata picchiata e stuprata da un uomo. Il ragazzo decide di fare vendetta, così rapisce e lega lo stupratore mettendolo di fronte alle proprie colpe. Nell’immenso panorama del cinema della vendetta abbiamo assistito ad ogni variazione possibile sul tema, dai classici del western come “Mezzogiorno di fuoco” alle magnifiche declinazioni 70’s come “Il giustiziere della notte”, fino alle accezioni paranormali come “Il corvo” e l’exploitation postmoderno di “Kill Bill” e Park Chan-wook. Tema sfruttato fino all’osso, dunque, che se trattato con il piglio giusto riesce comunque ancora a stupire, come ci ha dimostrato Niles Arden Oplev di recente con “Dead Man Down”. In questo complesso e ricco pamphlet di violenza e riscatto si inserisce anche il corto di Gianluca Fedele “Salvami”, che però decide giustamente di inquadrare il tema da un punto di vista completamente differente, più intimistico. Pur non inventando nulla che non si sia comunque già visto altrove, Fedele scrive e dirige un film che si rifà al kammerspiel, un dramma “da camera” che punta tutto sul confronto verbale e psicologico tra carnefice e… carnefice. Lasciata, infatti, la vittima a poche pose nel prologo, la vicenda si incentra completamente sullo stupratore e il giustiziere, giocando continuamente e ambiguamente su come le due figure siano in realtà la doppia faccia della stessa medaglia. Lo stupratore fa notare più volte al suo aguzzino che in realtà non è troppo differente da lui e questo ci viene palesato anche dall’immagine in cui lo stesso stupratore assume per un attimo le fattezze del giustiziere, mettendo quest’ultimo faccia a faccia con le sue colpe reali o immaginate. Non sappiamo molto del ragazzo giustiziere, mentre ci viene mostrato abbastanza dello stupratore, uomo di mezza età che rivendica la sua bontà nell’avere una moglie (incita) e una figlia adolescente a cui dedica tempo e vuole bene. La schizofrenia dell’uomo va così a rimarcare l’assunto fortemente sfruttato che il “male” si cela dove mai lo avremmo cercato, amplificando quel discorso sulla borghesia marcia e di facciata che ci ha proposto molta letteratura e cinema negli anni. Forse a “Salvami” manca proprio quel ‘quid’ che possa contraddistinguerlo, perché se l’assunto di base offre buone prospettive, lo sviluppo non va troppo oltre, insiste sull’ambiguità della condizione di vendicatore e sul parallelismo con colui che si desidera punire, abbandonandosi a un ritmo un po’ troppo lento. Ottima la fotografia curata da Alessio Occhiodoro, che alterna funzionalmente tonalità glaciali con altre più calde, portando avanti così anche a livello tecnico/cromatico l’assunto dualistico narrativo di base. Buona la prova di Andrea Gaetani che interpreta lo stupratore, meno convincente invece Davide Rustioni, che ci appare un giustiziere spaesato e poco in parte. Voto arrotondato per eccesso.