The Beast in Heat backdrop
The Beast in Heat poster

THE BEAST IN HEAT

La bestia in calore

1977 IT
July 19, 1977

In a remote village in occupied Europe, the SS pursue their inhuman treatment of captured partisans in efforts to force them to betray their comrades.... while Fraulein Krast, a sadistic biologist, concentrates her efforts on the womenfolk with refined tortures and humiliation, leaving them to the mercy of a sex-crazed half-man, half-beast she has created with experimental injections.... And as advancing Allied forces approach the village, Krast herself becomes a victim of her own fiendish rituals....

Directors

Luigi Batzella

Cast

Macha Magall, Gino Turini, Edilio Kim, Xiro Papas, Salvatore Baccaro, Brigitte Skay, Alfredo Rizzo, Benito Pacifico, Brad Harris, Giuseppe Castellano
Horror Thriller War
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

Seconda guerra mondiale. In un avamposto tedesco in territorio italiano la dottoressa Ellen Kratsch conduce degli esperimenti genetici atti alla creazione di una razza superiore. Le sue ricerche consistono nel far accoppiare delle donne sane con un uomo-scimmia che tiene chiuso in una gabbia. Nel frattempo la resistenza italiana cerca un modo per sabotare la forza tedesca, così i soldati tedeschi cercano di ricavare informazioni sugli intenti dei partigiani proprio dalle donne rapite per la “bestia” e torturando i prigionieri. Negli anni ’70, per un breve periodo, andò in voga un filone cinematografico “brutto, sporco e cattivo” che metteva in scena torture e situazioni grottesco-erotiche-violente praticate dai nazisti durante la seconda Guerra Mondiale. E’ stato chiamato dai più “Nazi-Porno”, anche se di pornografico (nell’eccezione sessuale) all’origine non c’era nulla, anche se era talvolta consuetudine da parte dei distributori diffondere questi film anche con innesti non originali tratti da pellicole hard. La paternità di questo filone è solitamente attribuita all’americano e profondamente exploitativo “Ilsa la belva delle SS” e all’italiano e autoriale “Salò e le 120 giornate di Sodoma”. Beh, tra il film di Edmonds e il film di Pasolini c’è uno scarto qualitativo piuttosto ampio e in altri luoghi probabilmente non oserebbero accostare queste due opere, eppure la violenza, il disgusto e la spregiudicatezza di questi film, sapientemente miscelata con le atmosfere del W.I.P. (Women In Prison), altro filone carcerario in voga in quegli anni, hanno fatto tendenza e nell’arco di una decina di anni, sono state prodotte dozzine e dozzine di film “Nazi-Porno”, un gran numero delle quali in Italia. Mattei, Garrone, Caiano, Batzella, sono in molti i filmaker del nostro Paese che si sono cimentati con questo filone ed è all’ultimo citato, Luigi Batzella, che appartiene “La Bestia in Calore”, forse uno dei più famosi nazi-porno italici e probabilmente l’unico che si avvicina realmente al mondo dell’horror. Batzella non è un gran regista, questo lo sanno anche i sanpietrini di Via Nazionale, “Nuda per Satana”, “Il plenilunio delle vergini” e “Kaput Lager – Gli ultimi giorni delle SS” (altro nazi-porno) sono spesso ricordati più per l’involontaria carica trash che per reali meriti artistici, eppure il suo nome è abbastanza noto nel territorio dell’exploitation all’italiana e probabilmente “La bestia in calore” è il suo film più rappresentativo. Parlar male di questo film è un po’ come sparare sulla croce rossa, tanto è lo squallore e l’incompetenza che generale ravvisabile in ogni singola sequenza. La regia è semplicemente dilettantesca, malgrado l’esperienza decennale del regista quando si trovava alle prese con questo film, firmatosi tra l’altro con lo pseudonimo Ivan Kathansky; il montaggio è costituito da un pasticciato patchwork di sequenze di seconda mano derivate da un precedente film di Batzella, il bellico “Quando suona la campana”, inserite malamente (gli sbalzi visivi sono evidentissimi) per mostrare qualche scena di guerra su campo lungo e qualche carro armato. Sulla sceneggiatura dello stesso Batzella (con il contributo di Lorenzo Artale) si può benissimo sorvolare, data l’oggettiva inconsistenza, la ripetitività, l’ingenuità e l’inverosimiglianza del tutto. Tra gli interpreti si fanno notare (e ricordare) solamente Macha Magall e Salvatore Baccaro. La prima, reduce di “Casa privata per le SS” e “Spell – Dolce mattatoio”, è indubbiamente efficace e anche abbastanza in parte nei panni della sadica dottoressa nazista; il secondo è uno dei caratteristi più noti del nostro cinema di genere, presente in moltissime pellicole che spaziano dall’horror al comico e spesso in ruoli che lo vedevano come mostruoso e violento uomo di Neanderthal. In questo film il compianto Baccaro è la “bestia” (anche se tale appellativo viene chiaramente affibbiato alla dottoressa Kratsch da un prigioniero) che violenta le giovani e belle donne dei partigiani, ed è in scena tutto nudo ad imitare tristemente versi scimmieschi. L’unico punto a favore che si può attribuire a “La bestia in calore” è l’efficacia di alcune scene di tortura che risultano decisamente disturbanti; su tutte è da segnalare la ragazza a cui vengono strappati i peli pubici dalla bestia e poi divorati avidamente dallo stesso, c’è poi un’impressionante strappo delle unghie, una tortura con l’acqua e un’evirazione. Insomma, “La bestia in calore” è uno di quei film talmente brutti che andrebbero visti a tutti i costi, ha raggiunto una certa celebrità forse immeritatamente ma gli amanti del trash hanno di che godere. Conosciuto all’estero come “The Beast in Heat” e “SS Hell Camp”.

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