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Marco Castellini
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Stefano, un giovane studente dell’Accademia, viene chiamato in un paesino del Ferrarese per restaurare un affresco di un famoso pittore locale, Buono Legnani. Durante il soggiorno viene a scoprire le strane vicende legate alla vita di questo artista: Legnani, infatti, era noto alla gente come il "pittore di agonie", per la sua mania ossessiva di ritrarre, con la complicità delle due depravate sorelle, uomini e donne in punto di morte, nel tentativo di catturarne l'estrema sofferenza. E si mormora anche che uccidesse lui stesso i suoi modelli secondo arcani rituali appresi durante un soggiorno in Brasile insieme alle due sorelle. Il giovane restauratore, sempre più interessato alla vicenda, cerca di scoprire se siano vere le dicerie sul pittore ma nessuno in paese pare lo voglia aiutare. La sua curiosità lo spingerà verso una brutta fine…
Uno dei cult movie per eccellenza del nostro cinema di genere e uno dei film più autenticamente terrorizzanti mai realizzati. Questo è un piccolo capolavoro, girato da Avati in poche settimane, basato su un soggetto dello stesso regista (in collaborazione con suo fratello Antonio)e su una sceneggiatura di Maurizio Costanzo e Gianni Cavina, oltre che gli stessi fratelli Avati, ed è l'esempio lampante di come, per fare un bel film dell’orrore, servano più una storia originale ed ambientazioni misteriose piuttosto che grandi effetti speciali. Ad Avati riesce perfettamente il difficile compito di trasformare la quiete dell’assolata campagna romagnola in un’inquietante sfondo per vicende terribili; il regista racconta con sorprendente genialità una fiaba nerissima e spaventosa, attingendo al patrimonio della narrativa popolare e riuscendo così a spaventare proprio come sanno fare quelle fiabe cattive raccontate ai bambini prima di andare a letto. La paura che il film riesce a trasmettere è ancor più angosciante perché nasce dal non visto, da immagini emblematiche ed allusive (la vecchia paralitica che canta un'inquietante nenia infantile, la grottesca casa con le bocche rosse dipinte sul retro), da frasi appena sussurrate e quasi indecifrabili (la registrazione delle voce del pittore folle).
Si tratta di un grandissimo giallo-horror (il migliore nel suo genere insieme a "Profondo Rosso") con uno dei finali più sorprendenti e terrorizzanti mai realizzati. Assolutamente da non perdere!
Per finire un paio di curiosità: l'ottimo protagonista del film, Lino Capolicchio, in un primo tempo era stato scelto da Argento per il ruolo centrale del suo mitico "Profondo Rosso" ma poi non se ne fece più nulla e così il bravo attore ottenne la parte per questo cult di Avati, riuscendo ad ottenere lo stesso il successo che meritava.
Il titolo originale della pellicola doveva essere "La Luce del Piano di Sopra" ma poi, prima di essere distribuita, la produzione decise di cambiarlo optando per l'attuale (ed ancor più originale) "La Casa dalle Finestre che Ridono".