RG
Roberto Giacomelli
•
Un tredicenne nero abitante del ghetto si intrufola, insieme a due ladri adulti, nella gigantesca casa in cui vivono i proprietari di gran parte dei condomini del ghetto. Circolano strane voci sui due padroni di casa e su ciò che vive nei muri della loro abitazione e gli intrusi scopriranno a loro spese che molte delle dicerie sul loro conto non sono leggende metropolitane. Mami e Papi ( questi sono i nomi con cui i due si chiamano ) sono in realtà fratello e sorella che praticano l’incesto e il cannibalismo, inoltre hanno l’hobby di rapire ragazzini per trovare un loro figlio ideale; solo che i ragazzi o parlano, o vedono o sentono troppo, finendo così mutilati per punizione e rinchiusi in cantina. Sarà compito del giovane ladro di colore sopravvivere ai due aguzzini e mettere fine all’orrore.
Avvalendosi di una scenografia suggestiva e claustrofobica dal sapore vagamente gotico, Wes Craven riesce a confezionare con “La casa nera” un riuscito film costruito come una fiaba… nera come la pece naturalmente! Infatti l’eco gotico e surreale si può riscontrare in più occasioni, cominciando dalla casa stessa in cui è ambientata la pellicola, raffigurata come una piccola fortezza, inaccessibile dall’esterno e impossibile da violare dall’interno, come se si trattasse di un castello medievale inespugnabile, il cui unico punto debole sono le intercapedini, dove si aggira liberamente uno dei ragazzi mutilati sfuggiti al controllo di Papi. Anche i due antagonisti della vicenda sono tratteggiati come se si trattasse di personaggi usciti dalla penna dei fratelli Grimm: lui è alto e forte, dedito al cannibalismo e fiero di indossare una inquietante tuta sadomaso per dare la caccia agli intrusi: un vero orco! Lei, invece, ha il classico aspetto da strega: zigomi marcati, dita ossute e sguardo allucinato. Degni di nota sono senz’altro gli effetti di make-up con cui sono stati raffigurati gli abitanti della cantina ( simili a zombi ) e il reparto gore, che vanta scuoiamenti e mutilazioni varie.
Trattandosi di un film di Craven, che ha curato anche la sceneggiatura, naturalmente non mancano riferimenti politico-sociali. Ancora una volta la famiglia viene vista come un’aberrante istituzione crea mostri ( tema caro a Craven, come ad Hooper, di cui ha dato prova in numerosissime sue pellicole ), in questo caso la famiglia ( non-famiglia forse è il caso di dire ) è composta da due fratelli incestuosi e capitalisti, rapitori e cannibali, molto vicini alla non-famiglia di criminali in “L’ultima casa a sinistra” e forse sua evoluzione/ devoluzione. Inoltre, soprattutto nella parte finale, “La casa nera” si impegna in un epilogo anticapitalista che coinvolge la rivolta degli abitanti del ghetto contro gli “aguzzini” della upper-class, con tanto di profetica pioggia di dollari.
Il cast che compone il film vanta nomi cari alla tradizione horror: il ragazzino protagonista, Brandon Adams, tornerà in “Killer machine”; Papi, Everett McGill, era già apparso in “Unico indizio la luna piena” e nel serial “Twin Peaks”; Mami, Wendy Robie, vista anche lei in “Twin Peaks” e successivamente in “Vampiro a Brooklyn” e “The dentist 2”.
In conclusione, “La casa nera” è un riuscito esempio di horror fiabesco ricco di riferimenti alla condizione sociale che alimenta gli scontri/ confronti tra classi; nonché una pellicola ben strutturata e piuttosto divertente. Da vedere e rivalutare.