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La Maledizione di Komodo poster

LA MALEDIZIONE DI KOMODO

The Curse of the Komodo

2004 US
aprile 9, 2004

Nathan Phipps è un ricercatore che vive con la figlia ed una assistente su un'isola dell'oceano Pacifico che esegue esperimenti genetici sui draghi di Komodo. Questi presentano un comportamento molto aggressivo, soprattutto di notte, che spinge il dottor Phipps (finanziato dalla marina statunitense) a costruire una speciale recinzione elettrica per difendersi dai loro attacchi, quando arriva casualmente sull'isola un gruppo di rapinatori in fuga dopo il loro ultimo colpo. Quando alcuni dei draghi cominciano ad uccidere le persone, tentano insieme di fuggire via dall'isola. Il gruppo viene però attaccato da un drago di Komodo gigantesco, e non può fare altro che sperare di raggiungere l'elicottero dei criminali per potersi salvare.

Registi

Jim Wynorski

Cast

Gail Harris, Paul Logan, Tim Abell, Daryl Haney, Melissa Brasselle, Glori-Anne Gilbert, George Buck Flower, Robert Donavan, J.P. Davis, Cam Newlin
Horror Fantascienza
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

Su un’isola tropicale il biologo Nathan Phipps, sua figlia Rebecca e un team di scienziati al soldo del governo stanno effettuando degli esperimenti di ingegneria genetica per applicazioni belliche; le cavie su cui gli scienziati stanno lavorando sono i feroci draghi di Komodo, altrimenti detti varani, che vivono sull’isola. Quando un gruppo di malviventi, in fuga dopo una rapina in banca, giunge in elicottero sull’isola la situazione precipita e il ferocissimo varano mutante comincia a fare razzia di esseri umani. Buttarsi nella stroncatura di un film come “La maledizione di Komodo” è esattamente come sparare alla proverbiale croce rossa. Cosa ci si potrebbe mai aspettare da un film che si intitola “La maledizione di Komodo”, che ha una trama a base di varani giganti ed esperimenti governativi e una locandina buffa in cui un sauro spunta dalla boscaglia? Esattamente ciò che in effetti “La maledizione di Komodo” offre: tanta stupidità, sciatteria a go-go, terrificati effetti speciali e attori riciclati da soap-opera e soft-core. Dunque “La maledizione di Komodo” andrebbe lodato per onestà d’intenti e fedeltà alle promesse; un trashone tale fin dalle premesse che di fatto offre solo idiozia. Ma siamo seri, pur essendo cultori del cinema di serie Z e amanti del trash, come si potrebbe mai lodare un film come questo? Davvero bisognerebbe essere disonesti con se stessi. Jim Wynorski, che saluta dalla postazione di regia, ha un curriculum incredibile, assolutamente votato alla bufala d.o.c.; scorrere la sua lunghissima filmografia (da qualche tempo a questa parte dirige puntualmente quattro film all’anno) significa farsi da subito quattro risate: “Project Viper – Il mutante”, “Sea Ghost”, “Gargoyles”, “Komodo vs. Cobra”, i più squallidi e trash prodotti da home video che siano apparsi negli ultimi anni portano la sua firma (escludendo sempre David DeCoteau, il cui primato è irremovibile), senza considerare i numerosi spoof softcore con titoli esilaranti che ha collezionato e sta collezionando: la saga di “The Bare Wench Project”, “Busty Cops”, “The Witches of Breastwick”, “The Breastford Wives”, “House of Hooter Hill” e via dicendo. Ma non dimentichiamo che Wynorski ha cominciato i primi passi nel mondo del cinema proprio grazie all’horror, puntualmente dirigendo pellicole che oggi o ricordiamo per il simpatico piglio volutamente trash o preferiremo dimenticare: “Supermarket Horror”, “Il ritorno del mostro della palude”, “976 – Chiamata per il diavolo 2: Il fattore astrale”, “Ghoulies IV” e “Vampirella”. Ma torniamo a “La maledizione di Komodo”. Il film in questione si inserisce in quel minifilone dedicato agli animali ingigantiti dall’intervento dell’uomo che vorrebbe citare gli amati monster movie degli anni ’50 e ’60, in questo caso la fonte sembra essere “Godzilla” & co., ma togliendo il fascino vintage e la professionalità che risiedeva dietro molte di quelle produzioni. Poi, curiosamente, questo film erge a minaccia un animale insolito, il varano di Komodo, il più grande rettile esistente e un animale realmente aggressivo, stranamente mai utilizzato dalle produzioni cinematografiche più in vista. Questo sauro è stato infatti protagonista solo di un paio di filmetti per l’home video distribuiti in questi ultimi anni (“Komodo” del 1999 e il famigerato “Komodo vs. Cobra” sempre di Wynorski) oltre che di un misconosciuto film di Ishiro Honda del 1958, “Varan the Unbelievable”, discendete diretto di “Godzilla”. Il plot di “La maledizione di Komodo” è genuinamente assurdo e pieno di improbabilità, così ricco di trovate megalomani da produzione ad alto budget da risultare ridicolo in ogni risvolto. Gli effetti speciali, sul quale si punta molto, sono davvero brutti, vecchi di almeno dieci anni al tempo della sua produzione, che propongono un varano finto e visibilmente “impedito” nei movimenti da una computer graphic primitiva. Alcune delle scene più imbarazzantemente esilarati vedono in azione il mostro immobile davanti ai protagonisti che lo crivellano di proiettili, senza farsi mai neanche un graffietto. In alcuni punti si cita in modo spudorato “Jurassic Park”, tanto che in una scena c’è anche la famosa fuga in jeep inseguiti a distanza ravvicinata dal mostro. Il reparto recitativo è eccezionale tanto risulta scadente. Dall’inespressivo Paul Logan (“Way of the Vampire”; “Komodo vs. Cobra”) che sembra crederci davvero, alla bellona di turno Melissa Brasselle (“Cherleeder Massacre”) che si esibisce in alcune fantastiche espressioni da dura, passando per la tettona Glori-Ann Gilbert che garantisce un nudo gratuito da applauso. Insomma, “La maledizione di Komodo” è davvero una di quelle bassezze su cui è impossibile trovare qualche cosa di buono, prodotti che si fatica a capire come abbiano trovato una reale attuazione. Sicuramente adattissimo per una serata trash tra amici dal momento che, perlomeno, questo film non annoia e strappa qualche goliardica e non voluta risata.

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