The Shuttered Room backdrop
The Shuttered Room poster

THE SHUTTERED ROOM

1967 GB
June 27, 1967

In a small island off the American coast, the Whateleys live in an old mill where a mysterious bloody being creates an atmosphere of horror. After her parents get killed by lightning, young Susannah is sent to New York by her aunt Agatha, who wants her to avoid the family curse. Years later Susannah, now married, persuades her husband to spend a holiday in the abandoned mill. Once on the island, Susannah and Mike soon find themselves exposed to the hostility of a gang of thugs led by Ethan, Susannah's brutal cousin.

Directors

David Greene

Cast

Gig Young, Carol Lynley, Oliver Reed, Flora Robson, Judith Arthy, Ann Bell, William Devlin, Charles Lloyd Pack, Bernard Kay, Rick Jones
Drama Horror Mystery
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Susan torna a Dunwich dopo tanti anni di assenza accompagnata dal marito Mike, con il quale vive a New York. La ragazza è tornata per riscattare un’eredità, un vecchio mulino in cui abitava da bambina e ora abbandonato. Giunti sul posto riscontrano subito l’ostilità dei paesani che li ammoniscono sulla maledizione che grava sul vecchio mulino. I coniugi non prestano attenzione alle dicerie ma, oltre ai dispetti di Ethan, anche lui erede dell’edificio, cominciano a scontrarsi con una misteriosa presenza che sembra davvero abitare il luogo. Lovecraft e il cinema si sono incontrati un numero relativamente basso di volte. Ci sono opere ufficialmente tratta dai suoi scritti, tra cui ricordiamo “La città dei mostri”, “Le vergini di Dunwich”, “Re-animator”, “La creatura” e “Dagon”, altre che in un modo o nell’altro si ispirano all’universo del “Solitario di Providence” (cito un titolo su tutti: “Il seme della follia”). Tra i primi c’è il misconosciuto “La porta sbarrata”, trasposizione dell’omonimo romanzo (“The Shuttered Room”, in originale) che Lovecraft scrisse insieme all’amico August Derleth. L’ambientazione del film diretto dal televisivo David Greene è tipicamente lovecraftiana: una realtà rurale in cui c’è ostilità per chi giunge da fuori, un segreto orribile nascosto nel tempo tra le mura di un luogo decadente, una situazione in cui il confine tra bene e male è decisamente labile. Il regista Greene e lo sceneggiatore D.B. Ledrov, dunque, fanno un egregio lavoro di trasposizione rievocando le giuste atmosfere che appartengono però a un Lovecraft più terreno, lontano dai Grandi Antichi e dalle paure ancestrali. Il tema portante di “La porta sbarrata” è la famiglia e ciò che la degenerazione di questo istituto può provocare. Il folgorante inizio ci mostra un focolaio domestico minacciato da un male non definibile e non definito che si accanisce sulla giovane prole in un tentativo di negazione della continuità che avrà chiarimento solo nella rivelazione finale. Il prologo e l’epilogo pongono l’attenzione sul nucleo familiare di Susan e dei segreti che ha nascosto per anni, un nucleo familiare ormai estinto di cui sopravvivono sprazzi parentali sparsi per le campagne di Dunwich. Tutto ciò che è collegato alla famiglia di Susan porta con se un senso di sbagliato: i genitori sono morti in circostanze misteriose, la zia racconta di un’antica maledizione e il cugino la desidera sessualmente in modo insistente e plateale. L’unico dato positivo per Susan è il suo legame con il marito Mike, un uomo di almeno quarant’anni più grande di lei che incarna palesemente una figura paterna per la donna oltre che maritale. Buona la gestione degli eventi e della tensione, che alterna momenti più statici mirati all’evoluzione dei personaggi a momenti d’azione e di paura. A riguardo c’è solo il bel finale a lasciare in un certo senso l’amaro in bocca per una mancanza di spiegazioni, in questo caso necessarie a chiarire alcuni eventi che paiono scontati per i personaggi ma del tutto oscuri allo spettatore. Ottima la prova del cast, su cui primeggiano Oliver Reed (“L’implacabile condanna”; “Il gladiatore”), che veste i panni del burbero cugino Ethan e Carol Lynley (“L’avventura del Poseidon”) che interpreta la fragile Susan. Gig Young (“Un fiocco nero per Deborah”) e Flora Robson (“Scontro di titani”) completano il quadro di un cast variegato e ben scelto. “La porta sbarrata” merita di essere riscoperto, un buon film invecchiato bene e capace di farci conoscere un Lovecraft minore, quello più terreno che ci racconta di orrori legati alla superstizione e alla realtà rurale.