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The Girl Next Door poster

THE GIRL NEXT DOOR

2007 US
July 19, 2007

In a quiet suburban town in the summer of 1958, two recently orphaned sisters are placed in the care of their mentally unstable Aunt Ruth. But Ruth's depraved sense of discipline will soon lead to unspeakable acts of abuse and torture that involve her young sons, the neighborhood children, and one 12-year-old boy whose life will be changed forever.

Directors

Gregory Wilson

Cast

Blythe Auffarth, Daniel Manche, Michael Zegen, Catherine Mary Stewart, Grant Show, Graham Patrick Martin, William Atherton, Blanche Baker, Mark Margolis, Benjamin Ross Kaplan
Dramma Horror Thriller Crime
HMDB

REVIEWS (1)

AC

Andrea Costantini

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Meg, un’ adolescente di città, e sua sorella minore disabile Susan sono state affidate alle cure di zia Ruth, una sorta di matrigna educatrice che tiene le fila di tutti i ragazzini del quartiere. L’antipatia della donna nei confronti della ragazza appena arrivata è evidente ma si scatena in pura follia allo quando Meg stringe una tenera amicizia con David, il bravo ragazzo del quartiere. Con l’aiuto di alcuni bambini del paese, Ruth attua un mefistofelico piano nei confronti della ragazza, tenendola segregata nella sua cantina. Nel 1965, Indiana, USA, una ragazzina di nome Sylvia Likens, venne tenuta prigioniera da Gertrude Baniszewski, una donna che si doveva prendere cura della ragazza e della sorella. Con la collaborazione di alcuni ragazzini del vicinato, la donna tenne prigioniera la ragazza, torturandola e infine uccidendola in maniera così efferata che descrissero il caso come il più terribile crimine mai commesso nello stato dell’Indiana. Efferata storia vera, realmente accaduta cinquant’anni fa. “The Girl Next Door”, tratto a sua volta dal romanzo omonimo di Jack Ketchum, narra proprio vicende ispirate al brutale omicidio avvenuto negli anni sessanta ai danni della ragazza. Stephen King ha espresso pareri più che positivi sulla pellicola. Pare abbia detto che è il primo autentico film scioccante dai tempi di “Henry pioggia di sangue”, una sorta di versione oscura del suo “Stand By Me”. Forse il Re dell’horror ha esagerato dicendo così perché ne sono uscite di pellicole disgustose, sgradevoli e malsane negli ultimi anni ma si sa che lui di orrori se ne intende, quindi non possiamo fare altro che fidarci di lui. Detto ciò, chiunque abbia visto il film sa benissimo che arrivare alla fine del film non è proprio una passeggiata. Ambientato negli anni ’50 il film parte come un amarcord, non quello felliniano e nemmeno quello nostalgico di Peggy Sue e dei drive-in, ma ricordi di un’infanzia che ha segnato le vite di molte persone, fantasmi del passato che non potranno mai smettere di manifestarsi, tumori inestirpabili che pulsano sottopelle. Il David adulto, nelle primissime scene del film, lascia intendere che i suoi ricordi legati all’infanzia non sono rosei e che la sua vita è stata rovinata da qualcosa che ancora vive dentro di lui, in età avanzata. Tutta colpa di zia Ruth, una donna di mezza età che accoglie nella sua casa tutti i ragazzini del vicinato. E anche le due nuove ragazze appena arrivate in città, Susan e Meg. Con in mano una storia del genere, in cui gli elementi principali sono una donna perversa, bambini violenti, immoralità sessuali e sevizie ai danni di una quattordicenne (nella realtà Blythe Auffarth aveva ventidue anni ai tempi del film), le possibilità di creare un film che facesse parlare di sé per l’esagerazione e che generasse una schiera di curiosi dall’animo perverso, erano a portata di mano. In realtà le depravazioni sono più raccontate che mostrate (ancora una volta show, don’t tell si rivela una carta efficace da giocare) quindi non aspettatevi di vedere sangue o nudità perché avete sbagliato storia. Non per questo il film risulta meno valido. Anzi, le violenze, alcune realmente tremende, sono soltanto intraviste e coadiuvano il risultato verso un’efficacia non indifferente. Una buona prova registica per Gregory Wilson, al suo primo lavoro di un certo spessore, un’opera da un pugno di spiccioli girata con una freddezza degna di un professionista del genere. C’è anche una buona gestione degli attori, giovani sconosciuti e non sempre all’altezza ma che risultano credibili nei loro disgustosi ruoli di aguzzini e schiavi di una diabolica strega perversa. Ogni tanto cala l’attenzione, soprattutto durante i lunghi monologhi (folli quanto basta) di zia Ruth sull’educazione e il rispetto che dovrebbe avere Meg, ma il tutto si risolleva nell’ultima parte, dove esplode la violenza.

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