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La Santa poster

LA SANTA

2013
novembre 12, 2013

In un paesino del sud Italia sospeso nel tempo e nello spazio arrivano quattro forestieri all'inseguimento di un disperato sogno di riscatto dalle loro esistenze. Dante, Gianni, Agostino e Diego sono quattro balordi intenzionati a rubare la statua della Santa del paese. Ma in una comunità in cui religione e feroce superstizione convivono in un equilibrio precario, le reazioni possono essere imprevedibili, e molto violente. È troppo tardi quando i quattro si accorgono di aver commesso l'errore più grande della loro vita...

Réalisateurs

Cosimo Alemà

Distribution

Ippolito Chiariello, Gianluca Di Gennaro, Marianna Di Martino, Emanuela Gabrieli, Massimiliano Gallo, Renato Marchetti, Michael Schermi, Francesco Siciliano, Lidia Vitale, Bianca Nappi
Drame
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Quattro uomini giungono nel paesino del Sud Italia Nebula in occasione dell’annuale processione dedicata alla patrona del luogo, Santa Vittoria. Ma i quattro hanno un piano ben preciso: aspettare che il paese vada a dormire e, all’alba, intrufolarsi nella chiesa e rubare la statua della Santa, che sembra abbia un valore inestimabile. Tutto sembra procedere nel modo migliore: furto avvenuto e nessuno ha dovuto usare la violenza; ma appena il parroco da l’allarme, l’intero paese si mobilita. Chiuse tutte le vie di fuga da Nebula, i paesani, con fucili e armi di fortuna alla mano, cominciano una cruenta caccia all’uomo per recupere la statua e punire coloro che l’hanno disonorata. Alla sua opera seconda dopo “At the End of the Day – Un giorno senza fine”, Cosimo Alemà rimane nel filone con cui sembra avere un particolare appeal, ovvero il survival thriller. Infatti anche “La Santa” è la storia di un ristretto numero di persone braccate da altre persone che, semplicemente, vogliono trucidarle, possibilmente nel peggior modo possibile. Detto così potrebbe sembrare un film come tanti altri, figlio di “La preda più pericolosa” (libro) e “La pericolosa partita” (film), ma Alemà ha personalità e se “At the End of the Day” aveva uno stile nervoso e faceva del gioco della guerra simulata un tratto distintivo, “La Santa” è ancora più caratteristico e il tipico meccanismo ludico che contrappone il gatto al topo, assume qui un’eccezione del tutto inedita. Particolarità di “La Santa”, soprattutto se messo in relazione al precedente film del regista, è l’italianità, ma un’italianità che non è assolutamente tratto limitante, bensì decisivo punto di vantaggio. L’elemento “crime” come mostrato in questo film è quello tipico di chi in mente ha i film americani o comunque non italiani: quattro criminali improvvisati o di bassa lega (solo uno di loro è stato in carcere) mossi a delinquere dalla necessità, poveri cristi, sprovveduti e rancorosi verso la società, che stanno cercando a tutti i costi una seconda opportunità di successo. Per certi aspetti l’incipit de “La Santa” ricorda l’ultimo film di Alex de la Iglesia, “Witching and Bitching – Las Brujas de Zugarramurdi”, ma questo topos dei predatori che diventano prede qui è utilizzato con inventiva, dal momento che il tutto è inserito nella dimensione antropologica italiana. Un piccolo paese di estrazione rurale, per di più del Sud – che sembra essere da sempre infintamente più affascinante per il cinema - con usi e costumi che prevedono processioni e ricorrenze religiose che sfociano, irrimediabilmente nel fanatismo. Ma quest’ultimo aspetto è minimizzato, non sappiamo cosa si nasconde dietro il culto di Santa Vittoria, probabilmente nulla di strano e il tutto è condotto a una questione di possesso. Il furto della Santa non è visto tanto come violazione di una reliquia, quanto l’impossessarsi di un qualche cosa di caro, quasi negazione della propria identità. Quello che è messo in scena in “La Santa” non è dissimile da una rapina in un’abitazione in cui viene sottratto un fondamentale ricordo di famiglia. Non è il valore economico in se ad essere importante, ma quello affettivo, identitario. Ciò che comunque interessa ad Alemà e al suo co-sceneggiatore Riccardo Brun è la caccia all’uomo nella sua rappresentazione più schietta e diretta: chiunque può improvvisarsi cacciatore, dal redneck munito di fucile alla massaia armata di bastone o bambino munito di sassi. Come già era accaduto in “At the End of the Day”, Alemà non ci risparmia qualche cattiveria e se i bambini istruiti al tiro al bersaglio con gli esseri umani sono l’apice, si riesce comunque a respirare in toto un’aria abbastanza malsana. Qualche volta c’è una caduta di stile, come la scena in chiesa con le ragazzine, che sa troppo di finto, o l’amplesso tra il dottore e la cicciona, che aggiunge un momento grottesco di cui non si sentiva il bisogno, ma nel suo complesso “La Santa” funziona molto bene. “At the End of the Day” era un gradino più in alto anche perché si intuisce una maggiore ricchezza nella confezione, ma anche questo secondo film è un centro per Alemà. Presentato fuori concorso all’edizione 2013 del Festival Internazionale del Film di Roma. “La Santa” è stato distribuito direttamente in home video da 01 Distribution solamente in edizione DVD. Il video è nitido e ottimamente reso anche nelle scene buie, un punto a favore considerando che il film è stato girato in tecnologia RED, mentre l’audio mono in alcuni punti si presenta un po’ basso. Tra gli extra un trailer e un breve speciale realizzato da Rai Cinema Channel in occasione del red carpet durante il Festival di Roma.

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