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Rise: Blood Hunter poster

RISE: BLOOD HUNTER

2007 NZ
April 28, 2007

A reporter on the trail of a sinister cult wakes up in a morgue to find herself a member of the undead. She goes on a personal vendetta against a group a cultists who are responsible for her death.

Directors

Sebastian Gutierrez

Cast

Carla Gugino, Michael Chiklis, Samaire Armstrong, Lucy Liu, James D'Arcy, Marilyn Manson, Robert Forster, Cameron Richardson, Allan Rich, Holt McCallany
Avventura Horror Azione Thriller
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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La giornalista Sadie Blake sta conducendo un’inchiesta su una setta che sembra essere diventata una vera moda per i giovani di Los Angeles. Ma quando alcuni aspiranti adepti alla setta vengono rinvenuti morti dissanguati, Sadie comincia a indagare e finisce lei stessa preda di questa misteriosa comune. La giornalista viene rinvenuta morta e condotta all’obitorio, ma in realtà Sadie è divenuta una sorta di vampiro. Vogliosa di vendetta, ma ormai ghiotta di sangue, la donna comincia ad aggirarsi per le strade di Los Angeles in cerca di vagabondi e senza tetto con cui cibarsi e allo stesso tempo conduce una personale caccia alle menti che si celano dietro la setta che le ha causato la non-morte. Lungo il suo cammino, Sadie unirà le sue forze con quelle di Clyde Rawlins, un detective della omicidi a cui il leader della setta ha portato via una figlia. Ormai i vampiri al cinema ce li hanno raccontanti in tutte le salse: calvi inquietanti portatori di peste, nobili fascinosi, guerrieri impegnati in faide interspecie, messicani rabbiosi e mostruosi, cacciatori ibridi, vagabondi tossici…insomma ormai è difficile trovare un approccio originale per raccontare le gesta di questi mostri. In parte ci sono riusciti quelli della Ghost House con il bel “30 giorni di buio” dal fumetto di Steve Niles, ma la stessa Ghost House è stata anche responsabile della produzione di un altro film vampirico, “Rise: Blood Hunter”, realizzato nella primavera del 2007 e distribuito nel nostro paese solamente ora, alla soglia dell’estate 2008, con il titolo “La Setta delle Tenebre”. Cominciamo subito col dire che Sebastian Gutierrez, regista e sceneggiatore di questo film, non ci ha minimamente provato ad inventarsi qualche cosa di nuovo e via con una serie di luoghi comuni che vanno dal vampiro cattivo mostrato come un dandy fascinoso ma estremamente spietato, all’eroina che si improvvisa cacciatrice ed è costretta a combattere tra la sua coscienza umana e la sua attuale condizione di bevitrice di sangue. Idee rubacchiate qua e la, dall’horror classico a quello più recente, misto al cinema d’azione (in dose minima) e al thriller poliziesco. La scelta di rendere la Setta protagonista della vicenda come una sorta di famiglia deviata poteva essere una chiave vincente su cui insistere, ma purtroppo questa caratteristica viene immediatamente abbandonata per lasciar spazio quasi unicamente alla protagonista e al suo dramma di vendetta e, per di più, la vendetta è stata struttura narrativamente in modo del tutto fallimentare. Dopo che Sadie Blake è stata trasformata in vampiro e ha ricevuto una minima acculturazione contro i suoi nemici, l’azione si dipana in modo troppo sbrigativo, tanto che quattro dei cinque “cattivi” vengono uccisi in successione senza nessuna concessione allo scontro fisico ne alla spettacolarizzazione degli eventi: Sadie scova il cattivo, gli pronuncia una frasetta più o meno ad effetto e poi gli pianta una freccia nel cuore. Stop. In pratica dopo quaranta minuti di film la Setta di vampiri è già stata sterminata. Da quel momento in poi il film si trascina stancamente verso lo scontro contro il leader della Setta, uno dei cattivi meno carismatici che siano mai apparsi in un film dell’orrore. E lo stesso scontro si svolge in maniera sbrigativa e deludente. “La Setta delle Tenebre” ha poi tanti altri difetti che risiedono un po’ tutti in una sceneggiatura troppo poco attenta. Il personaggio del detective Rawlins, interpretato da un Micahel Chiklis (la Cosa dei “Fantastici 4”) fuori parte, poteva sicuramente essere interessante come spalla, fornendo al film una dose da thriller poliziesco probabilmente gradevole, però il questo personaggio entra in scena troppo tardi e a lui sono dedicate pochissime scene e tutte imperniate su una stereotipizzazione poco interessante. Per non parlare del personaggio del mentore di Sadie, una sorta di Hattori Hanzo killbilliano ridicolo e fuori luogo, a cui sono affidate alcune inutili scene di flash back inserite solo per giustificare l’abilità della protagonista nel maneggiare la balestra. In fin dei conti “La Setta delle Tenebre” non è comunque da buttar via totalmente, ci sono alcune scene piuttosto riuscite. Non dispiace la lunga scena iniziale in cui due ragazze sono cacciate e uccise dagli adepti della Setta, ma soprattutto appare riuscito il risveglio di Sadie, quando la ragazza si ritrova chiusa nella cella di un obitorio e pian piano prende coscienza della sua condizione, prima appurando che gli specchi non riflettono la sua immagine, poi consumando il suo primo banchetto di sangue ai danni di un senza tetto e infine documentando la sua scoperta di immortalità con un tentativo di suicidio. Qua e là compare anche qualche idea visivamente suggestiva, come le vittime dei vampiri appese a testa in giù e lasciate a dissanguarsi in una tinozza, così come appare sicuramente azzeccata, nel suo fascino quasi androgino, la protagonista interpretata da Lucy Liu (“Charlie’s Angels”; “Kill Bill Vol.1”). Ma in complesso “La Setta delle Tenebre” è un’opera con molti difetti, che sguazza nella mediocrità assoluta e si presta ad essere dimenticata fin troppo in fretta. In un cammeo appaiono il cantante Marilyn Manson (un barista che fornisce informazioni alla protagonista) e la vecchia gloria del cinema exploitativo Robert Forster (il tizio che rimorchia la bella bionda all’inizio del film).