L'eremita backdrop
L'eremita poster

L'EREMITA

2012 IT
juin 29, 2012

Réalisateurs

Al Festa

Distribution

Marco Di Stefano, Maurizio Nicolosi, Giusy Criscuolo, Vittoria Camobreco, Valentina Ciccone, Marco Fattibene, Tanya Khabarova, Diego Verdegiglio, Mariana Lancellotti, Claudio Rombolà
Drame Horreur
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

Un uomo si aggira per le strade di un paesino della Calabria predicando un'imminente apocalisse. Ostaggiato da qualcuno, ben accolto da altri, l'uomo desta l'interesse di Giulietti, proprietario di una tv locale che intende usare la figura di questo eremita per far decollare gli ascolti della sua emittente nel periodo di Natale. Per far ciò viene incaricato il giornalista Michele di indagare sulla figura di questo misterioso individuo. “L’eremita” rappresenta il ritorno di Al Festa alla regia di un lungometraggio di genere, dopo il thriller “Fatal Frames – Fotogrammi mortali” (1997) e il singolare mockumentary “Progetto Sapientia” (2009), che è rimasto inedito. Al Festa si è fatto un nome come compositore e musicista (ha composto la colonna sonora, tra gli altri, di “Robowar” di Mattei e “After Death” di Fragasso), ma da quando ha diretto “Fatal Frames” il suo nome è andato a legarsi al mondo dell’horror italiano soprattutto per questo film. Oggi non molti ricordano quel thriller che nel 1997 vinse anche un premio speciale al Fantafestival di Roma, ma negli anni si è ammantato con un alone di cult, forse più per la sgangheratezza di fondo che per la reale qualità dell’opera, che comunque si avvaleva di un cast stellare con nomi del calibro di Donald Pleasence, Ciccio Ingrassia, Angust Scrimm, David Warbeck, Alida Valli, Linnea Quigley, Rossano Brazzi e Giorgio Albertazzi. Il ritorno di Al Festa, dunque, era anche piuttosto atteso tra i fan italiani, dal momento che di questo suo nuovo lavoro, “L’Eremita”, si parla da molto tempo e la trama risulta senz’altro originale. Il risultato, ahinoi, è piuttosto discutibile poiché si nota un lavoro assolutamente superficiale sulla sceneggiatura e una dose di umorismo involontario davvero consistente. Ma andiamo con ordine. “L’eremita” si basa su alcuni documenti religiosi che pongono un punto di vista abbastanza interessante sull’argomento apocalittico, in particolare si prende in esame l’Apocalisse di Giovanni collegandola al leggendario Codex Purpureus Rossanensis (e dunque i Vangeli di Matteo e Marco), il tutto legato a predizioni su un’imminente fine del mondo con inevitabile strizzata d’occhio alle profezie dei Maya. Si nota che Al Festa, anche sceneggiatore, ha un’ottima conoscenza dell’argomento ma gli eventi sono trattati con tale confusione e mancanza di un reale filo logico che li unisca tutti da rendere la visione del film quasi frustrante. Innanzitutto quasi due ore sono decisamente troppe per questo film, dal momento che si nota una ripetitività d’azione e argomentazioni davvero esasperante. La trama si sviluppa attraverso mini-sketch che vedono protagonista il nostro eremita intento a predicare o il giornalista a raccogliere indizi, non si percepisce l’unitarietà del racconto e i vari mini-episodi spesso potrebbero essere scambiati d’ordine tra loro senza che la trama del film ne risenta minimamente. Inoltre il racconto è cadenzato da una quantità abnorme di scene inutili all’economia narrativa del racconto (esempio eclatante: la scena con l’elenco dei sette peccati capitali mimati dalla performer Tanya Khabarova), facendo percepire una ridondanza di situazioni a tratti realmente preoccupante oltre che causando un appesantimento nel ritmo complessivo dell’opera. Il punto topico di tutto il film, inoltre, è che il buon 90% di quelle scene sovrabbondanti scadono nel ridicolo involontario, generato da situazioni, dialoghi e recitazione degli attori. Pensiamo alla scena in cui l’eremita compra le statuine dal vecchio esibendo la sua misericordia con una carta da 100 euro, oppure il siparietto con lui che gioca con i bambini e poi viene scacciato da un adulto alla pari di come accadrebbe in un cartone animato. Ma si potrebbe continuare citando l’incredibile dialogo tra l’eremita e il giornalista in cui il primo invita il secondo a casa sua per Natale, oppure la scena con le tre prostitute o ancora – vera chicca! – l’idea di inserire un personaggio chiamato Madre Pia. L’idea di lanciare una critica al giornalismo televisivo, che sfrutta storie e personaggi per produrre ascolti, è sicuramente buona anche se non originale (pensiamo all’ottimo lavoro fatto oltre trent’anni fa da Deodato con “Cannibal Holocaust”), ma non viene sfruttata a dovere perché al di là del personaggio di Giulietti, gli altri risultano stranamente troppo devoti al cattolicesimo, creando una paradossale contrapposizione con gli intenti. Sotto l’aspetto puramente horror, “L’eremita” si contraddistingue per due scene, l’esorcismo eseguito sulla posseduta Stefania Stella (protagonista di “Fatal Frames”) e lo scontro finale tra bene e male. L’esorcismo manca di atmosfera e di suspense, l’attrice non risulta credibile come indemoniata e i frequenti morphing facciali in CGI contribuiscono a rovinare il tutto; lo scontro finale, con ali da angelo uno e da diavolo l’altro, è molto breve e, immancabilmente, riesce a risultare ridicolo. Il parco attoriale è mediocre, con una discreta performance di Mario Di Stefano nei panni dell’eremita Dank Stuart (purtroppo reso meno credibile dal look alla Jeepers Creepers ed estentions bianche), affiancato da un Maurizio Nicolosi somigliante a Maradona, nei panni del giornalista Michele, e Diego Verdegiglio, che interpreta il direttore senza scrupoli di Canale 66. Di tutta la baracca si salvano le belle musiche dello stesso Festa. Sinceramente evitabile.

Bande-annonce