Cold Summer backdrop
Cold Summer poster

COLD SUMMER

L'estate Fredda

2006
August 16, 2006

A man takes shelter in a rural house that looks abandoned.

Directors

Claudio Tacchi

Cast

Fabio Braccioni, Martino Campagnoli, Raffaella Dragomanni, Francesco Lemma, Paolo Sambuchi, Luca Vagnini
Horror
HMDB

REVIEWS (1)

GG

Giuliano Giacomelli

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Un misterioso morbo che riporta in vita tutti i morti inizia a diffondersi a macchia d’olio in piena estate. Le cause che hanno generato questo morbo sono ignote e non si conosce, ancora, un metodo per debellarlo o contenerlo; l’unica cosa che si sa con certezza è che tutti i morti hanno finito di riposare e iniziano a camminare sulla terra. In questo scenario dai tocchi apocalittici c’è Frank Cinzano, un uomo che sta compiendo da solo un viaggio in macchina (non si sa quale sia la sua meta precisa) per fuggire dalla città e rifugiarsi nelle desolate campagne; ma Frank si troverà, nell’arsura totale, a viaggiare tra una folla di morti viventi. Sono in molti a pensare che l’unico autore che sia realmente capace di realizzare una valida pellicola sui morti viventi, e rendere dunque giustizia agli zombie, sia George A. Romero, ossia il papà di tutti gli zombie poiché nel 1968 con “La notte dei morti viventi” creò lo stereotipo dello zombie (lento e putrido) che oggi noi tutti conosciamo. Effettivamente è solo lui che è stato in grado, negli anni, di regalare pellicole a tema zombesco affascinanti e che possano essere ricordate nel tempo (chi non conosce, ormai, pellicole del calibro di “La notte dei morti viventi”, “Zombi” o “Il Giorno degli zombi”?). Ma a quanto pare, Romero, ha trovato un degno discepolo e, cosa strana, lo ha trovato proprio nella nostra terra, in Italia: parlo di Claudio Tacchi, regista indipendente marchigiano, che ha realizzato nel 2006 questo bellissimo cortometraggio dalla durata di 25’ e 23’’ e dal titolo “L’estate Fredda”. E’ davvero incredibile notare come, un regista indipendente munito solo di una grande passione per l’horror, dell’aiuto di qualche amico e di una manciata di euro, possa aver potuto dare vita ad un film (seppur cortometraggio) così affascinante che risulta decisivamente superiore a tutte le (grandi) produzioni zombesche che ci arrivano al giorno d’oggi. La passione (dichiarata) di Tacchi per Romero è palese (da notare anche un esplicito rimando a tale regista nel nome delle sigarette del protagonista chiamate “Romero’s”) è c’è da notare come sia riuscito a realizzare un opera così intenta a rispettare i tempi e a ricreare le dovute atmosfere che caratterizzavano proprio le opere di Romero. Nella sua semplicità (ricordo che stiamo parlando pur sempre di un corto) il plot del film risulta molto funzionale ed essenziale e avvalorato da una sceneggiatura ben assemblata (e scritta a quattro mani da Pierluigi Siena e Claudio Tacchi) e da una regia superlativa. Tacchi si muove con molta professionalità dietro la macchina da presa (incredibile sapere che si tratta della sua prima opera), mostra moltissima cura per i dettagli e riesce a conferire, all’opera, un enorme personalità. Ammirevole anche il fatto di come sia riuscito a trasmettere, solo mediante immagini (nel film non ci sono dialoghi se non fosse per i commenti della stazione radio), il senso di panico e spaesamento che prova il protagonista catapultato, improvvisamente, in questa folle e terrorizzante situazione. Oltre a questa sensazione di panico, il film, riesce ad emanare anche una certa aria di disagio dovuta alla forte arsura estiva; lo spettatore che visiona il film avrà, con grandi possibilità, l’impressione di avere davvero caldo grazie ad una particolare cura nei trucchi, delle scenografie ma, soprattutto, della bella fotografia (curata da Pierluigi Siena e Claudio Tacchi) che riesce a riflettere, in pieno, il clima “bollente” dell’estate. Davvero ottimi risultano gli effetti di make-up degli zombie ottimamente realizzati da Carlo Diamantini e che, nella resa finale, risultano davvero molto credibili, terrificanti e in perfetto Romero’s style! Bellissime anche le magnifiche scenografie naturali che vedono coinvolte solo, ed esclusivamente, campagne sconfinate che aumentano il senso di solitudine, ansia e disperazione provata dal protagonista. Un plauso particolare è dovuto anche al cast: sia alle comparse che hanno interpretato, con ottimi risultati, i morti viventi sia, e soprattutto, al bravo Francesco Lemma (nei panni del protagonista Frank Cinzano) che ha saputo calarsi bene nella parte ed è stato in grado di reggere, sulle proprie spalle, tutto il film. In conclusione “L’estete fredda” è davvero un ottimo lavoro, testimone del fatto che seppur muniti di budget scarsi (o inesistenti) ma con una grande passione alle spalle, un buon talento e grandi idee si può realizzare comunque un lavoro da pollice in su. Claudio Tacchi si dimostra un ottimo regista e ci si augura che voglia continuare in questa direzione con la speranza che un giorno possa realizzare, munito di un “vero” budget, un bel lungometraggio. Una grande rivelazione nonché un film impedibile. Merita sicuramente mezzo voto in più!