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L'ORA CHE UCCIDE

The Clairvoyant

1982
ottobre 24, 1982

Il cadavere di una donna viene ripescato dall'Hudson. La donna ha i polsi chiusi da manette. Poco dopo un'altra macabra scoperta: un uomo viene trovato morto in una piscina; lui le manette le ha ai piedi. Al terzo cadavere il detective Larry Weeks è sicuro di aver a che fare con un folle. Fino a quel punto però la sua sola traccia è Virna, una ragazza capace di "vedere" gli omicidi prima che accadano, ma non il volto dell'assassino. Lo spunto non è proprio originalissimo e infatti ricorda un po' Gli occhi di Laura Mars di Kerschner. Mastroianni non è un'aquila, ma riesce comunque a tenere la suspence fino in fondo e senza fare abuso di effetti particolarmente raccapriccianti.

Registi

Armand Mastroianni

Cast

Perry King, Norman Parker, Elizabeth Kemp, Kenneth McMillan, Jon Polito, Joe Morton, Barbara Quinn, Antone Pagán, Lou Bedford, David Ramsey
Fantasy Horror Thriller Crime Mistero
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Il cadavere di una donna ammanettata viene ritrovato nel fiume Hudson. Poche ore dopo viene ritrovato cadavere anche un uomo, ammanettato anch’esso sul fondo di una piscina pubblica. La polizia si mette sulle tracce dell’assassino e una disegnatrice con capacità paranormali li avverte che aveva previsto gli omicidi disegnando perfettamente l’accaduto. Nel frattempo un altro uomo ammanettato viene trovato morto in una stanza d’albergo e la disegnatrice ritrae quella che sembrerebbe la sua stessa morte. Datato 1982 – anche se gli si darebbero almeno 10 anni di più – “L’ora che uccide” (conosciuto in patria anche con un più pertinente “The Clairvoyant”) è un thrillerino made in U.S.A. che visto oggi mette molta tristezza. No, in questo caso non si tratta di rimpiangere i bei vecchi tempi andati, ma piuttosto sorbirsi oltre 90 minuti di noiose e improbabili indagini su un caso che, se trattato diversamente, sarebbe senz’altro risultato molto interessante. Il soggetto di “L’ora che uccide” infatti non è affatto male, una storia che sulla carta prometteva bene, un mix tra horror e thriller che ricorda le atmosfere di alcuni vecchi albi del nostrano “Dylan Dog”, con tanto di soluzione finale che fa tornare perfettamente a posto tutti gli elementi. Anche la presenza della sensitiva che aiuta nelle indagini risulta qui funzionale più che in altri film (e ce ne sono molti!) soprattutto per la “novità” dei disegni premonitori che verrà ripresa in modo quasi identico nel serial “Heroes”. Purtroppo però questo film non mantiene le promesse e, a conti fatti, si mostra per quello che è, ovvero scadente sotto un po’ tutti i punti di vista. Cominciamo col dire che i mezzi erano pochi e si vede chiaramente, visto che fotografia e scenografie sono davvero pessime. Il film è ambientato maggiormente in interni e l’arredamento appare sempre piuttosto squallido come se si sia cercato di riciclare set di altri film o, più probabilmente, appartamenti noleggiati per qualche giorno (oppure qualche ora, a seconda dei casi). La stessa fotografia, a volte slavata a volte troppo scura, fa apparire questo film, come si diceva, molto più vecchio di quanto in realtà sia. Non ci fanno bella figura neanche i tempi filmici, qui dilatati all’inverosimile, con preoccupanti punti morti e ritmi da film per la tv. Non a caso, infatti, il regista italoamericano Armand Mastroianni ha una filmografia composta quasi esclusivamente da film tv e serie, tra cui anche le note “Venerdì maledetto”, “Dark Shadows” e “Nightmare Cafè”. A sorpresa, però, c’è un cast piuttosto convincente composto da Perry King (“L’alba del giorno dopo”) nel ruolo del giornalista in cerca di scoop, Norman Parker (“Il falò delle vanità”; “Bullworth – Il senatore”) nell’originale ruolo del detective con l’hobby del cabaret, ed Elizabeth Kemp (“Visioni senza volto”) nella parte della disegnatrice sensitiva. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Mastroianni insieme a Johnathan Ringkamp, presenta diverse lacune che prendono forma soprattutto di banalità che cozzano con il tono serio dell’intero film; su tutte appare altamente poco credibile il modo in cui viene condotta l’indagine da parte della polizia di New York che, invece che raccogliere prove e lavorare seriamente svolge l’indagine esaminando solamente i disegni della sensitiva. E se lei li stesse prendendo tutti per i fondelli? Sono piccolezze (mica tanto!) come questa che fanno crollare completamente un film. Per il resto risulta soddisfacente la conclusione che, pur risultando altamente prevedibile, dà un senso di appagante completezza alla vicenda e buona anche la caratterizzazione di alcuni personaggi, come il su citato poliziotto dal marcato senso dell’umorismo. Si ha l’impressione generale comunque che “L’ora che uccide” sia un film decisamente sbagliato, un’occasione sprecata, un brutto film che parte da una premessa interessante. Forse sono film come questo, sconosciuti e obiettivamente mal realizzati, che oggigiorno meriterebbero un remake.