Never Cry Werewolf backdrop
Never Cry Werewolf poster

NEVER CRY WEREWOLF

2008 CA
May 11, 2008

Loren doesn't like her new neighbor, Jared, or his vicious dog. Along with her friend Steven, Loren spies on Jared and begins to suspect he's a werewolf, responsible for a rash of disappearances. But Jared is watching her just as closely because Loren reminds him of his dead wife. As a full-moon night nears, Loren enlists the help of TV star Redd Tucker, who knows how to hunt -- and who believes her werewolf theory.

Directors

Brenton Spencer

Cast

Nina Dobrev, Kevin Sorbo, Peter Stebbings, Spencer Van Wyck, Melanie Leishman, Kim Bourne, Sean O'Neill, Nahanni Johnstone, Von Flores, Rothaford Gray
Horror
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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In un tranquillo quartiere arriva ad abitare Jared, un aitante quarantenne single immediatamente in cima all’attenzione delle donne della zona. Ma in realtà l’uomo nasconde un segreto: è un famelico lupo mannaro! La sedicenne Loren, vicina di casa di Jared, è la prima ad accorgersi della natura bestiale dell’uomo e cerca in tutti i modi di far risalire i sospetti delle autorità sui recenti casi di persone scomparse proprio addosso al suo vicino di casa, naturalmente senza essere creduta. La ragazza allora cerca aiuto in Redd Tucker, la star di un programma televisivo di avventura, solo che Redd non è proprio l’eroe che compare sugli schermi. “L’ora del licantropo” (in originale “Never Cry Werewolf”) non è altro che “Ammazzavampiri” con il lupo mannaro al posto del succiasangue, ne più ne meno. Certo, ci si riferisce solo all’aspetto narrativo, perché se poi si va a guardare la qualità il cult di Tom Holland è decisamente su una galassia differente in confronto al filmetto televisivo di Brenton Spencer. Perché “L’ora del licantropo” è proprio questo: un filmetto per la tv che bizzarramente copia – omaggia o plagia? – un cult dell’horror giovanilistico degli anni ’80. Di quel periodo cinematografico si cerca di riproporre un po’ tutto, dal ritmo decisamente veloce all’utilizzo dell’umorismo per stemperare le scene di tensione, dall’attenzione per il target adolescenziale agli effetti speciali artigianali che fanno apparire i mostri decisamente finti ma molto meno di quanto succeda oggi con la computer graphic. Diciamo però che il regista Brenton Spencer (“Catastrofe dal cielo”) non è ne Joe Dante ne John Landis, così il suo tentativo di inserirsi retroattivamente nel horror d’annata è un mezzo fallimento compiuto un po’ sotto tutti i punti di vista. Visivamente siamo di fronte a un film tv commissionato da Sci-fi Channel, quindi immaginatevi un’estetica un po’ sciatta e assoluta assenza di contenuti “forti” (sesso e violenza esplicita, per intenderci) a rimpolpare la storiella esile e derivativa. Altro difetto è forse tra i più gravi che si possano riscontrare in un lungometraggio e cioè l’evidente incapacità del regista nel gestire il film a causa di buchi logici e cattiva direzione delle scene. Prendiamo la lunga sequenza nel negozio di armi che è l’esempio perfetto di entrambi i problemi. Con l’oscura voglia di citare “Terminator” (?) Spencer e il suo sceneggiatore John Sheppard fanno in modo che il licantropo si riveli in pubblico, però questo comporterebbe una serie di conseguenze sul proseguo della storia che gli autori ignorano completamente, facendo andare avanti la storia come se nulla fosse accaduto, e giustificando semplicemente la sequenza per far incontrare Loren e il cacciatore televisivo. Allora perché costruire questa sequenza proprio in modo tale da mettersi nei guai e poi ignorare di averlo fatto? Tanto vale inventarsi un qualche cosa di “meno” sensazionalistico e più coerente con gli intenti dello script. Se aggiungiamo poi che l’intera sequenza è anche mal girata (ma non è l’unica), il quadro è completo. Vale comunque la solita regola che ogni spettatore che si accinge alla visione di un direct to video dovrebbe sempre tenere in mente, ovvero ‘avrei potuto/dovuto aspettarmi qualche cosa di meglio?’. Ecco, munuti di questo necessario interrogativo che pone su un piano differente prodotti come questi dal piano del mainstream si può allora apprezzare quel poco che comunque “L’ora del licantropo” ha da offrire. Il film di Spencer è svelto e sa intrattenere, la storia fa quasi sorridere per l’ingenuità con cui svecchia il film di Holland e gli effetti speciali old style funzionano a dovere (contestualizzare, please), stranamente anche lì dove è presente l’immancabile scena in CGI, meno intrusiva del solito. Se il cattivo, interpretato fiaccamente da Peter Stebbings (“Senza alibi”; “K19”), è decisamente anonimo e il fratellino occhialuto della protagonista (Spencer Van Wyck) è irritante, funzionano però la bella Nina Dobrev (“The Vampire Diaries”) nel ruolo della protagonista e Kevin Sorbo (mitico Hercules nell’omonima serie tv) nell’ironica quasi auto-parodia della star della tv d’azione. Discutibile la scelta dell’inserimento del mezzo licantropo e il suo (brutto) look da freak. Insomma, “L’ora del licantropo” è un filmetto piccolo piccolo, obiettivamente brutto ma comunque migliore di molti altri prodotti similari destinati all’home video. Se si intraprende la visione con l’umore giusto potrebbe anche divertire. Merita mezzo voto in meno.