Nella notte dei tempi, il leggendario Minotauro, nato dall’incrocio tra una regina e un toro (ognuno ha i suoi gusti), esige periodici sacrifici umani. Nel piccolo villaggio che deve sacrificare i suoi giovani al mostro, Theo (Tom Hardy), figlio del capo Cyrnan (Rutger Hauer), è turbato e non ci sta. Una vecchia gli dice che i sacrificati, compresa la sua fidanzata, non sono morti, ma vivono in realtà nel labirinto assieme al Minotauro. Theo decide quindi di compiere l’impresa di uccidere il Minotauro e salvare i prigionieri. Quando arrivano i guerrieri per prelevare le vittime sacrificali, Cyrnan si oppone, ma quelli scatenano un massacro e si prendono ugualmente i giovani. Theo si imbarca non visto sulla nave, pronto a dare battaglia.
Registi
Jonathan English
Cast
Tom Hardy, Michelle Van Der Water, Tony Todd, Lex Shrapnel, Jonathan Readwin, Rutger Hauer, Maimie McCoy, Lucy Brown, James Bradshaw, Fiona Maclaine
In un’epoca in cui gli uomini temevano l’ira degli Dei, su un isoletta sperduta nel mare Egeo, gli abitanti di un villaggio di pastori vivono nel terrore, poiché ogni cinque mesi otto giovani vengono portati via e condotti al palazzo del re, dove vengono dati in pasto al Minotauro, una bestia di origini divine tenuta in un labirinto sottostante al palazzo reale. Il momento del sacrificio è nuovamente giunto e il giovane Theo, figlio del capo villaggio e dunque immune al sacrificio, si intrufola nel gruppo delle future vittime con la speranza di ritrovare viva la donna da lui amata, gettata nel labirinto mesi prima.
I miti dell’antica Grecia erano spesso popolati da mostri, spargimenti di sangue, violenze inenarrabili e creature crudeli, tutto materiale a cui il mondo dell’horror potrebbe tranquillamente attingere senza far rimpiangere allo spettatore serial killers vari e fantasmi orientali. Questo devono averlo pensato anche i ragazzacci della Lions Gate che hanno deciso di distribuire “Minotaur”, un divertente e originale horror che prende spunto dall’antico mito di Teseo e del Minotauro per dar vita ad un film inusuale e abbastanza riuscito.
Con abbondanti libertà narrative ( Teseo diventa Theo; non c’è Arianna e il suo proverbiale filo; nessun cenno a Minosse ) Jonathan English ( che non è il nome di un personaggio da film comico! ) ha dato vita ad un dignitoso action-horror che fa della sua bandiera l’originalità della fonte narrativa, portando avanti la vicenda con la classica struttura alla “Alien” in cui gli umani vengono decimati uno alla volta da una creatura mostruosa. Questo fa si che una storia inusuale per un film horror si adatti perfettamente alle esigenze del genere, puntando molto sul senso di claustrofobia dato dai cunicoli del labirinto sotterraneo e sull’attesa dei vari attacchi del mostro. Purtroppo, però, questo fa si che la parte centrale del film sia leggermente ripetitiva; un difetto che comunque non incide in modo eccessivo sull’attenzione dello spettatore e sulla riuscita generale della pellicola.
Malgrado per la realizzazione di “Minotaur” non ci fossero a disposizione i milioni di dollari di cui Petersen ha usufruito per “Troy”, il risultato non ha risentito minimamente del low budget, anzi si è sapientemente scelto di non ostentare una magnificenza della costruzione scenografica ambientando il film maggiormente in luoghi chiusi ( il palazzo reale e il labirinto ) e conservando così il grosso del budget per la realizzazione degli effetti speciali. Il Minotauro viene abbondantemente mostrato a partire dalla seconda parte del film e la sua realizzazione risulta di ottimo livello: in alcuni casi il mostro è creato con una computer grafica perfettamente integrata all’ambiente circostante, in altri è un buon pupazzo meccanico. Anche il reparto gore, pur non concedendo eccessi splatter, è abbastanza corposo, facendo così felice anche lo spettatore assetato di sangue.
Il cast è composto principalmente da attori poco noti, ad eccezione di due vecchie glorie del cinema di genere: Rutger Hauer ( “Blade Runner”; “The Hitcher” ), nei panni del padre di Theo e Tony Todd ( “Candyman”; “La notte dei morti viventi” ), nel ruolo del perfido sovrano.
Non sempre i dialoghi sono all’altezza della situazione e spesso accade che i protagonisti dicano cose che fanno sorridere se pronunciate da giovani pastori dell’età del ferro, ma tutto ciò non incide sul divertimento che la pellicola può offrire e sulla freschezza ( malgrado i secoli ) del soggetto. Un film piacevole che avrebbe tranquillamente potuto usufruire di una distribuzione in sala.