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L'ÉCHINE DU DIABLE

El espinazo del diablo

2001 ES
avril 20, 2001

Alors que la guerre civile déchire l'Espagne, le jeune Carlos trouve refuge à Santa Lucia, un orphelinat perdu dans la campagne dirigé par Mme Carmen. À la nuit tombée, le garçon est mis au défi par ses camarades : il doit traverser la cour de l'établissement pour se rendre à la cuisine, l'obligeant à passer devant la maison du gardien, l'antipathique Jacinto. Une fois sur place, Carlos entend d'étranges soupirs et découvre dans le sous-sol de la bâtisse le fantôme d'un enfant mutilé…

Réalisateurs

Guillermo del Toro

Distribution

Marisa Paredes, Eduardo Noriega, Federico Luppi, Fernando Tielve, Íñigo Garcés, Irene Visedo, José Manuel Lorenzo, Francisco Maestre, Junio Valverde, Berta Ojea
Fantastique Drame Horreur Thriller
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Spagna. Nel bel mezzo della guerra civile che insanguinò il paese sul finire degli anni ’30, un ragazzino di nome Carlos, rimasto orfano a causa di uno scontro a fuoco contro le truppe franchiste, viene portato in un orfanotrofio situato nel bel mezzo di una zona desertica. Carlos farà presto amicizia con gli altri bambini ed entrerà in contatto con “il sospiroso”, il fantasma di un bambino morto in tragiche circostanze e che infesta l’edificio ormai da alcuni mesi. Distribuito in Italia con un ritardo di ben cinque anni, “La spina del diavolo” è una pellicola spagnola prodotta da Pedro Almodòvar e diretta dal talentuoso Guillermo del Toro. “La spina del diavolo” non è un vero e proprio film dell’orrore, questo va subito reso noto, poiché la componente soprannaturale della vicenda è solamente un pretesto per mettere in scena le vicende personali e collettive di un gruppo di persone in balia degli eventi di cui ne sono i diretti responsabili o semplici e passivi spettatori. Come spesso accade nel cinema, vengono mostrate le avventure di ragazzini ormai cresciuti per essere considerati bambini e ancora troppo piccoli per essere chiamati adolescenti, occupati in una serie di eventi che irrimediabilmente incideranno sulla loro crescita interiore e contribuiranno alla perdita dell’innocenza. Il lavoro svolto con i personaggi è di grande qualità, infatti ci vengono mostrati caratteri altamente differenti che popolano sia il mondo infantile che il mondo degli adulti e hanno tutti come motore propulsore il dolore e la morte: Carlos inizialmente è all’oscuro della sorte che è toccata al padre, anche se la sua lunga avventura all’interno dell’orfanotrofio lo metterà in contatto con la morte sotto diversi suoi aspetti, una morte soprannaturale e inquietante, rappresentata dalla presenza del fantasma, e una morte cruda e crudele di cui si fa bandiera la guerra civile e l’avidità umana. All’innocenza del protagonista si contrappone la navigata esperienza di Jaime, uno dei ragazzini più grandi e vero alter ego di Carlos; Jaime è il leader dell’orfanotrofio, corteggia Concita, la giovane inserviente, fuma spinelli e non ha paura del sospiroso, ma soprattutto ha avuto un’esperienza rilevante con a morte. Il mondo adulto, invece, è popolato dall’anziano dottor Casares, appassionato di poesia e scettico sostenitore del razionale, incapace di tenere testa alla passionale e storpia compagna, direttrice dell’orfanotrofio; e Jacinto, tuttofare ospite dell’orfanotrofio fin da bambino e spietato doppiogiochista. Il tutto è inquadrato in un ambiente minato dalla guerra, in cui la paura e la miseria la fanno da padrone, il terrore franchista è temuto come causa disgregatrice dei popoli e si fa da contraltare all’innocenza dei giovani abitatori dell’orfanotrofio, costretti a convivere con una gigantesca bomba inesplosa nel cortile, ormai idolatrata dai ragazzini a saggio totem a cui chiedere consigli. In un simile scenario e con simili tematiche, l’aspetto horror non appare particolarmente rilevante, ed è chiaro che lo stesso Del Toro non lo volesse imporre come vero protagonista della vicenda, anche perché, malgrado il make-up convincente, il piccolo fantasma non ha mai occasione di spaventare davvero lo spettatore. Forse è proprio questo che si può rimproverare al film, una totale assenza di vera suspance, solitamente necessaria in ogni film che tratti di fantasmi. “La spina del diavolo” vuole essere maggiormente un film drammatico, su questo non ci piove, ma dal momento che sul finale è stata inserita una piccola svolta da thriller, una maggiore accentuazione dell’aspetto horror non avrebbe comunque guastato risultando intrusa. Comunque Del Toro è un ottimo regista, impegnato solitamente con pellicole ad alto tasso di adrenalina ( “Blade 2” e “Hellboy” ), ma che riesce a gestire un argomento drammatico con grande maestria, aiutato anche da una sceneggiatura coinvolgente, ottimi attori e una fotografia adatta all’atmosfera polverosa che il film vuole trasmettere. “La spina del diavolo” non è di certo una pellicola esente da difetti e forse potrà non essere pienamente apprezzato da chi cerca un vero horror, ma resta comunque un film riuscito, realizzato con grande perizia e in alcuni passaggi anche particolarmente profondo. Decisamente consigliato.