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PESADILLA EN ELM STREET: EL ORIGEN

A Nightmare on Elm Street

2010 US
abril 30, 2010

Versión contemporánea del clásico del cine de terror. Un grupo de adolescentes de los suburbios empiezan a ser perseguidos por Freddy Krueger, un asesino de aspecto terrible y con el rostro quemado que trata de acabar con ellos mientras duermen. Necesitan, pues, permanecer despiertos para protegerse mutuamente. Pero, si duermen, no hay escapatoria.

Directores

Samuel Bayer

Reparto

Rooney Mara, Kyle Gallner, Jackie Earle Haley, Katie Cassidy, Thomas Dekker, Kellan Lutz, Clancy Brown, Connie Britton, Lia D. Mortensen, Julianna Damm
Terror Suspense Misterio
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Springwood. Dean ha degli incubi ricorrenti in cui un inquietante uomo con il volto ustionato e un guanto artigliato tenta di ucciderlo. Dean non dorme da tre giorni per evitare di sognare, ma alla fine il sonno prevale, il ragazzo si addormenta e viene ucciso nel suo incubo, morendo anche nella realtà, proprio davanti agli occhi di Kris. Ma anche la ragazza comincia a sognare l’uomo nero e come lei anche il suo ragazzo Jesse e i suoi migliori amici Nancy e Quentin. Quando anche Kris muore, squartata da lame invisibili in presenza del suo ragazzo, tra gli abitanti di Springwood comincia a scatenarsi l’isteria e torna il ricordo di Fred Krueger, il giardiniere dell’asilo cittadino che fu giustiziato dai genitori dei bambini che aveva presumibilmente molestato. “L’uomo nero non è morto, ha gli artigli come un corvo…” recita la storica filastrocca che le anime delle giovanissime vittime di Freddy Krueger cantano saltando alla corda. L’uomo nero non è morto e mai morirà! Freddy vive, è stata una delle icone più influenti del cinema horror anni ’80 e ancora oggi popola gli incubi delle sue vittime con un vigore che forse non ci saremmo aspettati. Con prevedibile puntualità, infatti, anche “Nightmare” torna sugli schermi con un’operazione di restyling che è diventata ormai regola fissa dell’horror americano contemporaneo. A riportare Freddy al cinema è stato il Re Mida Michael Bay, produttore di questo nuovo “Nightmare” così come lo era dei nuovi “Non aprite quella porta” e “Venerdì 13”, con la sua casa di produzione Platinum Dunes, vera e propria erede dell’inglese Hammer, in quanto intenzionata ad affermare l’immortalità di icone del cinema del terrore. Solo che lì c’erano Dracula, Frankenstein e la Mummia, qui Leatherface, Jason e Freddy. Quella intrapresa da Bay e dai suoi collaboratori era però una strada irta di minacce e di pericoli, “rifare” “Nightmare” vuol dire scontrarsi con un pubblico di fan esigenti, vuol dire sostituire un attore carismatico e amato come Robert Englund con qualcuno che riproponga il suo Freddy, vuol dire porsi a confronto con il film di Wes Craven, vero capolavoro del cinema horror e ancora oggi di grande attualità. Un’operazione rischiosa che però, in nome del Dio Denaro, andava fatta, oggi piuttosto che domani perché è proprio oggi che il reboot di “Venerdì 13” e il prequel/remake di “Halloween” sono capaci di incassare solo negli Stati Uniti rispettivamente 65 e 60 milioni di dollari dopo esserne costati quattro volte meno. A sentir parlare di soldi e strategie produttive si pensa sempre male quando si è nell’ambito della critica cinematografica, ma nella realtà non è sempre sinonimo di cattivo prodotto quello dettato dalla calcolatrice piuttosto che dal cuore e con “Nightmare” ne abbiamo una dimostrazione, poiché il ritorno di Freddy Krueger è frizzante e divertente, cupo e spaventoso come era doveroso esigere. Insomma con “Nightmare” 2010 abbiamo un ottimo nuovo inizio, perfettamente in linea con i prodotti di qualità che la Platinum Dunes ha firmato in questi anni. Grande merito del reboot di “Nightmare” è discostarsi dall’originale rimanendone però totalmente fedele. In confronto a “Non aprite quella porta” e “Venerdì 13” qui abbiamo una maggiore connessione con l’opera di Craven per riproposizione di dinamiche narrative, caratteristica che avvicina “Nightmare” più all’idea di remake. Però allo stesso tempo riesce a ricavare una nuova storia, con personaggi differenti e focalizzazione tematica alternativa. L’ossatura è, dunque, la stessa del film del 1984, ma la carne e i muscoli cambiano. Abbiamo una ragazza in preda agli incubi che muore e il suo amante viene accusato d’omicidio e finisce in carcere, abbiamo poi un’altra ragazza che tenta con il suo amico/fidanzatino di scoprire la verità sull’uomo che popola i loro incubi e di combatterlo. C’è una scena in cui l’uomo degli incubi cerca di fuoriuscire dalla parete sopra il letto e anche una scena in cui l’artiglio di Freddy spunta dalla schiuma della vasca da bagno mirando le parti intime di Nancy. Déjà-vu! Ma allo stesso tempo abbiamo anche un quarto personaggio inedito che da inizio al bodycount, i nomi dei personaggi cambiano (perfino Nancy di cognome non fa più Thompson ma Holbrook) e così anche le loro personalità. Nancy (Rooney Mara) è più fragile e dimessa, qui non ha un padre e sua madre (Connie Britton) non è l’alcolizzata che tutti ricordavamo; Quentin (Kyle Gallner) non è il simpatico guascone di nome Glen reso famoso da Johnny Depp, ma un ragazzo serio e in gamba, figlio del preside del liceo di Springwood (interpretato da Clancy Brown) e con una cotta non dichiarata per Nancy. Poi c’è Freddy, qui tornato cattivo e spaventoso come i primi film, interpretato con grande bravura dal Rorschach di “Watchmen” Jackie Earle Haley, perfettamente a suo agio nel ruolo dell’uomo nero più famoso del grande schermo. Haley riesce a donare al personaggio intensità e cattiveria, il suo Freddy quasi fa compassione quando lo si vede giocare teneramente con i bambini e subito dopo bruciare tra le fiamme, ma allo stesso tempo incute timore per la sua perversione e il suo realistico make-up con viso altamente ustionato, dalla fisionomia quasi felina e gli occhi vitrei, privi di moralità. Per la prima volta nella saga di “Nightmare” si fa poi cenno in modo esplicito alla pedofilia (solo presunta?) di Freddy – qualche cenno c’era anche in “Freddy vs. Jason” – che qui dona un maggiore senso di malsanità al personaggio e agli ambienti nei quali si muove. Vedere il giardiniere che gioca a nascondino con i bambini, li accarezza, li porta con se e sapere che li fotografa e li sevizia fornisce una patina di (dis)umanità al mostro, lo rende reale e possibile sul piano della cronaca. I flashback e le scena di Nancy nella “tana” del mostro riescono quasi a mettere a disagio, a far percepire il dramma. L’ultima tesissima parte del film, poi, sottolinea anche il rapporto fisico e innaturale che l’aguzzino aveva o ha sempre desiderato di avere con le sue vittime: una Nancy abbigliata come una ragazzina e distesa sul letto mentre il viscido Krueger si avvicina a lei per possederla. Freddy non è più il babau che spaventa i bambini… anzi, non solo. Ora è l’incarnazione realistica di colui che viola l’innocenza, dell’immoralità estrema e della perversione. Molto buono anche il lavoro svolto con i vari – molti – incubi che costituiscono il film, un andirivieni tra il piano della realtà e quello onirico che richiama, con grande senso della continuità, le atmosfere che i fan della saga hanno imparato a conoscere e a cui sono affezionati. Paradossalmente quello che funziona meno in “Nightmare” 2010 sono le scene riprese più o meno fedelmente dall’originale. La morte di Kris (una Katie Cassidy forse un po’ troppo cresciuta per interpretare una studentessa di liceo) è ricalcata su quella di Tina del film di Cravem, ma la copia non colpisce quanto l’originale, non impressiona e si risolve in modo fin troppo frettoloso. Anche la fuoriuscita di Freddy dalla parete sopra il letto di Nancy – qui con una computer graphic poco convincente – appare solo un semplice orpello citazionistico, così come la brevissima scena nella vasca da bagno, a conti fatti del tutto inutile. Il nuovo “Nightmare”, dunque, convince; i fan avranno da che gioire e i neofiti un ottimo punto di partenza per scoprire la vecchia saga. Non esistono grandi meriti artistici nel “Nightmare” diretto da Samuel Bayer, ma riuscire a continuare con fedeltà, affetto e competenza ad alimentare l’immagine di un’icona come Freddy Krueger è già un importante traguardo. Obiettivo centrato!

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