Oblivion backdrop
Oblivion poster

OBLIVION

2013 US
avril 10, 2013

2077, Jack Harper, en station sur la planète Terre dont toute la population a été évacuée, est en charge de la sécurité et de la réparation des drones. Suite à des décennies de guerre contre une force extra-terrestre terrifiante qui a ravagé la Terre, Jack fait partie d’une gigantesque opération d’extraction des dernières ressources nécessaires à la survie des siens. Sa mission touche à sa fin. Dans à peine deux semaines, il rejoindra le reste des survivants dans une colonie spatiale à des milliers de kilomètres de cette planète dévastée qu’il considère néanmoins comme son chez-lui. Vivant et patrouillant à très haute altitude de ce qu’il reste de la Terre, la vie "céleste" de Jack est bouleversée quand il assiste au crash d’un vaisseau spatial et décide de porter secours à la belle inconnue qu’il renferme...

Réalisateurs

Joseph Kosinski

Distribution

Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Andrea Riseborough, Nikolaj Coster-Waldau, Melissa Leo, Zoë Bell, Abigail Lowe, Isabelle Lowe, Booch O'Connell
Aventure Action Science-Fiction Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Anno 2077. La Terra è stata distrutta da una guerra contro una razza di terribili alieni invasori che hanno frantumato la Luna generando incredibili disastri naturali al Pianeta. La guerra è stata vinta dagli umani, ma ora il Pianeta non è più abitabile, così la popolazione si è trasferita su Saturno. Sulla Terra però ci sono ancora alcune persone, dei tecnici, come Jack Harper, che ha il compito di curare la manutenzione e riparare i droni che sorvegliano la superficie del Pianeta dagli attacchi degli alieni, che non si sono comunque rassegnati a colonizzare la Terra. Jack ha frequenti sogni risalenti a prima dell’invasione aliena in cui gli appare una donna bellissima che lui è sicuro di conoscere, ma di cui non ricorda nulla. Un giorno una capsula di salvataggio di un’astronave cade in una zona monitorata da Jack, lui si reca sul posto e trova come unica sopravvissuta Julia, che ha le fattezze proprio della donna che popola i suoi sogni. Da qualche anno a questa parte la fantascienza è un genere tornato in voga in quel di Hollywood, con una serie di pellicole di successo (alcune anche a basso budget, come l’ottimo “Moon” di Duncan Jones) che hanno cancellato l’ostracismo che si era venuto a creare verso questo tipo di film agli inizi del nuovo millennio, quando una serie di sonori flop (un esempio è “Battaglia per la Terra” con John Travolta) ne avevano appannato il fascino per il pubblico. Ma la fantascienza è un genere duro a morire, troppo legato a incredibili successi del passato per essere realmente messo da parte delle majors… è solo una questione di periodi, alcuni bui, altri decisamente vigorosi e visto l’imminente “Star Trek II: Into Darkness” e l’annuncio di un settimo “Star Wars”, questo è decisamente un periodo propizio per i film futuristici e spaziali. Joseph Kosinski, che un paio di anni fa ha avuto il compito di riportare a nuova linfa il cult “Tron” con il riuscito sequel “Tron: Legacy”, torna a esplorare il genere con “Oblivion” un film che si presenta come la summa di almeno 50 anni di fantascienza cinematografica. L’affascinate premessa di “Oblivion” è solo una piccola parte di quello che su carta si presenta come progetto molto interessante, anche perché il film di Kosinski ha il pregio di contenere una serie di sorprese che ne cambiano continuamente senso e punto di vista. Almeno questo è quello che risiedeva nelle intenzioni degli autori Karl Gajdusek e Michael deBruyn, che adattano una graphic novel mai pubblicata dello stesso Kosinski andando a toccare tutti i luoghi comuni e le tematiche più comuni della fantascienza. Se nelle intenzioni “Oblivion” sarebbe potuto/dovuto essere innovativo, nella pratica è un enorme e continuo déjà-vu che spazia da situazioni viste in “Il pianeta delle scimmie”, “Matrix”, “Moon”, “Indipendence Day” a scelte visive e figurative che richiamano “Star Wars”, “Predator”, “The Time Machine”, “2001: Odissea nello spazio” e lo stesso “Tron: Legacy”. Come diceva Tarantino, se prendi spunto da un solo film vuol dire che commetti un “plagio”, se invece lo fai da una marea di film allora si chiama “omaggio” e allora è bello pensarla alla Tarantino e godersi “Oblivion” per quello che è, ovvero un grosso e fumettoso blockbuster di fantascienza che ha tanto ritmo e un’estetica pregevole. Però è anche vero che il titolo è profetico e per godersi davvero questo film, comprese le prevedibili svolte, bisognerebbe cadere nell’oblio, dimenticare il pregresso, come accade al protagonista Jack Harper, così da far finta di stupirsi ai numerosi colpi di scena che lo spettatore più navigato però non percepirà mai come tali. Le oltre due ore di visione passano svelte senza cedere mai il passo alla noia e si trova perfino una certa quadratura del cerchio nella scelta del cast. Perché se Tom Cruise interpreta Tom Cruise nel suo eroico e temerario operaio spaziale Jack Harper, risultando incredibilmente efficace a incarnare il prototipo dell’americano valoroso che protegge la sua patria dagli invasori esterni (e ogni riferimento socio politico forse non è puramente casuale) e Olga Kurylenko è un perfetto “angelo caduto” che sveglia le coscienze, è Andrea Riseborough di “Non lasciarmi” e “W.E.” a convincere più degli altri, con un’interpretazione fredda e distaccata, ma allo stesso tempo piena di sentimento come il suo personaggio richiede. Morgan Freeman, invece, ha il classico ruolo di routine, il volto celebre prestato a un personaggio di contorno, come troppo spesso il bravo attore di “Seven” sta facendo. “Oblivion” è dunque un film che convince a metà, perché se da un lato è formalmente ben fatto e c’è un gusto estetico davvero valido, con scorci paesaggistici suggestivi (il film è stato girato in parte in Islanda) e invenzioni architettoniche che sanno farsi ricordare (bellissima l’abitazione di Jack e Viki sulle nuvole), oltre che un ritmo invidiabile; dall’altro sa troppo di già visto e i continui rimandi alla fantascienza recente o meno più che strizzare l’occhio all’appassionato, irritano.

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